Si avvicina a grandi passi il giorno del primo dibattito televisivo tra Hillary Clinton e Donald Trump in vista delle Elezioni Usa 2016. La data cerchiata sul calendario è il 26 settembre, il luogo dell’incontro la Hofstra University di New York. I due candidati, così diversi in tutto ciò che fanno, ovviamente si stanno preparando al confronto in maniera diametralmente opposta. La candidata del partito Democratico, come riportato dalla Cnn, non sta lasciando nulla al caso. Hillary sta letteralmente divorando miriadi di libri riguardanti Donald Trump. Li sta analizzando nel dettaglio cercando venire a conoscenza di dettagli della sua vita e aneddoti che potrebbero tornargli utili davanti alle telecamere. L’ex segretario di Stato dimostra di conoscere bene l’arte della guerra: non puoi affrontare il tuo nemico sperando di batterlo se prima non ne conosci approfonditamente punti di forza e punti deboli. Ma oltre alla letteratura, Clinton sta esaminando con estrema attenzione anche le registrazioni dei dibattiti svolti da Trump nei mesi scorsi durante le primarie Repubblicane. The Donald non ha mai affrontato un faccia a faccia con un solo rivale: non si è mai arrivati, come tra i Democratici tra Clinton e Sanders, al punto di svolgere un duello televisivo tra Trump e un unico candidato. Ma sono tanti i dettagli che possono emergere analizzando il comportamento di Trump durante un dibattito: Hillary prende appunti su ciò che lo rende nervoso, sul linguaggio del corpo mostrato durante gli scambi di battute più accesi, sul suo modo di conquistare gli applausi della folla. Clinton è meticolosa fino all’inverosimile, consapevole dell’importanza del primo dibattito, sa bene di non poter lasciare nulla al caso e per questo avalla le teorie di chi in questi mesi l’ha definita ripetutamente una “secchiona”. Ma c’è da capirla: come confermato dalla stessa Hillary ai suoi sostenitori durante un evento di raccolta fondi di qualche giorno fa, ipotizzare quale sarà la strategia di Trump è praticamente impossibile. Il repubblicano potrebbe decidere di controllarsi cercando di apparire il più “presidenziale” possibile, smentendo di fatto le accuse della stessa Hillary che in più di un’occasione lo ha definito “privo di auto-controllo”; d’altra parte non è escluso che Trump provi a prendersi la scena attaccando frontalmente Clinton, per segnare alcuni punti a suo favore. In ogni caso, a dare una mano ad Hillary sarà anche la sua grande esperienza accumulata in tema di dibattiti televisivi: oltre 24 duelli alle primarie del 2008 con Obama, altri 9 confronti in quelle di quest’anno con Sanders, più quelli da aspirante senatrice per lo stato di New York, fanno della Clinton, con oltre 40 dibattiti all’attivo, una vera autorità in materia. A dimostrazione però, di quanto i democratici non sottovalutino il rischio di un confronto contro una scheggia impazzita come Trump, sono arrivate le dichiarazioni del portavoce di Hillary, Brian Fannon, che ha descritto il repubblicano come un “formidabile avversario” visti i suoi trascorsi come star televisiva (è stato il protagonista della versione americana di The Apprentice). A detta di molti esperti, non ci sarà da sorprendersi se in questi giorni molti esponenti del partito Democratico inizieranno a ricordare ai giornalisti e agli elettori quanto è andato bene Trump nei dibattiti tv delle primarie repubblicane e quanto il suo passato da showman lo rendono un candidato temibile. L’obiettivo è in poche parole quello di non caricare Clinton di troppe aspettative, facendo arrivare il messaggio che non è affatto detto che Hillary abbia la meglio nel duello tv soltanto perché oggettivamente più preparata. Dal canto suo Donald Trump sembra avvicinarsi all’appuntamento del 26 settembre alla sua maniera. Mentre Clinton è impegnata nella scelta di chi dovrà impersonare Trump nella simulazione del dibattito di preparazione a quello vero, il massimo a cui The Donald si presta è una discussione riguardante i temi oggetto del dibattito, che coinvolge il CEO della sua campagna Steve Bannon, la direttrice organizzativa Kellyanne Conway, il fondatore della Fox News Roger Ailes, l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani e la conduttrice radiofonica Laura Ingraham. I suoi consiglieri vogliono essere in primo luogo sicuri che Trump sia adeguatamente preparato a discutere su qualsiasi argomento venga fuori durante la discussione. Lui stesso non ha fatto mistero di voler evitare di studiare in maniera approfondita per evitare di risultare falso o troppo impostato, né simulerà un finto dibattito contro una rivale che faccia la parte di Clinton: come per le primarie si affiderà all’istinto per capire come colpire Hillary. Del resto non è ancora del tutto escluso che prima del 26 settembre si concretizzi lo scenario ideale per Trump: il raggiungimento del 15% nei sondaggi nazionali di Gary Johnson che spalancherebbe le porte del dibattito anche al candidato del Partito Libertario, rendendo dunque il confronto un format più consono alle conoscenze di Trump che nelle primarie repubblicane ha già affinato le sue tecniche nei confronti aperti a più persone. Per quanto la preparazione sia accurata, l’imprevedibilità del dibattito tv è garantita anche dai moderatori, che faranno di tutto per mettere in difficoltà i candidati. L’importanza del primo dibattito, comunque, è stata spiegata in maniera esemplare da Hillary Clinton, che ai suoi sostenitori ha confessato come qualcuno in questi giorni le abbia ricordato che il duello tv sarà guardato da circa 100 milioni di telespettatori e 60 di questi si avvicineranno alla campagna elettorale per la prima volta: qualcuno sa per grandi linee quello che ha detto Trump, altri sono vagamente a conoscenza delle posizioni di Clinton, ma saranno moltissime le prime impressioni a formarsi quella notte. Sarà probabilmente una delle tappe cruciali della corsa alla Casa Bianca: e a chi già non vede l’ora di gustarsela, diciamo che non è il solo… (Dario D’Angelo)



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