L’Unione europea? Un “mezzo per raggiungere gli obiettivi della Germania”. Parole nette, inequivocabili quelle di Donald Trump, che hanno suscitato reazioni in tutta Europa. “Penso che noi europei abbiamo nelle mani il nostro destino” è stata la replica di Angela Merkel, la quale ha aggiunto di volersi impegnare “perché i 27 Stati collaborino intensamente, soprattutto guardando al futuro”. Trump ha rilasciato due interviste, alla tedesca Bild e al britannico Sunday Times, di cui le testate hanno fornito ieri alcune anticipazioni. 



“Una delle maggiori incognite era come Trump avrebbe gestito il dossier europeo — spiega al sussidiario Marcello Foa, direttore del Corriere del Ticino —. Ora l’idea è un po’ più chiara”. 

Foa, che cosa significano queste dichiarazioni

Fino ad oggi i presidenti americani, da Bush a Obama, hanno dato sostegno, ispirazione e coordinamento al progetto di unificazione europea. La linea di Trump è radicalmente alternativa: vuole meno globalizzazione, vuole che che l’economia reale torni ad essere più favorevole alle popolazioni meno abbienti. Paradossalmente, il suo è un discorso più di sinistra. Soprattutto, è sovranista”. 



Al Sunday Times ha difeso la bontà della Brexit, dicendo che dopo il Regno Unito altri paesi potrebbero lasciare l’Ue. Apriti cielo.

C’è una classe politica europea che è stata sorda a qualunque appello di ragionevolezza e di abbandono della politica dell’austerity di impronta tedesca. Se si va a vedere in modo libero da preconcetti cos’ha prodotto l’euro, si vedrà che l’unico paese a beneficiarne a scapito degli altri è stata la Germania. E questo Trump lo ha capito benissimo.

Che Europa può volere Donald Trump?

Innanzitutto, non vuole una costruzione che limiti la libertà di manovra dei singoli paesi. Di conseguenza, meglio un’Europa libera di assecondare le politiche economiche che servono al bene degli Stati. E liberi gli Stati a loro volta di coordinarsi con gli Stati Uniti. 



Circa 3mila soldati statunitensi, un’ottantina di tank e armamenti pesanti sono arrivati il 12 gennaio in Polonia dalla Germania per rafforzare il fronte orientale della Nato. Che Trump ha definito “importante per me” ma “obsoleta” nella lotta contro il terrorismo. 

I movimenti di truppe Nato ai confini con la Russia, per quanto limitati, sono una clamorosa e inutile provocazione dell’amministrazione uscente. E’ il colpo di coda di Obama e di chi lo sostiene in Europa per produrre una frizione con Mosca tale da compromettere le buone relazioni che Trump vuole instaurare con la Russia. 

E’ la fine dell’Alleanza atlantica?

A mio modo di vedere, per quello che ora è dato di capire, Trump non vuole la fine della Nato, ma rivederne le funzioni, i costi e l’utilità. Tutte domande che sono state sollevate in modo molto blando dopo il crollo dell’Unione Sovietica e che sono rimaste dal 1991 ad oggi senza un’effettiva risposta. Oggi Trump è innanzitutto convinto che sia nell’interesse dell’occidente avere rapporti distensivi con Putin.

E’ il tema scottante dei dossier usati contro Trump da pezzi importanti della leadership democratica e repubblicana negli Usa. Lei ha mostrato come i documenti consegnati dall’agente dell’MI6 Chris Steele a John McCain fossero privi di fondamento. Dal canto suo, Trump ha parlato di “metodi nazisti” in America. Perché c’è uno scontro così violento?

Su certe scelte importanti di Washington c’è stata perfetta continuità tra democratici e repubblicani: Obama ha fatto sue le leggi sulla security di Bush, non ha cambiato politica estera, anzi ha destabilizzato paesi esteri proprio come ha fatto Bush. Per la prima volta c’è un presidente che su molti temi dichiara obiettivi che sono agli antipodi di quelli voluti dal precedente establishment. Il generale Michael Flynn (nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, ndr) era nettamente contrario alle scelte di politica estera di Obama, mentre Steve Bannon, ex capo di Breitbart news (che ha fatto notizia per il suo supporto a posizioni ultra-destra, ndr) e oggi consigliere di Trump, difende posizioni anti-globalizzazione.

 

Con quali possibili esiti?

Di Trump per ora conosciamo solo alcune intuizioni, alcune idee. E’ presto per dire se e in che misura le realizzerà. Per ora possiamo dire che l’America continuerà ad essere una potenza militare ma difensiva; che non promuoverà più la globalizzazione attraverso gli organismi internazionali, che poi diventano i veri padroni delle politiche nazionali, ma farà degli accordi a geometria variabile con i singoli stati. In questa chiave, la Gran Bretagna potrebbe diventare la nuova porta d’accesso dell’Europa verso gli Usa.

(in serata sono confermate le anticipazioni sul discorso di Theresa May, previsto per oggi, in cui il primo ministro britannico parlerà di “hard Brexit” a proposito dei negoziati con Bruxelles, ndr)

 

Cosa accadrà nel medio periodo all’Europa con capitale Berlino, senza più la sponda americana? 

Difficile fare previsioni, ma credo che l’Unione europea sarà messa alle strette e che se vorrà continuare ad avere gli Stati Uniti come alleati, dovrà cambiare la propria politica economica e le proprie regole. Poiché dubito molto che questo accadrà, penso che i rapporti tra Germania e Stati Uniti non saranno più quelli di prima. Inoltre a Trump una Germania troppo forte non piace. Preferisce una Gran Bretagna con le mani libere e un’interlocuzione diretta con altri paesi che dovessero liberarsi dal giogo europeo.

 

(Federico Ferraù)