È la seconda volta che parla oggi e per la seconda volta Battisti attacca duramente l’Italia – che lo rivuole indietro non certo per leggere i suoi romanzi ma per far rendere atto alla giustizia – questa volta in particolare spiegando all’Ansa che lui con le vittime e le famiglie del suo passato nelle Brigate Rosse, non deve nulla. «Tutte le morti sono deplorevoli. Ma non c’è motivo che io chieda scusa per qualcosa che hanno commesso altri. Non vedo perché dovrei farlo», spiega Cesare Battisti nell’intervista dove si dà più del brasiliano che non dell’italiano, «dopo tutti gli anni trascorsi lì come rifugiato, anche perché in Italia contro di me c’è solo odio e risentimento». L’intervista arriva a poche ore dalla dichiarazione pesante e con conseguenze che il ministro della Giustizia brasiliano ha pronunciato sulla presunta estradizione dell’ex terrorista “rosso”. «Cesare Battisti ha “rotto il rapporto di fiducia” con il Brasile. Ha cercato di uscire dal Paese senza una ragione precisa – ha spiegato della giustizia -, raccontando che stava andando a comprare materiale da pesca. Ma ha rotto il rapporto di fiducia perché ha commesso un illecito e stava lasciando lo Stato, con denaro oltre il limite consentito, senza un motivo apparente», conclude Torquato Jardim sentito da Bbc Brasil. (agg. di Niccolò Magnani)



“L’ITALIA UN PAESE ARROGANTE”

Torna a parlare Cesare Battisti e ancora una volta con un giornale brasiliano: avverte probabilmente che qualcosa sta cambiando nella considerazione del Brasile nei suoi confronti – come potete leggere qui sotto – e prova a compiere un estremo appello al presidente Temer che potrebbe toglierli lo status di rifugiato e rispedirlo alle autorità italiane in carcere. «Invito il presidente Michel Temer a compiere un grande atto di giustizia e umanità nei miei confronti», spiega Battisti nell’intervista a “Folha de san Paulo”. L’ex brigatista chiede alla massima autorità brasiliana di prende coscienza dell’intera situazione, «anche perché ha tutti gli strumenti giuridici e politici per fare un atto di umanità verso di me e lasciarmi qui in Brasile». Nel corso dell’intervista arrivano anche parole molto dure contro quel Paese che da danni attende la sua estradizione: «è un Paese arrogante. A Roma sono convinti che sia un compito per loro facile portarmi via da qui. L’atteggiamento italiano nei miei confronti, aggiunge, è un’espressione di orgoglio e vanità». Secondo Cesare Battisti i motivi per cui l’Italia lo rivuole indietro si nasconderebbe dietro ai presunti tanti misteri di cui sarebbe a conoscenza l’ex terrorista: «nei 15 anni che ho vissuto in Francia, ho approfittato di ogni intervista per denunciare ciò che stava accadendo in Italia. Persone arrestate e scomparse, uccise dalla polizia, suicidi sospetti, la mafia al potere. Io stavo dando fastidio e così hanno creato un mostro, spargendo menzogne e mescolando il tutto con una cosa seria, che è stata la mia partecipazione alla lotta armata, che non nego». Il concetto che possa “pagare per quanto ha fatto” evidentemente al momento ancora non “passa” per la testa di Battisti. (agg. di Niccolò Magnani)



SINDACO SAN PAOLO, “SUBITO ESTRADIZIONE, È UN CRIMINALE”

Il Brasile non sembra più proteggere a spada tratta Cesare Battisti: dopo le ultime novità che potrebbero portare all’estradizione del terrorista “rosso” in Italia, parla anche il sindaco di San Paolo, João Doria, dopo aver incontrato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in un faccia a faccia che ha riguardato anche il caso di Battisti. «Adesso abbiamo un governo veramente democratico in Brasile e non possiamo dare protezione a un criminale. L’estradizione deve essere fatta» spiega a sorpresa il primo cittadino di San Paolo che dà una lettura interessante del clima presente ora in Brasile (e delle tante contraddizioni del recente passato). Il brigatista ora teme seriamente l’estradizione e la sua difesa prova a ribadire l’impossibilità di tale decisione: «La prescrizione della richiesta punitiva per i reati attribuiti nel Paese di nascita impedisce l’estradizione. Temer è un noto professore di diritto costituzionale e rispetterà le leggi brasiliane anche se si verificassero pressioni politiche interne ed esterne. La revisione della decisione è impossibile a causa del lasso di tempo e del fatto che non esiste alcun difetto nella conclusione finale, come riconosciuto dalla stessa Corte suprema federale», spiega il legale di Battisti al quotidiano O Globo. (agg. di Niccolò Magnani)



IL “TRADIMENTO” DI TEMER

Continua a crescere la tensione in merito al caso di Cesare Battisti, con l’ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo che sembra ad un passo dall’estradizione in Italia. Un provvedimento che in un’intervista diffusa nella giornata di martedì ha trovato grande opposizione nell’interessato, che ha giudicato equivalente a una condanna a morte la sua estradizione in Italia, puntando il dito verso chi nel nostro paese sta facendo di tutto per farlo vedere all’opinione pubblica come un mostro. Di certo i reati di Battisti non sono di poco conto e il presidente brasiliano Michel Temer sta ricevendo grosse pressioni per risolvere la questione con l’estradizione di Battisti. Un epilogo che sembra quello atteso e inevitabile in Italia, come Angelino Alfano ha dichiarato: “Niente proclami, ma abbiamo fatto un ottimo lavoro e ora attendiamo con fiducia la decisione del presidente Temer.” 

TEMER A RISCHIO IMPEACHMENT

E’ chiaramente quella di Temer la figura decisiva per riuscire a portare l’annosa vicenda ad un epilogo. Il presidente brasiliano sta vivendo ormai da tempo un periodo di grande difficoltà sul fronte interno, indagato per diversi casi di malaffare e che potrebbe essere presto sottoposto a due procedure per impeachment. Una situazione che scotta che Temer vorrebbe iniziare a ribaltare, recuperando consenso, negando lo status di rifugiato politico che il precedente presidente Lula aveva garantito a Cesare Battisti come ultim atto del suo mandato. La palla passa però ora alla Corte Suprema brasiliana, che rifiutando l’habeas corpus richiesto dalla difesa renderebbe vano il precedente provvedimento: in questo caso, basterebbe il via libera da parte dell’ufficio legale della presidenza brasiliana per far scattare la riconsegna di Battisti alle autorità e l’estradizione in Italia. La difesa di Battisti ovviamente contesta questo tipo di lettura della vicenda, affermando come lo status di rifugiato politico concesso da Lula non possa essere più revocato dopo tutto questo tempo.

IL MISTERO DELLA TENTATA FUGA IN BOLIVIA

Si spera che il presidente Temer, noto docente di diritto costituzionale, rispetti la legge anche a fronte delle pressioni politiche interne ed esterne,” è stata la dichiarazione ufficiale dei legali difensori di Cesare Battisti in merito alla vicenda che sta facendo crescere esponenzialmente la tensione. Di sicuro in molti considerano l’arresto e il tentativo di fuga in Bolivia di Cesare Battisti in questi giorni non casuale, con l’ex Pac che avrebbe ricevuto avvertimenti riguardo la decisione di Temer di ribaltare quanto deciso in precedenza da Lula su di lui. Per ora solo voci di corridoio, ma è chiaro che l’allontanamento di Battisti verso la Bolivia resta ancora avvolto nel mistero e difficilmente l’ex terrorista sarebbe stato così incauto, rialzando peraltro il polverone attorno alla sua vicenda, senza un buon motivo. In molti ritengono che la chiave dell’estradizione possa essere la conversione della pena dell’ergastolo, che Battisti dovrebbe scontare in Italia, a quella di 30 anni di reclusione, il che farebbe cadere la necessità dello status di rifugiato politico.