Un accordo di cui si conoscono per ora pochi dettagli, ma molto significativi. Dopo la guerra civile tra Hamas, che aveva vinto le elezioni del 2006 nella striscia di Gaza, e al-Fatah, che invece otteneva la maggioranza nel resto del territorio palestinese, si era creata una situazione di divisione insanabile tra le due organizzazioni. Lo stato drammatico in cui si trova oggi la striscia di Gaza ha evidentemente convinto i leader di Hamas a fare finalmente un passo indietro: “L’autorità palestinese (al-Fatah, ndr) con questo accordo prende il controllo della striscia di Gaza dal punto di vista amministrativo e della sicurezza” ha detto a ilsussidiario.net il corrispondente palestinese a Roma Jamal Jadallah. “Questa è una vittoria del popolo, non di una delle due organizzazioni, e soprattutto la rinascita di una Palestina sola, cosa che speriamo possa portare anche a un accordo di pace con Israele”. Resta da vedere se l’ala armata di Hamas deciderà di deporre le armi.
I dettagli precisi dell’intesa raggiunta non sono ancora stati svelati completamente, che cosa sappiamo fino a oggi?
Sostanzialmente un fatto unico e decisivo: il governo palestinese riprende il controllo e il suo lavoro nella striscia di Gaza, cosa che non era più possibile da dieci anni. Questo significa ad esempio i controlli dei valichi di comunicazione con Israele e il controllo dei ministeri, anche quello degli Interni.
Come è stato accolto questo accordo a Gaza?
Con grande entusiasmo e felicità. Si sta festeggiando e festeggiamenti ancora più grandi ci saranno presto. Questo accordo per loro significa la salvezza, la fine della sofferenza imposta dall’embargo di Israele su Gaza. Adesso la speranza è arrivare a un accordo fra Palestina e Israele.
Hamas già il mese scorso aveva sciolto il comitato governativo di Gaza, questo accordo è una vittoria di al-Fatah?
No, questa è la vittoria del popolo palestinese. Era una situazione che doveva finire, l’Autorità palestinese doveva riprendere le sue funzioni anche a Gaza.
Lei pensa che l’ala più estremista e radicale di Hamas, quella che ha fatto mettere l’organizzazione nella lista mondiale dei terroristi, accetterà di deporre le armi?
Ci sarebbe da discutere sui criteri con cui è compilata quella lista, visto il comportamento israeliano. In ogni caso, come ha detto il nostro presidente, noi siamo solo per la pace e il dialogo sul principio del riconoscimento dell’esistenza di due stati, Israele e Palestina. In questo senso è fondamentale l’impegno dell’Unione Europea perché se la situazione rimarrà come è oggi, non ci sarà pace, ma solo nuove guerre.
Israele e Stati Uniti hanno già detto che non ci sarà alcun dialogo fino a quando Hamas non deporrà le armi.
E’ una richiesta ipocrita, c’è un governo palestinese in Cisgiordania e tutto funziona benissimo. Quando sarà tutto sotto il controllo palestinese ovviamente l’Autorità sarà responsabile anche dell’aspetto militare. La richiesta israeliana sarà legittima solo quando tutto il territorio sarà sotto controllo dell’Autorità palestinese, quando Hamas non esisterà più.
L’accordo prevede anche prossime elezioni?
Sì, è previsto di stabilire i tempi per le elezioni presidenziali e parlamentari.
Quali sono oggi le esigenze più importanti per la popolazione della striscia di Gaza?
Le emergenze sono molte, ad esempio l’elettricità che arriva solo per quattro ore al giorno e la sanità. Oggi i malati per andare a curarsi devono passare attraverso l’Egitto. Ma le emergenze toccano tutti gli aspetti della vita civile, dal cibo all’educazione scolastica.
Questa nuova Palestina unita chiederà la revisione dei confini con Israele? E’ un argomento che è rimasto sempre aperto.
No, noi siamo fedeli all’accordo con Israele firmato ai tempi di Arafat, quelli per noi sono i confini da rispettare. E’ Israele che non rispetta questi confini, costruendo abitazioni e imponendo controlli militari. E’ un disastro dentro il disastro, questo atteggiamento.
(Paolo Vites)