Il fuoco verbale incrociato tra Corea del Nord e Stati Uniti non far star tranquillo il Giappone: le tensioni crescenti, unite alle minacce missilistiche del regime di Kim Jong-un, preoccupano. Le coste occidentali del resto guardano alla penisola coreana… Il ricordo delle bombe atomiche del 1945, sganciate su Hiroshima e Nagasaki, è ancora vivo, anche per questo alcuni giapponesi si stanno preparando in vista di un eventuale nuovo incubo nucleare. Stando a quanto riportato da Panorama, l’azienda nipponica Oribe Seiki Seisakusho Co. Ltd, uno dei principali produttori di rifugi nucleari, ha registrato un forte incremento nella richiesta di rifugi nucleari nel Sol Levante, soprattutto da quando la Corea del Nord ha provato tre missili balistici Hwasong-12 di distanza intermedia. A seconda della posizione e del tipo di terreno, la realizzazione di un rifugio nucleare può costare dai 18 ai 25 milioni di yen giapponesi, cioè tra 135 e 188 mila euro. (agg. di Silvana Palazzo)



COREA DEL NORD, “TERREMOTO VICINO AI SITI NUCLEARI”

Resta di alta tensione il clima tra Stati Uniti d’America e Corea del Nord, possibili protagonista di una Terza guerra mondiale. Dagli States arrivano nuovi aggiornamenti sulle mosse di Kim Jong Un, dittatore nordcoreano: secondo quanto riporta l’USGS (osservatorio sismologico americano) è stato registrato all’alba di oggi, 13 ottobre 2017, un sisma di magnitudo 2.9 nei pressi di un sito nucleare in Corea del Nord. E’ il sesto terremoto, che segue quello registrato al termine dell’ultimo test nucleare di Kim Jong Un. Il terremoto registrato non è stato provocato da esplosioni secondo gli esperti di Seul. L’agenzia degli Stati Uniti d’America ha sottolineato: “L’evento è stato verificato nell’area dei precedenti test nucleari della Corea del Nord. Un evento con caratteristiche simili ad un sisma, ma non è possibile, al momento, confermare la natura dell’evento”. La Corea del Sud ha invece scelto una via più cauta: “Sembra trattarsi di un terremoto naturale”. USA allerta, monitorate le azioni del dittatore Kim. (Agg. Massimo Balsamo)



TRUMP “CANCELLA” OBAMA

Dopo la Corea del Nord, l’Iran: per Donald Trump la doppia priorità per fermare la possibile terza guerra mondiale sono proprio i due regimi diversi eppure accumunati dalla minaccia nucleare: in questo modo però, specialmente sul caso di Teheran, in pochi mesi il nuovo presidente Usa cancella tutti i vari passi (positivi e negativi, non illudiamoci che con il presidente precedente i problemi erano tutti risolti, ndr) di Barack Obama. L’accordo sul nucleare Trump è pronto a stracciarlo e con queste ultime dichiarazioni l’impressione è che non debba passare molto tempo: «è tempo per il mondo intero di unirsi a noi nel chiedere che il governo iraniano metta fine al suo perseguimento di morte e distruzione». Un appello contro Teheran rilanciato direttamente con un discorso dalla Casa Bianca; un appello a tutti, come durante l’assemblea Onu e che nei prossimi mesi potrebbe diventare realtà nello scontrarsi con un regime come quello sciita che non accetta le intrusioni di Trump nella sua politica interna. «E’ il punto d’arrivo – dice la Casa Bianca – di nove mesi di discussioni con il Congresso e i nostri alleati su come proteggere meglio la sicurezza dell’America», conclude il tycoon repubblicano.



NORDCOREA RICONOSCE ANNESSIONE DELLA CRIMEA

Persiste il clima da Terza Guerra Mondiale tra Corea del Nord e Stati Uniti: nonostante gli sforzi diplomatici, la tensione resta alle stelle e l’impressione è che stati come Russia e Cina, ormai da tempo, siano i veri “arbitri” ed i guardiani per evitare l’esplosione di un potenziale conflitto. La Russia ha sempre cercato di garantire le posizioni di Pyongyang ma negli ultimi tempi aveva concesso diversi argomenti a favore degli Usa, vista l’intransigenza dei nordcoreani sui test missilistici. E l’ultima mossa di Kim Jong Un sembra proprio tesa a “sedurre” la Russia per riportarla dalla propria parte: la Corea del Nord ha infatti ufficialmente riconosciuto l’appartenenza della Crimea alla Russia, passaggio formale al quale Mosca tiene molto e che è alla base del conflitto che ormai da anni pesa sulle sorti dell’Ucraina, col paese sostanzialmente spaccato in due.

IL PLEBISCITO DEL REFERENDUM DELLA CRIMEA

L’ambasciata della Corea del Nord in Russia ha rilasciato un comunicato nel quale spiega la propria posizione in merito: “Come ci hanno spiegato i vertici del Ministero degli Esteri, la Repubblica rispetta i risultati del referendum avvenuto in Crimea riguardo all’ingresso della penisola nella Federazione Russa e ne considera legittimi i risultati. La Corea del Nord ha espresso in forma ufficiale la propria posizione in materia all’atto della votazione in sede ONU ed è convinta che la Crimea sia parte inalienabile della Federazione Russa” Il comunicato ha fatto seguito alla pubblicazione di un atlante a Pyongyang di un atlante geografico che raffigurava la penisola di Crimea con i colori della federazione russa, considerando dunque formalmente annessa la penisola alla Russia. Va ricordato come il referendum con il quale la Crimea aveva votato l’annessione alla Russia aveva ottenuto, il 16 marzo del 2014, il 96% dei consensi, ma non era stato formalmente riconosciuto né dall’Unione Europea, né dagli Stati Uniti d’America.

LA LINEA DURA DI DONALD TRUMP

Ed è proprio questo “no” degli Usa che ha aperto uno spiraglio per Pyongyang per lusingare la Russia tendendo idealmente la mano alla federazione, col riconoscimento dell’annessione della Crimea che resta una delle spine con le quali il presidente Putin deve combattere in maniera più insistente. E non è probabilmente un caso che questa mossa avvenga dopo l’ennesima minaccia del leader Kim Jong Un nei confronti degli Stati Uniti, minacciati come si è detto nella giornata di giovedì di essere colpiti con un’autentica “pioggia di fuoco”. Trump però non sembra intenzionato a cambiare idea riguardo l’approccio al combattere il programma nucleare nordcoreano: “In ultima analisi, farò quanto è nell’interesse degli Stati Uniti e, francamente, del mondo intero. Perché ci troviamo di fronte a un problema globale, che va oltre i soli Stati Uniti. E’ un problema globale, e un problema che va risolto,” ha dichiarato il Presidente Usa, rendendo bene l’idea della propria determinazione in merito.