Attualmente vice presidente dell’Istituto Affari Internazionali ed ex Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Vincenzo Camporini conserva amicizie altolocate negli ambienti militari americani: “Molti di loro sono perplessi davanti alle recenti dichiarazioni di Trump: nessuno sa dire davvero che tipo di strategia a lungo termine abbia in mente il presidente americano” ci ha detto in questa conversazione. Il dato di fatto è che Donald Trump ha aperto, in un momento in cui nessuno ne aveva bisogno, un nuovo fronte di crisi, dichiarando che l’accordo con l’Iran sul nucleare è da cancellare, definendolo “il peggior accordo mai fatto”. Un accordo non perfetto, spiega Camporini, “ma che ha impedito comunque a Teheran di avere per adesso un arsenale atomico”.



Con le sue dichiarazioni, Trump ha aperto un nuovo fronte di crisi. Ci sono ragioni fondate per voler cancellare l’accordo sul nucleare in corso con l’Iran?

Le componenti dietro alla presa di posizione del presidente americano possono essere molteplici, anche se del tutto ipotetiche. Sicuramente è rilevante l’asse americano con l’Arabia Saudita, c’è un chiaro legame tra Trump e chiunque regga davvero quel paese. Una dichiarazione del genere poi può forse, ma dico forse, compiacere Israele.



Potrebbe essere un tentativo di distrarre l’opinione pubblica americana viste le tante difficoltà che ha Trump sul pianto interno?

Non credo, c’è da chiedersi quanta parte del suo elettorato sia aggiornata sulla questione iraniana. Credo molto pochi.

E allora?

Credo che per Trump l’Iran sia un caso di idiosincrasia personale. Qualcosa che trova molte perplessità nell’ambiente militare americano, che ho avuto modo di testare sentendo alcuni amici che si dichiarano molto perplessi. Di fatto, nessuno sa dire il perché di questo atteggiamento.

Recentemente l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha monitorato l’Iran e hanno comunicato che l’accordo è rispettato.



L’accordo fatto da Obama nel 2015 non è un accordo perfetto, questo lo sappiamo tutti.

In che senso?

Nel senso della prospettiva storica. Il programma nucleare iraniano è stato congelato per dieci anni, questo non significa ad esempio che abbiano perso tutte le competenze acquisite fino a due anni fa. Inoltre l’Iran continua a costruire e testare missili balistici che raggiungono anche i 2mila chilometri di gittata. E nessuno è così pazzo da spendere soldi per caricare questo tipo di missili con 200 chilogrammi di esplosivo. E’ evidente che sono pensati per trasportare testate nucleari.

Dunque Trump non ha tutti i torti a denunciare l’accordo?

Che l’Iran miri a una capacità nucleare lo sappiamo tutti, lo sapeva anche Obama quando fece l’accordo, che comunque fu il male minore. Se non fosse stato firmato, l’Iran avrebbe già armi nucleari. Accontentiamoci di questo, è un risultato imperfetto, ma è meglio di  nulla. 

Non le pare che Trump con queste dichiarazioni getti benzina sul fuoco del Medio Oriente?

Totalmente d’accordo. Non si riesce a vedere una finalità politica e strategica di lungo periodo in quello che dice. Il suo atteggiamento è sempre più incomprensibile, speriamo che i suoi più stretti collaboratori riescano a mitigare questo suo atteggiamento, altrimenti la situazione può diventare molto pericolosa.

Intanto non si parla quasi più della Corea del Nord, come mai?

La situazione nell’area in qualche modo si è un po’ raffreddata grazie al fatto che la Cina ha cominciato a fare sul serio nell’indurre alla prudenza Kim Jong-un. Forse anche stimolata dalla Russia, che ha fatto pressione su Pechino perché assumesse un atteggiamento più serio di dissuasione nei confronti del regime nordcoreano.