ATTACCO A MARSIGLIA E OTTAWA. Chi pensava di avere sconfitto il terrorismo jadhista con la conquista di Raqqa e Mosul ha fatto male i propri conti. Edmonton e Marsiglia si aggiungono a Barcellona e Londra in un rosario del dolore che costringe l’Occidente ad interrogarsi più profondamente sui semi velenosi diffusi da un’ideologia a sfondo religioso che ha matrice mediorientale ed organizzazione e capacità di comunicare tipiche dell’estremismo facinoroso europeo.
Così, mentre noi dibattiamo sulla natura dell’islam, se sia possibile un dialogo con i musulmani o sia preferibile tornare ad un’improbabile separazione, la rete tentacolare degli sgozzatori e dei dinamitardi si estende, sfruttando il principio dell’emulazione ed alimentandosi in riserve privilegiate come le carceri.
Senza contare il rischio legato ai tanti veterani in fuga da Iraq e Siria, a colpire sono soprattutto quegli assassini solitari che più che essere reclutati dall’Isis ad esso si collegano idealmente per dare sfogo ad un risentimento sordo e cieco, incapace di riconoscere la dignità umana delle loro vittime.
Nell’ideologia islamista Dio è preso a pretesto per il proprio progetto di potere e nel suo nome l’uomo è ridotto a nulla. Ma la radice nichilista di chi si fa esplodere sacrificando innocenti ha già ucciso Dio nel proprio cuore e nella propria mente. E molto probabilmente nell’impatto oscuro che ha prodotto tanto Al Qaeda quanto Daesh c’è molto di quelle ideologie totalitarie rosse e nere che tanto hanno segnato il nostro novecento. Un’Idra dalle cento teste che aveva ieri la faccia di Hitler e Stalin ed oggi il profilo ieratico di Osama bin Laden o Abu Bakr al Baghdadi. Un mostro che riecheggia non solo razionali crisi sociali e geopolitiche. Non solo ipotetici scontri di civiltà spesso ostaggio di scontri tra Stati con i loro interessi e la loro irrinunciabile pretesa di egemonia. Ma che si annida ancor più nel profondo della nostra coscienza della Storia. E che potrebbe presto presentarci il conto ricomponendo il mosaico terrificante, al debutto del terzo millennio, di quella che a Papa Francesco è apparsa una ” guerra mondiale a pezzi”.