Ore di tensione in Catalogna dopo la mossa del Governo di Madrid, con il premier Mariano Rajoy che ha deciso di applicare l’articolo 155 della Costituzione spagnola e dunque di commissariare la Generalitat di Barcellona. Carles Puigdemont ha risposto con forza la decisione di Rajoy, denunciando un “colpo di stato” del premier spagnolo, ed il popolo catalano nelle prossime ore si riverserà nelle piazze per protesta. Già nelle ultime ore migliaia di catalani si sono riuniti in Paseig de Gracia, come riporta Tg Com 24, e hanno rivolto un appello all’Unione Europea: sia per la decisione di Mariano Rajoy, sia per la detenzione dei leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. “Aiutare la Catalogna, salvare la Spagna, salvare l’Europa”, uno degli slogan più acclamati dai manifestanti. Nelle prossime ore attese altre migliaia di persone tra le strade di Barcellona, i cortei di protesta non tenderanno a placarsi dopo le ultime mosse del governo spagnolo: la Catalogna è pronta a dare battaglia. (Agg. Massimo Balsamo)
APPLICATO ART. 155
Alla fine, la rottura è parsa quasi inevitabile. Da una parte la Catalogna e il suo presidente Puigdemont, accortisi troppo tardi che la proclamazione d’indipendenza è stata una prova di forza spropositata. Dall’altra la Spagna e il premier Rajoy, il giocatore di scacchi paziente, che ha atteso qualche giorno il suicidio politico di Puigdemont, forte dell’appoggio del Re e dell’Europa, e quando ha deciso che il tempo era scaduto ha premuto il grilletto, dando il via libera a quella che per la Catalogna rappresenta la pena capitale. L’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, introdotto nel 1978 ma mai utilizzato, con cui il governo centrale ha revocato di fatto l’autonomia della regione secessionista. Rajoy commissaria Puigdemont, ne assume i poteri, lo detronizza, lo umilia. Lo farà proponendone al Senato la destituzione e sancendo che il Parlament catalano non abbia che funzione rappresentativa: non potrà né eleggere un sostituto di Puigdemont, né potrà adottare “iniziative contrarie alla costituzione”. A vigiliare sarà Madrid, che avrà un potere di veto entro 30 giorni sulle sue decisioni.
CATALOGNA, NUOVE ELEZIONI IN 6 MESI
L’iniziativa politica annunciata da Mariano Rajoy con l’applicazione dell’articolo 155 è una sorta di opzione nucleare. Il premier spagnolo in questo senso non sembra avere voglia di temporeggiare. Lo si evince chiaramente dalle sue parole, riportate dall’Ansa. Dai prossimi passaggi in Parlamento dovrà uscire una data per nuove elezioni in Catalogna:”La mia volontà è di andare a elezioni il prima possibile, non appena sarà ripristinata la normalità istituzionale. Lo vuole la maggioranza, dobbiamo aprire una nuova fase”, indicando un tempo massimo di 6 mesi. Rajoy agisce all’interno di un contesto potenzialmente esplosivo: soltanto oggi, secondo la polizia di Barcellona, in 450mila hanno preso parte alla grande manifestazione di piazza nella capitale catalana per chiedere la liberazione dei “detenuti politici” Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, denunciando le misure decise questa mattina dal premier. Ma non c’è soltanto il popolo degli indipendentisti della Catalogna a remare contro Rajoy. A criticare la manovra del governo centrale è anche Podemos, il partito di sinistra di Pablo Iglesias Turrión, che attraverso il suo numero due, Pablo Echenique, si è detto “sotto shock” davanti alla “sospensione della democrazia non solo in Catalogna ma anche in Spagna.
PUIGDEMONT, “RAJOY VUOLE UMILIARE LA CATALOGNA”
Dal partito di Puigdemont, il Pdecat, il deputato Josep Lluis Cleries parla apertamente di “un colpo di stato contro il popolo della Catalogna”. E in effetti qualcosa del golpe nella condotta di Madrid c’è: non fosse altro che l’associazione della stampa della Catalogna ha denunciato la presa di controllo da parte dei rappresentanti dello Stato spagnolo delle Radio-tv pubbliche catalane, Tv3 e Catalunya Radio, che il governo motiva come parte del pacchetto di misure di commissariamento annunciato in mattinata. All’associazione catalana questa spiegazione non basta: si tratta, per loro, di “un attacco alla libertà di espressione”. E c’è chi non ha paura di evocare gli spettri del passato: è proprio Puigdemont, che accusa Rajoy di aver portato alle istituzioni “il peggiore attacco” da quando il dittatore Francisco Franco le abolì dopo la guerra civile del 1936-39. Puigdemont ha definito l’attivazione dell’articolo 155 “una porta in faccia” alle offerte di dialogo del governo catalano, accusando Rajoy di voler “umiliare la Catalogna”. Il rischio è che la resa dei conti tra i due venga giocata sulla pelle della Catalogna: anzi, di tutta la Spagna.