La giornata di domenica 22 ottobre credo verrà ricordata in Argentina per due fatti: in primo luogo l’ampia vittoria del partito del Presidente Mauricio Macri (Cambiemos) che nelle elezioni per Camera e Senato ha ottenuto una grandissima maggioranza; poi perché lo stesso giorno il kirchnerismo ha dato il suo canto del cigno, quello di una politica che in 13 anni di corruzione e menzogne (che si sono protratte fino all’ultimo) ha portato l’Argentina ai limiti di una crisi simile a quella venezuelana e a isolarsi dal mondo attraverso politiche che proprio di nazionale e popolare hanno avuto pochissimo.
Il kirchnerismo se n’è andato usando le sue conosciutissime maniere. Cristina Kirchner, che già all’elezione di Macri aveva rifiutato di partecipare alla tradizionale cerimonia del passaggio del bastone del comando e che in queste elezioni aveva deciso di non partecipare al voto (forse per paura di essere contestata visto che nella sua provincia di Santa Cruz la crisi è proprio di tipo venezuelano), l’altro giorno si è superata: battuta ampiamente nella tornata elettorale dal candidato di Cambiemos Esteban Bullrich, non solo non lo ha chiamato, ma ha rifiutato la sua telefonata, dimostrando una superbia profonda e un senso democratico (oltre che di educazione) praticamente nullo.
Ma dove il kirchnerismo si è superato è stato nello sfruttamento della triste vicenda di Santiago Maldonado, l’attivista e artigiano scomparso il 1 agosto mentre partecipava, in località Po Lof in Patagonia, a una manifestazione contro l’incarcerazione di Facundo Jones Huala, leader di un gruppo oltranzista, Ram (Resistencia Ancestral Mapuche) che da anni combatte in forma violenta contro l’espropriazione di terre, reclamate dall’etnia Mapuche, da parte della famiglia Benetton. Il corpo di Maldonado è stato ritrovato a soli 300 metri da dove era scomparso, immerso nelle acque del freddissimo fiume Chubut dove è rimasto 78 giorni. Durante i quali il kirchnerismo e movimenti della esigua sinistra argentina hanno battezzato Santiago “il primo desaparecido del Governo Macri”, anche attraverso l’opera di organizzazioni dei “diritti umani” come le Nonne e le Madri di Plaza De Mayo, appropriandosi dell’intera vicenda per usarla a fini politico-elettorali. Con alcuni Mapuche a fornire versioni false alle squadre di ricerca dicendo di aver visto il giovane preso dalla polizia e messo in un veicolo. Fino ad arrivare al triste 18 ottobre, giorno in cui il suo cadavere, dopo una segnalazione di un Mapuche che oltretutto ha ritrattato la versione della cattura da parte della Gendarmeria, è stato ritrovato.
Ed ecco che la macchina del fango si è rimessa in moto, fregandosene della commozione generale, per tentare di sfruttare politicamente questo triste fatto. Ma non hanno fatto i conti con un’opinione pubblica più matura del previsto che, dopo aver saputo dalla rigorosissima autopsia operata che sul corpo di Santiago non sono state trovate lesioni e che l’attivista era morto annegato, ha usato l’arma del voto per punire chi aveva mentito.
Ed eccoci arrivare al 22, con il trionfo di Cambiemos che aumenta a 107 il numero dei suoi deputati alla Camera e a 24 quello dei senatori, trionfa ampiamente in 13 Province del Paese e si consolida in 8 dei 10 distretti conquistati con le primarie. E oltretutto rovescia i risultati avversi nelle consultazioni di agosto per imporsi come forza maggioritaria anche a Buenos Aires, Santa Fe, Salta, La Rioja e il Chaco. Ma è sopratutto nel feudo elettorale della Provincia di Buenos Aires, da sempre ultraperonista, che Cambiemos si è imposto in maniera schiacciante e la Kirchner ha conosciuto l’ennesima sconfitta.
Ora si apre un’opportunità unica per Macri e il Paese: quella di poter sviluppare un patto con un peronismo trasformato in un Partito Repubblicano per aprire un’epoca di sviluppo soprattutto in una vera Repubblica che sappia isolare e combattere la violenza attraverso uno Stato di diritto e finalmente iniziare quel processo di Mani pulite ampiamente annunciato, ma mai portato a compimento per debellare la corruzione. L’Argentina è un Paese immenso, con grandissime risorse e una popolazione di 40 milioni di abitanti in un territorio che è 35 volte l’Italia: una nazione ricchissima, quindi, che non dovrebbe conoscere la povertà, ma vivere uno sviluppo continuo. Ora Macri ha tutti i numeri per iniziare questo processo di modernizzazione del Paese che, se attuata, potrà trasformarlo in un esempio da seguire in un mondo sempre più in crisi.