Karol Wojtyla è stato un grande portiere di calcio. Un poeta, un geniale autore e attore teatrale. Ha spopolato in Polonia dove era legato, non si sa bene per quale motivo, a quello strano sindacato un po’ anticomunista di Solidarnosc. Poi è arrivato in Italia, anche qui un po’ per caso e ha iniziato a girare il mondo diventando famosissimo per i suoi baci appena sceso dall’aeroporto (che esibizionista, oh mamma…) per tantissimi anni: e, pensate bene, ha avuto anche l’ardire di cambiarsi il nome con un Giovanni Paolo (e fino a qui nulla da dire, forse un pochino “arcaico”), ma poi quel “II” proprio nessuno ancora l’ha capito. Parlava d’amore e di affettività e muoveva miliardi di giovani, donne, uomini e anziani in tutto il mondo (eppure nessuno gli ha mai dato un Premio Nobel per la Pace “sulla fiducia” come invece altri illustri e meritatissimi “one man show” anni dopo..). Dimentichiamo qualcosa nel descrivere il grande Karol? Secondo il Consiglio di Stato di Francia no, e proprio per questo – immaginiamo nella nostre umile e innocente coscienza – avranno pensato bene che una croce posta sopra il monumento eretto alla sua memoria in una cittadina della Bretagna era qualcosa di “indegno” o quantomeno di “inutile” nel descrivere quel simpatico uomo polacco che tra un discorso e l’altro ha “buttato giù” il Muro di Berlino. Eh sì, cretini noi nel credere che forse aveva un “senso” quella croce posta sopra l’immagine di lui mentre a mani giunte… prega! Oggi il Consiglio di Stato parigino – il massimo tribunale amministrativo francese un po’ come il nostro Tar del Lazio – ha deciso che la croce in quel complesso di monumento posto nel 2006 in una piazza della cittadina di Ploermel, viola la legge nel 1905 (e poi ci lamentiamo della nostra burocrazia italiana, tze…) ancora vigente in Francia sulla separazione tra Stato e Chiesa.



IL PAPA VA BENE, LA CROCE NO..

Ecco, Chiesa, non ci è nuovo come concetto rispetto alla storia di Giovanni Paolo II. Forse perché quel signore è stato uno dei più grandi Papi della storia cattolica, capace di convertire migliaia di persone educandole alla libertà della fede e all’amore come Eros e Agape, come principio umano investito dalla grazia di Gesù Cristo? No, scusate, un lapsus, il Consiglio di Stato francofono ci potrebbe redarguire per essere usciti dal “seminato”. Ci facciamo perdonare subito: «nell’aprile 2015 il tribunale amministrativo di Rennes aveva decretato che il gruppo scultoreo posto in una piazza della cittadina non sarebbe compatibile con la Costituzione e con la legge del 1905 di separazione fra Chiesa e Stato, trattandosi di un’opera troppo «vistosa». Alto in tutto 8 metri e sormontato da un arco che culmina in una croce, il gruppo concepito dallo scultore russo di origine georgiana Zurab Tsereteli dovrebbe dunque essere rimosso entro 6 mesi dal Comune», spiega oggi Avvenire, allibiti per la scelta tanto miope quanto assurda della massima carica giudiziaria francese. Addirittura, la statua del Papa doveva essere tolta tutta, ma qualcuno dopo ha corretto il tiro con la consueta bella pensata laicista, “noi diamo la libertà a tutti di professare la propria fede, però ecco magari non in maniera così evidente, o vistosa..”. È arrivato oggi il nuovo annullamento da parte del Consiglio di Stato, con la motivazione che «la croce a differenza dell’arco, costituisce un emblema religioso la cui installazione è contraria all’articolo 28 della legge del 9 dicembre 1905», si legge nella sentenza. Insomma, Karol Wojtyla va benissimo, ma non diciamo a nessuno che è cattolico (tanto poi, chi lo conosce quel GPII, sembra un titolo da videogame…): la croce infatti è troppo vistosa, troppo evidente, mica infatti il Papa c’entra con Gesù. Che bella la laicità, che bella la Francia, che bella la corretta coerenza.



P.S. Scusa Zizou Zidane, se magari ti venisse in mente di sdebitarti col popolo italiano, non è che avresti ancora qualche tuo favoloso “colpo di testa” da “dedicare” ai nostri amici giudici francesi?

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