Oggi Carles Puigdemont non si è presentato, come ampiamente previsto, in Udienza dalla Procura di Spagna e dopo una mattinata convulsa è arrivata la contro decisione dei giudici di Madrid: la Corte Suprema Spagnola ha da poco emesso mandati di arresto europei per l’ex Governatore e i 4 ministri che non sono rientrati in Spagna dopo la “fuga” in Belgio degli scorsi giorni. Viene addirittura richiesto in maniera esplicita il carcere per ribellione a tutti i membri dell’ex Governo che avevano proclamato la Repubblica indipendente di Catalogna giusto venerdì scorso. Unica eccezione lasciata all’ex ministro Santi Villa, che si era dimesso il giorno prima della dichiarazione di indipendenza; in mattinata era arrivata la conferma da parte dell’avvocato di Puigdemont sulla volontà di collaborare con le autorità spagnole nonostante non si sia presentato all’udienza stabilita per oggi. «Il clima non è buono, è meglio prendere le distanze. Se lo chiedono, collaborerà con la giustizia dei due Paesi, Belgio e Spagna», spiega l’avvocato Paul Bekaert. Ora si attende la replica degli indipendentisti dopo la decisione della Procura dell’Audiencia National, che ha accusato di ribellione, sedizione e malversazione di fondi pubblici l’ex Parliament di Barcellona. (agg. di Niccolò Magnani)
LE CONDIZIONI PER L’ESTRADIZIONE DAL BELGIO
Cosa rischia Carles Puigdemont non presentandosi giovedì in tribunale per rispondere alle accuse di malversazione, sedizione e ribellione? Gli scenari sono stati illustrati dal quotidiano spagnolo La Vanguardia, secondo cui in tal caso potrebbe essere emesso un ordine europeo di detenzione e consegna, che obbligherebbe le autorità del Belgio a procedere all’arresto. Questo non è altro che un semplificato sistema di estradizione, che riduce i motivi di diniego della stessa. Tra i reati per cui è obbligatoria l’estradizione non ci sono quelli di sedizione e ribellione, ma compare l’uso improprio di fondi pubblici, di cui Carles Puigdemont è accusato. Secondo l’ordinamento belga, l’alto dirigente catalano sarebbe detenuto e messo a disposizione del giudice, a cui spetta la decisione di metterli o meno in libertà. L’accusato potrebbe ricorrere contro la decisione del giudice, ritardando fino ad un massimo di 60 giorni il processo di estradizione, visto che l’ordinamento belga prevede la possibilità di rifiutarla in casi specifici, per esempio se viola i diritti fondamentali delle persone coinvolte. (agg. di Silvana Palazzo)
L’AVVOCATO DI PUIGDEMONT: “NON TORNERÀ IN SPAGNA”
Destituito da presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, insieme ai ministri catalani, si è trasferito in Belgio. Non per chiedere asilo politico, a sua detta, ma giovedì scadrà l’ultimatum della procura di Madrid per rispondere dell’accusa di ribellione, sedizione ed appropriazione indebita di fondi pubblici. E giungono importanti novità: “Per come stanno le cose, non ci sono le condizioni affinchè Carles Puigdemont torni in Spagna nelle prossime settimane”, le parole dell’avvocato Paul Bekaert ai microfoni di Vtm. Il legale dell’ex leader di Barcellona ha sottolineato che è una decisione presa poiché “Puigdemont non avrebbe un processo equo a Madrid”. Attesa la risposta di Madrid e del premier Mariano Rajoy, che ha indetto nuove elezioni per la Catalogna il prossimo 21 dicembre 2017. Continua la permanenza in Belgio del governo catalano dunque, dove potranno “lavorare in sicurezza” come sottolineato da Puigdemont nella conferenza stampa tenuta ieri 31 ottobre 2017 a Bruxelles. (Agg. Massimo Balsamo)
GIOVEDI’ SCADE L’ULTIMATUM
E’ una continua guerra a scacchi tra Catalogna e Spagna. Dopo l’incriminazione da parte della Procura di Madrid nei confronti di Carles Puigdemont e dei ministri catalani, questi ultimi hanno deciso di partire per il Belgio, dove ieri il premier di Barcellona ha specificato di non voler chiedere asilo politico. E giovedì 3 novembre 2017, alle ore 9.00, scadrà l’ultimatum per Puigdemont e ministri catalani: entro due giorni dovranno presentarsi davanti al giudice Camern Lamela per rispondere alle accuse di malversazione, sedizione e ribellione. Attese nuove dichiarazioni dal Belgio da parte dei ‘fuggitivi’, pronti a consegnarsi alla giustizia con la certezza di un trattamento equo. Un ruolo molto influente in queste ore lo avrà la comunità internazionale, alla quale si è appellato a più riprese nelle ultime settimane Carles Puigdemont. (Agg. Massimo Balsamo)
CATALOGNA: TENSIONE MADRID-PUIGDEMONT
Catalogna: l’indipendenza, il commissariamento, l’annullamento di Madrid con l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola. Giorni di tensione a Barcellona, con la procura di Madrid che ha chiesto l’incriminazione del Governatore catalano Carles Puigdemont, dei ministri e della presidente del Parlamento Carme Forcadell per “ribellione e sedizione”. Al momento non è stato richiesto l’arresto dell’ormai ex governatore della Catalogna e dello staff, nonostante la svolta di venerdì con la destituzione del Governo e l’indizione di nuove elezioni. La Procura, come sottolinea la stampa spagnola, vuole sentire i vari imputati per poi intervenire, eventualmente con misure cauterlari. Il clima a Barcellona è surreale, con lo scontro di nervi tra Spagna e Catalogna che prosegue da giorni, con il premier Rajoy che continua la sua battaglia contro l’indipendenza della Regione catalana. Al momento, è la vicepremier spagnola Soraya Saenz de Santamaria ad aver sostituito Puigdemont a livello istituzionale, ma proprio quest’ultimo ieri ha preso parola per fare il punto della situazione…
PUIGDEMONT CHIEDE ASILO POLITICO IN BELGIO?
Ieri Carles Puigdemont, insieme ai ministri catalani, è stato avvistato in Belgio, nella capitale Bruxelles, ed è circolata l’indiscrezione di una possibile richiesta di asilo politico per sfuggire così alla “cattura” del governo di Madrid. Successivamente, Carles Puigdemont ha indetto una conferenza stampa per fare chiarezza: “Non sono qui per chiedere asilo politico: se mi fosse garantito un processo equo, tornerei in Catalogna da subito per continuare a fare il mio lavoro”. Una presa di posizione netta da parte del leader catalano, che continua: “Venerdì ero alla Generalitat dopo la dichiarazione di indipendenza da parte del parlamento: tra le mani avevo una serie di dati che indicavano che il governo spagnolo era al lavoro per preparare un’offensiva senza precedenti e anche una denuncia del procuratore che prevedeva delle pene da diversi anni di detenzione”, la giustificazione di Puigdemont. Che sottolinea: “Abbiamo sempre cercato la strada del dialogo, ma in queste condizioni non era una via percorribile”.
“NON SFUGGIREMO ALLA GIUSTIZIA”
Successivamente Carles Puigdemont ha commentato la decisione del procuratore spagnolo di incriminare lui e i membri del governo catalano: “La denuncia persegue idee e persone, non un reato: questa denuncia evidenzia le intenzioni bellicose del governo spagnolo”. E sottolinea: “Noi non sfuggiremo alla giustizia, ma ci confronteremo con essa in modo politico”. E poi una richiesta all’Europa: “Chiedo alla comunità internazionale di reagire: il caso e la causa della Catalogna mettono ine videnza i valori su cui si basa l’Europa”. Una conferenza stampa fiume di Puigdemont, che ha analizzato tutti i particolari della delicata questione catalana: “Non abbiamo mai abbandonato il governo, noi continueremo a lavorare”. Una battuta sulle elezioni indette da Rajoy: “Il governo di Madrid rispetterà il risultato, qualunque esso sia? Dobbiamo saperlo: non dovranno esserci delle diseguaglianze, non esistono elettori di Serie A ed elettori di Serie B”.