C’è un problema in Polonia, ed è la crescita continua e incontrollabile del nazionalismo neo fascista, che gode di ampi appoggi da parte dell’attuale governo in carica. Non è un problema nuovo, è in crescita sin da quando è crollato l’impero sovietico ed è molto comune in quasi tutti i paesi del blocco ex sovietico, ma ultimamente ha raggiunto livelli molto alti ignorati dai paesi dell’occidente europeo. Lo si è visto qualche giorno, l’11 novembre, durante le celebrazioni per la fine della Prima guerra mondiale, quando la Polonia tornò a essere uno stato indipendente dopo 123 anni di occupazione tedesca e russa, che si sono trasformate nella più grande manifestazione ultranazionalista con la presenza di molti leader di gruppi neofascisti europei e slogan che inneggiavano contro gli stranieri, in particolare gli islamici, con slogan come “Una Polonia pura, una Polonia bianca”. Il tutto con la presenza di membri del governo che plaudivano gioiosamente la vergognosa manifestazione.



Buon esempio del clima che si respira nel paese è l’episodio raccontato dal sito Catholicherald ripreso da agenzie polacche. Durante la giornata di celebrazioni per l’indipendenza una donna, Gabriela Lazarek, si è recata alla messa che si teneva a Varsavia celebrata dal sacerdote Roman Kneblewski, noto per il suo nazionalismo spinto. In chiesa, striscioni e bandiere di ultra destra. La donna aveva portato con sé a sua volta uno striscione con una frase di San Giovanni Paolo II si cui era scritto: “Il razzismo è peccato”. Scioccata dal tono dell’omelia lo ha tirato fuori, la risposta del sacerdote è stata l’ordine di cacciarla dalla chiesa e così è stato fatto. La donna è stata trascinata fuori dall’edificio religioso. Il testo completo che appariva sul suo striscione era: “Il razzismo è un peccato che costituisce una seria offesa nei confronti di Dio”, citazione dalle parole di Giovanni Paolo II durante un Angelus del 2001.

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