L’Onu torna a farsi viva dopo un silenzio assordante durato anni sulla Libia, un silenzio cominciato con l’appoggio esplicito delle Nazioni Unite all’azione della Nato che portò alla caduta di Gheddafi e all’inizio della tragedia dei migranti, quella tragedia che adesso l’alto commissario per i diritti umani del Palazzo di Vetro addossa a Unione Europea e soprattutto all’Italia per quanto riguarda i campi di internamento in cui sono rinchiusi come bestie i migranti che arrivano in Libia: “L’Onu non ha niente da criticarci e da insegnarci” ha detto a ilsussidiario.net l’inviato di guerra de Il Giornale, Gian Micalessin, “visto che dal 2014 i suoi inviati sono rimasti al sicuro a Tunisi infischiandone di intervenire sul territorio libico, mentre migliaia di migranti morivano nel deserto senza che loro facessero nulla per fermare la tratta”. “Le accuse agli accordi presi da Minniti dimenticano che lo scorso anno prima di questi accordi sono morte nel Mediterraneo 4mila persone” ha aggiunto.



L’Alto commissario per i diritti umani, il principe giordano Zeid Raad al-Hussein ha definito “disumana” la politica dell’Unione europea nell’assistere la guardia costiera libica a rimandare i migranti indietro, facendoli finire nei campi di detenzione dove subiscono un trattamento orribile. E’ così?



La prima cosa che va detta è che l’Onu non è più in Libia dal 2014. I suoi uomini se ne sono stati comodamente in Tunisia, mai sul terreno libico a vedere cosa succedeva, mentre migliaia di migranti morivano nel deserto senza che loro facessero nulla per fermare la tratta. L’Onu non ha proprio nulla né da criticarci né da insegnarci.

Cosa c’è dietro questa denuncia che sembra perfino assomigliare ad un attacco, secondo lei?

Teniamo conto di chi l’ha fatto. Il personaggio che ha fatto l’accusa è già squalificato per i suoi interventi a gamba tesa in campo politico, si è già distinto per attacchi a Trump e al Regno Unito prettamente politici, che non hanno a che fare con i diritti umani. E’ un uomo sopra le righe che svolge una funzione più politica che di reale interesse ai diritti umani come invece dovrebbe.



Lei da tempo sostiene che l’Onu è ormai una organizzazione priva di senso, ne ha criticato la totale mancanza di impegno nella crisi siriana. Conferma?

L’Onu è una organizzazione che non è riuscita a raggiungere un successo che sia uno dai tempi della Bosnia, dove i caschi blu furono testimoni senza intervenire del massacro di Srebrenica, fino alle guerre africane dove si sono distinti per stupri e violenze sulla popolazione. I rapporti su questi episodi sono stati insabbiati da loro stessi, e poi spendono gran parte del budget per laute paghe ai loro funzionari reclutati nel terzo mondo invece che intervenire in esso.

Resta il problema drammatico dei campi di internamento in Libia, dei veri lager. Gli accordi presi da Minniti hanno sacrificato questo aspetto pur di portare a casa il risultato? Sono stati presi con interlocutori al limite della legalità?

Minniti ha fatto un accordo con il governo libico di Tripoli che poi si dovrebbe occupare di gestire il resto. E’ un accordo molto pragmatico che non ha aggiunto sofferenze a sofferenza che già c’era. Ricordiamoci dei 4mila morti in mare lo scorso anno, chi oggi si fa intenerire per i campi di internamento dovrebbe ricordarsi che il problema dei migranti esiste dalla cattura di Gheddafi voluta dalla Nato con l’appoggio dell’Onu. In Libia poi è in atto una campagna razzista contro gli africani accusati di aver collaborato con Gheddafi e da allora trattati come razza inferiore, dannati nei campi dove vengono trattati come bestie. L’Italia ha fatto ben poco per creare questa situazione, ha tutelato i propri interessi come si poteva.

Tra l’altro nelle ultime ore il generale Haftar è stato denunciato da alcuni avvocati per i diritti umani al Tribunale dell’Aja per crimini di guerra. E’ un atto che ha quale vero significato in questo momento? Sbarazzarsi di lui?

Esistono sicuramente massacri fatti dalle sue milizie, ma quale milizia in Libia non ha fatto massacri? Sarebbe bello che questi avvocati si occupassero anche di questi altri casi.

Forse Haftar è maggiormente coinvolto con la criminalità libica che gestisce il traffico dei migranti?

Sicuramente i suoi campi di detenzione non sono migliori di quelli di Tripoli. Non illudiamoci: in Libia non esistono “i buoni”, quelli che c’erano sono stati fatti fuori.

In sostanza, quale futuro possibile per risolvere il problema di questi lager?

Le prospettive sono quelle dettate da Minniti che conosce bene i termini del problema: la punta dell’iceberg che comincia nel cuore dell’Africa. Bisognerebbe riuscire a chiudere quelle frontiere che dalla caduta di Gheddafi sono un portone aperto verso il Mediterraneo. E spetterebbe proprio alle Nazioni Unite occuparsi di questo.

(Paolo Vites)