Nelle scorse settimane la notizia della conquista di Raqqa, considerata la capitale siriana dell’Isis, è stata accolta con favore da parte di chi spera un giorno di eliminare il Califfato. Un’inchiesta della Bbc firmata dai giornalisti Quentin Sommerville e Riam Dalati, però, ha portato allo scoperto il patto (che avrebbe dovuto restare segreto) tra i combattenti di Daesh e le Forze democratiche siriane (SDF) la coalizione di arabi e curdi che con l’appuggio dell’esercito americano ha liberato Raqqa. Come conseguenza dell’accordo, centinaia di terroristi hanno potuto lasciare il territorio prossimo alla caduta senza combattere, con tanto di donne e bambini al seguito. A confermare questa versione ci sono non solo alcuni video – di cui la Bbc è entrata in possesso – che ritraggono un convoglio composto da 45 camion, 13 pullman e un centinaio di veicoli dell’Isis, per un totale di almeno 250 jihadisti e 3500 famigliari, ma anche diverse testimonianze da parte degli autisti dei pullman cui erano state promesse “migliaia” di dollari perché “mantenessero il segreto” e che non essendo stati pagati hanno deciso di vuotare il sacco.



I MOTIVI DELL’ACCORDO

Ma perché la coalizione è scesa a patti con l’Isis prima della liberazione di Raqqa? Intanto, secondo quanto scrive la Bbc, bisogna sottolineare che alle trattative con Daesh non avrebbero partecipato attivamente funzionari occidentali, limitatisi soltanto ad assistere alla contrattazione. Vero è, però, che il convoglio con i combattenti dello Stato Islamico – lungo secondo le testimonianze 6 km e mezzo – è stato “scortato” dall’alto dagli aerei della coalizione anti-ISIS a guida americana, che si sono accertati che tutto procedesse secondo i piani. L’obiettivo di questo accordo era quello di ridurre al minimo il numero di morti in battaglia: un compromesso positivo per ambo le parti in causa, se è vero che la battaglia per la roccaforte siriana dell’Isis si stava trascinando da settimane provocando migliaia di morti. La parte più controversa dell’accordo è però quella che riguarda i foreign fighters. Uno degli autisti ha raccontato che del convoglio che ha lasciato Raqqa facevano parte anche combattenti provenienti da più parti del mondo. Nel mese di maggio era stato James Mattis, segretario della Difesa americano, a garantire che non sarebbe stato consentito ad alcun foreign fighter di rientrare nel suo paese d’origine. Come osservato dagli autori dell’inchiesta, insomma, il fatto che l’accordo abbia ridotto le vittime a Raqqa, non tiene conto che molti miliziani dell’ISIS “si siano dispersi per la Siria e oltre, molti dei quali non hanno rinunciato a combattere”.

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