In questo quadro molto complesso, resta viva una questione che aqppare secondaria, ma che a Pyongyang ha fatto grande scalpore. Le recente offese di Donald Trump verso Kim Jong Un, col Presidente degli Stati Uniti che ha definito in un tweet il leader nordcoreano “basso e grasso”. Insulti che non sono stati di certo digeriti dall’opinione pubblica in Corea del Nord, con il quotidiano del Governo, Rodong Sinmun, che ha titolato senza mezzi termini: “Donald Trump è un vigliacco che merita la condanna a morte.”  “Trump è un criminale odioso condannato a morte dal popolo coreano,” è stato scritto dal giornale di Stato, “imperdonabile il reato di offesa della dignità della suprema leadership.” La critica si è estesa anche alla brevità della visita di Trump alla zona demilitarizzata tra le due Coree: ““Trump era troppo spaventato per affrontare gli sguardi fulminanti delle nostre truppe”, ha scritto il Rodong Sinmun, criticando l’ostilità mostrata dal Presidente Usa in un momento che avrebbe dovuto simboleggiare distensione. (agg. di Fabio Belli)



LA CINA SMENTISCE TRUMP

Pechino interviene per ribadire il suo impegno nell’iniziativa della “doppia sospensione” e smentire ufficialmente le parole rese ieri dal presidente Usa, Trump. E’ quanto rende noto Askanews rivelando come la Cina abbia di fatto smentito di aver abbandonato la sua iniziativa di de-escalation della crisi nordcoreana, assicurando invece di restare ferma sui suoi passi ovvero la fine dei test balistici e nucleari del Nord Corea in cambio della sospensione delle manovre militari sudcoreane al largo della Penisola. Nulla a che fare, dunque, con quello che ieri aveva fatto intendere Trump quando aveva dichiarato: “Il presidente Xi riconosce che una Corea del Nord che possiede l’arma nucleare è una grave minaccia per la Cina”, per questo, a sua detta, sarebbe stato deciso di non accettare il cosiddetto “approccio ‘freeze-to-freeze’ come quelli che sono sistematicamente falliti in passato”. Nella smentita di oggi, ad intervenire è stato il portavoce Geng Shuang che ha asserito: “Noi pensiamo che nella situazione attuale l’iniziativa di doppia sospensione è l’idea più realistica, fattibile e legittima”, chiarendo al tempo stesso come la posizione del suo Paese continuerà a restare la medesima. Per la Cina, dunque, l’uso della forza militare “non è un’opzione”, a differenza di quanto sostenuto finora da Trump. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



COREA DEL NORD, NESSUN TEST DA 60 GIORNI

Da due mesi Kim Jong-un, leader della Corea del Nord, ha deciso di non eseguire più alcun test missilistico ma anzi si è dedicato a tutt’altro, senza però smettere mai di destinare provocazioni al presidente Trump. Di contro però, ha incassato in silenzio le minacce del presidente Usa senza intervenire concretamente ed osservando le tre portaerei e i bombardieri strategici Usa che continuano le loro esercitazioni davanti alle coste coreane. Se Kim resta in silenzio, però, i suoi analisti sono molto attenti alle dichiarazioni di Trump, cercando anche di capire quali saranno le sue mosse. Come riporta Corriere.it, il giornale del regime nordcoreano, Pyongyang Times, riporta che Trump starebbe costruendo un “feroce mostro di guerra”. Al tempo stesso, l’americana Suzanne DiMaggio che nell’ultimo anno ha incontrato i nordcoreani in segreto, ha riferito che Kim vuole sapere se Trump sarebbe davvero così pazzo da scatenare una Terza guerra mondiale. Il sentore è che il leader nordcoreano possa davvero avere paura di Trump e sbagliare i suoi calcoli nell’attaccare il nemico. Si giustificherebbero così i 60 giorni di silenzio dal punto di vista dei test missilistici, l’ultimo compiuto il 15 settembre scorso. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



IL DIKTAT DI TRUMP: DENUCLEARIZZARE LA COREA DEL NORD

TERZA GUERRA MONDIALE. La Corea del Nord va denuclearizzata: il diktat è di Donald Trump, che in un intervento alla Casa Bianca ha chiarito la necessità di «un’azione immediata». Il presidente degli Stati Uniti d’America ha sostenuto con forza la sua posizione con il presidente cinese Xi Jinping. «Tutte le opzioni restano sul tavolo», ha ribadito il tycoon. Parlando del suo viaggio in Asia, ha rivendicato i risultati ottenuti anche sul fronte della crisi nordcoreana. «I giorni in cui si poteva trarre vantaggio dagli Stati Uniti sono finiti», ha affermato Trump. Questa linea però preoccupa il Congresso, che ha preso molto sul serio la questione. «Siamo preoccupati che il presidente sia così instabile, così irascibile, che potrebbe ordinare un attacco nucleare, cosa ampiamente lontana dagli interessi di sicurezza nazionale degli Usa», ha dichiarato un senatore democratico, Chris Murphy. Per la maggior parte dei repubblicani, invece, nessun ostacolo dovrebbe essere posto alla capacità del presidente di difendere il Paese. «Il “Commander in chief” deve sempre avere il potere di rispondere se finiamo sotto attacco», ha spiegato invece il senatore ed ex candidato presidenziale Marco Rubio.

USA, IL VERO PERICOLO NON È KIM JONG-UN MA TRUMP?

Il titolo che il magazine Newsweek per descrivere la crisi nordcoreana e in particolare la gestione del presidente americano è provocatorio: «Trump potrebbe scatenare un Olocausto nucleare in cinque minuti». In Congresso c’è preoccupazione, tanto che per la prima volta in oltre 40 anni è stato avviato un esame attento delle prerogative del Commander in chief in caso di Terza guerra mondiale. L’ultima volta che le commissioni esteri di Camera e Senato di sono occupate di questa delicata materia era il marzo del 1976, quando il presidente americano Gerald Ford subentrò a Richard Nixon travolto dal Watergate. Con la crisi della Corea del Nord, Trump ha evocato il ricorso al potentissimo arsenale nucleare americano. Il timore di molti è che possa decidere di attaccare per primo. I democratici hanno cominciato dunque ad esprimere la loro preoccupazione per il «carattere troppo instabile e impulsivo» di Trump. Il timore è che possa davvero «ordinare irresponsabilmente» un preventivo bombardamento con armi atomiche sulla Corea del Nord.