In Russia la situazione ucraina resta tra le principali, anche se resa “sottobanco” in questi ultimi anni sia dall’Europa che da Mosca stessa: uno scontro, una guerra mondiale imminente (si spera di no!) in Corea del Nord non può togliere importanza a quanto ancora oggi succede tutti i giorni sul Donbass e tra i vari ribelli russi e ucraini. Gli Stati Uniti questa volta vengono attaccati dalla Duma che contesta la fornitura di armi americane al governo “ribelle” di Kiev: «Se gli USA forniranno armi offensive a Kiev, come i sistemi missilistici anticarro, droni, sistemi anti-artiglieria e strumenti per la guerra cibernetica,salterà la situazione in Ucraina». A dirlo è il Capo del Comitato della Duma di Stato per la difesa Vladimir Shamanov, di Russia Unita: come riporta Sputnik News, le richieste del ministro degli Esteri ucraino Pavel Klimkin potrebbero davvero far svoltare lo scontro, e non verso una serena soluzione. «Questa “lista dei desideri” dei Klimkinn destabilizza drasticamente la situazione, già difficile in questo momento, sotto controllo minimo delle organizzazioni internazionali e dei residenti nella zona di conflitto in Donbass. I mezzi elencati sono tutti destinati ad azioni offensive, e, naturalmente, avranno un effetto estremamente negativo su tutti i livelli dei processi politici e diplomatici, per non parlare di quelli militari… non complicherà la situazione in Ucraina, la farà esplodere», conclude la Duma. (agg. di Niccolò Magnani)
CINA-KIM, RELAZIONI PIÙ SOLIDE?
Dopo la visita in Corea del Nord del capo del dipartimento internazionale del partito comunista cinese Song Tao è emerso che la Cina e la Corea del Nord lavoreranno per rafforzare le già consolidate relazioni bilaterali. «Le parti hanno ribadito che la tradizionale amicizia tra i due paesi è coltivata da entrambi i leader e rappresenta un valore aggiunto per i due popoli», recita il comunicato ripreso oggi dalla stampa cinese, nel quale non c’è alcun riferimento al programma nucleare e missilistico della Corea del Nord, fortemente osteggiato dalla Cina. Intanto Pyongyang prosegue il programma serrato per costruire il suo primo sottomarino operativo in grado di lanciare missili balistici: stando a quanto riportato da 38 North, una serie di immagini satellitari scattate in questo mese di un cantiere navale nordcoreano suggeriscono la costruzione di un nuovo sommergibile, forse il sottomarino a missili balistici Sinpo-C. (agg. di Silvana Palazzo)
COREA DEL NORD, PIANO “ISOLAMENTO” USA
Giro di vite sugli affari con la Corea del Nord: a dare il via alcuni paesi del Sud est asiatico, mentre altri restano tiepidi alla richiesta del presidente statunitense Donald Trump di isolare il regime di Kim Jong-un. La notizia è stata riportata dal Wall Street Journal, secondo cui stanno dando i loro frutti le pressioni esercitate dagli Stati Uniti in Asia attraverso la visita di dodici giorni del tycoon. Il 90% degli scambi commerciali della Corea del Nord sono con la Cina, ma può contare su almeno altri dieci partner commerciali nella regione. Le autorità di Singapore la settimana scorsa hanno però deciso di sospendere ogni scambio commerciale, così hanno fatto le Filippine, mentre Myanmar lo scorso mese ha espulso un diplomatico nordcoreano sospetto di avere rapporti con una delle compagnie sotto canzoni. Ora la Malesia sta riconsiderando i suoi rapporti con Pyongyang e pensa di ritirare il suo ambasciatore. Anche il Sudan ha dichiarato di troncare i rapporti militari e commerciali con la Corea del Nord. A guidare la campagna per l’isolamento è il capo del dipartimento di Stato Rex Tillerson. (agg. di Silvana Palazzo)
USA: 4 MILIARDI PER FERMARE I MISSILI DI PYONGYANG
Se dalla Corea del Nord non arrivano segnali incoraggianti dal punto di chi spera di evitare lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale, negli Usa ci si interroga su come contrastare una possibile offensiva da parte di Pyongyang. Secondo il New York Times il modo migliore per fermare Kim Jong-un sarebbe quello di portare un cyber-attacco ai sistemi di controllo che regolano il lancio dei missili. A detta del giornale americano, l’amministrazione Trump sta allargando la sua strategia per fermare i missili nordcoreani prima che escano dallo spazio aereo di Pyongyang. Ecco perché, con una richiesta urgente al Congresso, hanno suggerito il rafforzamento delle cyber-armi per un costo complessivo di 4 miliardi di dollari. La Terza Guerra Mondiale, dunque, potrebbe giocarsi sul piano informatico. Senza dimenticare i droni e i jet, che avranno il compito di abbattere le testate sfuggite agli hacker Usa…
PYONGYANG NON ARRETRA
Due mesi senza test nucleari in Corea del Nord, e più di qualcuno fra gli osservatori di politica internazionale ha iniziato a pensare a come Pyongyang potrebbe stare pensando ad un passo indietro per stemperare il clima da Terza Guerra Mondiale venutosi ormai a creare da mesi con gli Stati Uniti. Sul giornale governativo del regime di Kim Jong Un, il Rodong Sinmun, è stato però pubblicato un editoriale in cui si smentisce categoricamente la possibilità che la Corea del Nord possa anche solo rivedere o rivalutare i propri piani sul nucleare. “la conclusione a cui il nostro esercito e il popolo sono giunti, nell’ambito del confronto con gli Stati Uniti, è che non esiste altro modo di opporsi all’imperialismo repressivo statunitense se non con un giusto deterrente nucleare. Gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare le loro stupide ambizioni.” Questi i concetti chiave in un editoriale che non lascia spazio a troppe interpretazioni, considerando che quanto viene pubblicato sul Rodong Sinmun, viene considerato voce diretta del regime di Pyongyang.
UN BRACCIO DI FERRO DIPLOMATICO
Le ipotesi su un passo indietro nordcoreano poggiano anche e soprattutto sui comportamenti di alcuni Stati notoriamente amici di Pyongyang, ma che si sono adeguati alle sanzioni Onu, peraltro chiudendo ricchi affari con gli Stati Uniti, come ad esempio Singapore. Ma anche la Cina ultimamente ha vacillato, ponendo come condizione il disarmo nucleare per sostenere poi Pyongyang nel dialogo con gli Stati Uniti. Per la Corea del Nord lo sviluppo nucleare però fa parte di un piano di sicurezza nazionale ritenuto indispensabile ora più che mai, considerando le portaerei statunitensi che stanno accerchiando la nazione. L’editoriale sul Rodong Sinmun si chiude senza lasciare spazio a ripensamenti da parte di Pyongyang sul nucleare: “Abbiamo o già chiarito che non faremo mai un passo indietro da una strada per rinforzare il nucleare, a meno che la politica ostile degli Stati Uniti contro di noi giunga al termine.” Ma che siano gli Usa a fare un passo indietro sembra altrettanto improbabile.