Il timore di una Terza guerra mondiale è sempre più crescente, non a caso nelle isole Hawaii ci sisma preparando ad affrontare un eventuale attacco nucleare da parte della Corea del Nord. Dopo 30 anni verranno riattivate le sirene anti-missile di emergenza: lo hanno reso noto le autorità dello Stato, annunciando che la svolta è programmata per venerdì primo dicembre. Le modalità dell’esercitazione sono state spiegate dal funzionario a capo del dipartimento che si occupa delle emergenze, Vern Miyagi. Al suono delle sirene i cittadini dovranno “rientrare in casa, restarci e attendere maggiori informazioni al riparo”, ha dichiarato a Usa Today, ammettendo che il test è legato alla minaccia nucleare di Pyongyang. “Se quattro o cinque mesi fa qualcuno mi avesse detto che avremmo fatto questo tipo di esercitazioni, gli avrei dato del pazzo”. Il programma di emergenza prevede anche trasmissioni e annunci televisivi. E ai cittadini è stato consigliato anche di raccogliere provviste sufficienti per due settimane. (agg. di Silvana Palazzo)



ABE CHIEDE RIUNIONE D’EMERGENZA ALL’ONU

Il lancio missilistico della Corea del Nord e le conseguenti dichiarazioni di onnipotenza da parte del dittatore Kim Jong-un hanno scosso il mondo intero e provocato reazioni nell’ambiente politico mondiale. Giorno dopo giorno ci si sta rendendo conto che il regime nordcoreano sta diventatndo un pericolo sempre più concreto e che se gli avvenimenti continueranno in questo modo bisognerà arrivare per forza di cose alla linea dura. Nel farattempo, comunque, in attesa di ulteriori tragici sviluppi, il Primo Ministro Giapponese Shinzo Abe ha richiesto una riunione d’emergenza all’Onu. Il Consiglio di Sicurezza ha accolto con favore la richiesta, più che legittima, di Shinzo Abe, a cui si sono accodati anche Washington e Seul. La riunione d’emergenza è fissata per oggi pomeriggio e si cercheranno di prendere i provvedimenti necessari a una situazione che sta diventando sempre più pericolosa ogni giorno di più. Kim Jong-un, nel frattempo, continua con tutta la sua serie di provocazioni volte a voler scatenare un conflitto mondiale di proporzioni immani: prima che le cose precipitino è bene prendere una ferma posizione. (agg. Francesco Agostini)



PARLA LEONID SLUTSKI

Se la Cina si era dimostrata più dura nei confronti del regime nordcoreano dopo il missile lanciato, la Russia fa la parte del “piede in più staffe”: da un lato infatti denuncia la mossa irresponsabile di Pyongyang che mina i processi di distensione e diplomazia per evitare una guerra mondiale nucleare, dall’altro però attacca anche americani e sudcoreani perché “provocatori” di una situazione divenuta ormai insostenibile. «Il nuovo lancio è un’altra mossa irresponsabile da parte di Pyongyang mirata ad alimentare le tensioni nella regione», spiega Leonid Slutski, presidente della commissione Affari internazionali della Duma. Di contro però, «bisogna ammettere che Washington e Seul hanno in molte occasioni provocato il governo della Corea del Nord con la loro retorica ostile». Una guerra sempre più mondiale che inoltre si porta dietro il peso di una possibile e sempre più dilagante nuova guerra fredda con Usa e Russia che sono tutt’altro che vicini nel determinare gli equilibri internazionali. Intanto è stato convocato il Consiglio di Sicurezza dell’Onu questa sera, in chiaro intervento di emergenza dopo il missile lanciato e la situazione precipitata. 



LA REAZIONE “SOFT” DI TRUMP

Al grido di “attacchiamo gli Usa”, la Corea del Nord si è andata di nuovo a cacciare in un vicolo sempre più cieco da cui sembra difficile uscirne: il problema è che rischia di trascinarci dentro mezzo mondo in quel “tunnel” nucleare provocato dall’ultimo test missilistico e da possibili prossimi da qui a giorni. Gli Stati Uniti hanno risposto con le parole del Presidente Trump stranamente meno “riottoso” del solito: «ce ne occuperemo, bisogna aumentare la pressione sulla Corea del Nord». Intanto ha fatto sapere che assieme agli omologhi Moon Jae-in e Shinzo Abe (gli alleati Sud Corea e Giappone) ci saranno presto nuove prese di posizione importanti in una unità d’intenti che evidentemente dovrà passare anche dal vaglio dell’Onu. Il livello dello scontro è sempre più alto e per Trump e soci la lucidità è d’obbligo per non ravvivare il fuoco di uno scontro completamente nucleare, con la Russia e la Cina che sono chiamate ancora di più ad un ruolo di mediazione per evitare il peggio. 

KIM, “SIAMO UNO STATO NUCLEARE”

Lo ha annunciato dopo il lancio del nuovo missile nucleare, il primo dopo un mese e mezzo di silenzio e il primo soprattutto che porta il livello dello scontro molto vicino ad una vera terza guerra mondiale. «Siamo diventati ora un vero Stato nucleare e tutto il territorio Usa è ora nel mirino»: il test per Pyongyang è stato un successo storico e ora la guerra può essere davvero ad un passo. «Il test notturno ha avuto infatti lo scopo di mostrare le nuove capacità raggiunte, rimarcare il disappunto verso le sanzioni decise dalla Cina e chiamare all’unità interna», , riporta l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap. Ora il mondo trema e le decisioni di Onu, Usa e Cina dovranno essere lucide nel cercare di bloccare sul nascere il grosso problema ed evitare uno scontro atomico, nel vero senso della parola purtroppo. 

NUOVO MISSILE DA PYONGYANG

Lunedì qualche minima speranza di un dialogo si era aperta tra Corea del Nord, Sud Corea, Usa (e sotto l’egida di Cina e Russia, tutti protagonisti della potenziale terza guerra mondiale): eppure ieri tutto è crollato di nuovo, con il nuovo missile balistico lanciato dal regime di Kim Jong-un dalla provincia meridionale di Pyongan verso est nelle prime ore di mercoledì (martedì sera in Italia). Un altro avviso, un’altra provocazione, un silenzio rotto che durava dal 15 settembre scorso e per un mese e mezzo aveva fatto sperare ad una possibile tregua internazionale. Sono poi in corso nuove verifiche di Suel con l’alleato americano per capire dove è stato indirizzato il missile balistico e se, come sembra lecito pensare, si tratti dell’ennesimo atto di provocazione del regime di Kim Jong-un. Di certo, il missile ha sorvolato il Giappone come quelli dei mesi scorsi ma non è chiaro verso dove e soprattutto dove si è schiantato (probabile nel mare davanti al Giappone, come confermato da Shinzo Abe ieri in tarda serata italiana). «La Corea del Nord sta portando avanti i programmi atomici a un passo più veloce. Non possiamo escludere che entro un anno possa annunciare la definizione della sua forza nucleare», ha spiegato ieri sera il ministro dell’Unificazione sudcoreano Cho Myoung-gyon. «È nei fatti – ha riportato l’agenzia Yonhap – che abbiamo registrato rilevanti movimenti al Nord, ma resta da chiarire se Pyongyang voglia procedere a nuove provocazioni».

PRONTA LA REAZIONE DI TRUMP?

E ora? Le risposte alla provocazione nordcoreana potrebbero essere durissime, specie dagli Stati Uniti che solo una settimana fa avevano inserito Pyongyang nella lista “nera” dei paesi sponsor di terrorismo nell’ambito di «una campagna tesa a portare al massimo livello la pressione per isolare Pyongyang per il suo programma nucleare e missilistico», come spiegava Trump solo una settimana fa. Dopo il potentissimo test nucleare lanciato il 3 settembre scorso, la corsa all’atomica del regime di Kim è sempre più pericolosamente vicino alla meta. Intanto, le autorità militari sudcoreane preparano un’esercitazione missilistica per un raid di precisione in risposta al lancio di un missile della Corea del Nord: e Trump? Si attende la decisa risposta, magari prima convocando una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che però nei mesi scorsi si è spesso rivelato impotente davanti alle continue esercitazioni di Kim Jong-un. Se quello degli ultimi mesi è stato il silenzio prima della tempesta ancora non lo sappiamo, di certo da qui a fine 2017 il timore per una terza guerra mondiale è molto più plausibile che mai.