La Cina sarebbe ad un bivio secondo i media sudcoreani, rilanciati oggi dal Corriere della Sera: dopo il missile di Kim, il maggior alleato in questi decenni di regime comunista potrebbe essere pronto ad una invasione della stessa Corea del Nord per porre fine alle ostilità e minacce nucleari (ora anche contro la Cina che con il sostenere le sanzioni anti-Kim avrebbe perso la fiducia di Pyongyang). «Il Ponte dell’Amicizia che collega la Cina alla Nord Corea attraverso il fiume Yalu è chiuso dalla settimana scorsa. Per lavori di manutenzione dicono a Pechino. La 78esima unità dell’esercito cinese, responsabile per il confine settentrionale, ha appena compiuto esercitazioni a fuoco», scrivono i colleghi del Corriere. Il comando cinese dice che sono semplici esercitazioni di routine ma l’impressione è che la terza guerra mondiale del possibile futuro stia facendo preparare a Pechino una possibile manovra preventiva per contrastare la minaccia dei missili di Kim. «Pechino si trova in una situazione senza precedenti, perché negli ultimi mesi, sotto la pressione degli Stati Uniti ha votato e applicato tutte le sanzioni decise dall’ Onu; ha bloccato l’ importazione di minerali nordcoreani, non accetta più lavoratori nordcoreani, ha dimezzato le forniture di petrolio. Che cosa posiamo fare ancora? Chiudere completamente il rubinetto del petrolio sarebbe l’ ultima mossa a disposizione e presenterebbe due rischi: 1) Non avremmo altri mezzi di persuasione pacifica. 2) Così Pyongyang diventerebbe nemica in maniera duratura», spiega al Corriere Shi Yinhong, che dirige il Centro di Studi americani all’ Università Renmin.
TRUMP A KIM, “UN CAGNOLINO MALATO”
Se la Russia dà agli americani dei provocatori, e poi si vedono le ultime parole del presidente Trump, occorre forse dare ragione a Mosca questa volta. In maniera completamente irresponsabile in un momento di delicatissimi scontri internazionali e forse alla vigilia di una terza guerra mondiale, dopo un missile balistico lanciato nel mar del Giappone, il presidente degli Stati Uniti d’America apostrofa così il rivale e dittatore nordcoreano: «è un piccolo uomo razzo, un cagnolino malato. Ora altre massicce sanzioni a carico di Pyongyang in risposta al missile lanciato nella notte tra il 27 e il 28 novembre», assicura dalla Casa Bianca via Twitter. Al netto delle provocazioni e dei toni non propriamente diplomatici, il rischio più grande a livello militare ora è il blocco navale avanzato dal Segretario di Stato, Rex Tillerson: su questo gli Usa fanno sul serio, mentre l’Onu prova a prendere tempo.
RUSSIA, “GLI USA PROVOCANO”
La Russia conferma la duplice strada: condanna netta contro la Corea del Nord per l’ennesima azione minacciosa e destabilizzante per la pace mondiale; dall’altra, stacco diretto agli Stati Uniti rei di aver provocato Kim Jong-un in tutti questi mesi con azioni al limite e con zero politiche di diplomazia tesa a risolvere il conflitto e non a provocarlo. Lo dice il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, come riporta la Tass: «Le azioni degli Stati Uniti contro la Corea del Nord sono intenzionalmente provocatorie, sembrano deliberatamente diretti a provocare Pyongyang e spingerla ad azioni dure», spiega il diplomatico di Putin, che riafferma all’Onu l’intento di pacificazione e ruolo da mediatore di Mosca. «Adesso gli americani hanno dichiarato che in dicembre si terranno esercitazioni militari massicce, straordinarie; l’impressione è che tutto sia stato fatto apposta per far perdere la calma a Kim e spingerlo a una nuova azione spericolata. Gli americani devono spiegare a tutti che cosa vogliono ottenere. Se vogliono trovare un pretesto per distruggere la Corea del Nord, allora che ce lo dicano schiettamente e che lo confermino le autorità supreme Usa: allora prenderemo la decisione su come potremo reagire», conclude ancora Lavrov, che paragona le azioni politiche e militari di Trump a quelle di Obama in una intervista esclusiva rilasciata oggi a Libero Quotidiano.
LA CINA “MEDIA”, MA FINORA HA FALLITO
Ora permetteteci una piccola uscita dal seminato: sentire la Cina che si dice “preoccupata per la situazione in Corea”, quando questa terza guerra mondiale è opera, se non grande responsabilità, del governo cinese che per decenni ha coperto le attività (per scambi commerciali e per simili idee politiche-ideologiche) del regime comunista, fa oggettivamente sorridere (per non piangere). Eppure il “gioco” degli equilibri internazionali, volenti o nolenti, passa per la Cina, e non più solo per Russia e Usa: in Corea del Nord negli ultimi due anni si sono raffreddati i rapporti tra Xi Jinping e Kim Jong-un, tanto che le ultime due ondate di sanzioni sono state volute e sostenute dal governo cinese. Secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap il lancio del missile di due sere fa sarebbe anche una risposta alla offensiva cinese dell’ormai ex alleato: intanto la Cina ha espresso «grave preoccupazione e opposizione al nuovo lancio dalla Corea del Nord. Ci vuole stabilità e pace nella penisola» e bisogna lavorare per combattere le provocazioni, ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang. Resta il peccato originale cinese ma al momento per la pace in quelle terre non si può non passare dal vaglio e dalle mosse di Pechino.
SEGRETARIO ONU, “FERMA CONDANNA, VIOLA OGNI REGOLA“
Il giudizio del Segretario Generale dell’Onu, Antonio Gutierres, prima delle prossime decisioni del Consiglio di Sicurezza subito convocato dopo il lancio del missile nordcoreano due giorni fa, è netto: «una chiara violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, che mostra totale disprezzo per la visione unitaria della comunità internazionale». L’Onu esorta poi Pyongyang a desistere dal prendere altri provvedimenti destabilizzanti: il livello dello scontro mondiale dopo il nuovo missile è ancora ulteriormente salito e le prossime decisioni dei principali protagonisti in atto stabiliranno tempi e modi di una escalation gravissima o – si spera – di un “appeasement” internazionale. Trump, dopo un colloquio telefonico avuto ieri sera con l’omologo cinese Xi Jinping, ha spiegato che «Ulteriori importanti sanzioni saranno imposte alla Corea del Nord oggi. La situazione sarà gestita! La Cina deve usare tutte le leve a sua disposizione per convincere la Corea del Nord a porre fine alle sue provocazioni e a tornare sulla strada della denuclearizzazione». Per ora non ci sono però “uscite di testa” di Trump o degli alleati giapponesi e sudcoreani, ma le minacce di Kim non mettono al riparo da nessun tipo di “risposta” ai test missilistici nordcoreani che da ieri si sono autodefiniti «stato nucleare» e con un unico obiettivo in mente, «colpiremo gli Stati Uniti d’America».