La cooperazione internazionale può risultare decisiva per evitare lo sviluppo dell’arsenale nucleare della Corea del Nord e scongiurare lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale. Ne è convinto Donald Trump, sbarcato quest’oggi in Corea del Sud per continuare il suo viaggio in Asia dopo la prima tappa in Giappone. Il presidente degli Stati Uniti, in conferenza stampa con l’omologo sudcoreano Moon Jae-in, come riporta Rai News ha ribadito che “Se abbiamo la Cina, la Russia credo che lo cose potranno succedere, e potranno succedere molto velocemente”, riferendosi all’ipotesi di progressi per contrastare la minaccia globale. Il presidente sudcoreano Moon Jae-in, da Seul ha ribadito che adesso “è il tempo di focalizzarsi sulle sanzioni e il pressing verso la Corea del Nord”. Casa Bianca e Casa Blu sono comunque d’accordo sulla necessità di continuare a ricercare una “soluzione pacifica della crisi”. (agg. di Dario D’Angelo)



TRUMP, BASTONE E CAROTA

Usa bastone e carota Donald Trump, nella conferenza stampa congiunta a Seul con il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in, per rapportarsi allo spigoloso dossier di Pyongyang che potrebbe anche portare allo scoppio di una Terza Guerra Mondiale. Se da una parte segnala “buoni progressi” nella crisi missilistica (Kim non conduce test da 53 giorni), dall’altra ricorda che come Stati Uniti “siamo pronti a utilizzare la totalità delle nostre imbattibili capacità militari se fosse necessario”. Una minaccia velata, quella dell’inquilino della Casa Bianca in attesa di essere ospitato alla Casa Blu sudcoreana, addolcita dalla sottolineatura per cui spera che “mai debbano essere utilizzate”. Trump ha esortato per l’ennesima volta la comunità internazionale, “compresi cina e Russia”, a lavorare insieme per dare risposta alla crisi nucleare nordcoreana e “fare in modo che abbandoni il suo programma nucleare”, affermando allo stesso tempo che il presidente della Cina, Xi Jinping, che incontrerà prossimamente a Pechino sta già “aiutando molto”. (agg. di Dario D’Angelo)



TRUMP VOLA IN COREA DEL SUD

Professa ottimismo Donald Trump nel corso del suo viaggio in Asia, un appuntamento tenuto d’occhio dagli osservatori internazionali per cercare di capire se lo spauracchio di una Terza Guerra Mondiale tornerà più che mai vivo nelle prossime settimane. Del resto l’argomento sul tavolo, sia nei colloqui dei giorni scorsi con il premier Shinzo Abe in Giappone, sia adesso con il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, è sempre il solito: la Corea del Nord. Il presidente degli Stati Uniti, rincuorato dall’accoglienza preparatagli dell’inquilino della Casa Blu, vede il bicchiere mezzo pieno e tramite Twitter – il suo strumento di comunicazione preferito – rassicura l’America e tutto il mondo libero:”Riusciremo a risolvere tutto”, dove il “tutto” sta per Pyongyang. Da sottolineare, a conferma che i rapporti personali tra leader in politica estera siano tutto, lo strappo al protocollo del presidente di Seul: mai un leader sudocreano aveva incontrato un capo di stato straniero fuori da Cheong Wa Dae. Almeno fino a oggi, quando Moon ha onorato Trump accogliendolo direttamente davanti alla base militare Usa di Camp Humphreys. (agg. di Dario D’Angelo)



L’EQUILIBRISMO CINESE

Nella situazione di grande tensione che persiste tra Stati Uniti e Corea del Nord, che in molti ritengono essere il possibile preludio all’inizio di una Terza Guerra Mondiale, la situazione della Cina continua ad essere centrale per capire quello che può essere lo sviluppo della situazione. Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ritiene il ruolo di Pechino importantissimo per convincere Pyongyang ad interrompere i test missilistici nucleari, ed Trump ha cercato contatti diretti con il Presidente cinese Xi Jinping per riuscire a raggiungere una svolta nella situazione di tensione politica. Il problema è che gli Stati Uniti sanno che la Corea del Nord potrebbe arrivare presto ad avere la potenza nucleare per colpirli direttamente a livello militare: una situazione preoccupante visto che gli Usa non potrebbero che rispondere con la guerra ad una minaccia di questo tipo, con tutte le implicazioni che questo potrebbe avere a livello internazionale. Per questo la speranza di Trump è che sia la Cina a togliere le castagne dal fuoco per tutti.

LA PAURA DEL NUOVO CROLLO DI UN REGIME COMUNISTA

Almeno questa è la teoria che è apparsa sull’intervista “Internazionale”, illustrata dalla giornalista Gwynne Dyer, esperta della zona coreana. Secondo la Dyer, la Cina è ben consapevole del fatto che l’azione di Pyongyang vada limitata in qualche modo. Nonostante questo, Pechino è letteralmente in preda al terrore di fronte alla prospettiva di veder crollare un altro regime comunista, prospettiva più che mai concreta nel caso in cui la Corea del Nord debba piegarsi alla volontà statunitense. Proprio di recente è andato in scena il congresso del Partito Comunista Cinese, che ha rilevato come la Cina sia di fatto rimasto, pur in tutte le sue concessioni e contraddizioni, l’ultimo grande baluardo di un socialismo che vacilla negli Stati più piccoli, come la Corea del Nord, che non godono più della tutela internazionale d’un tempo. Dunque per la Cina c’è quasi l’esigenza di mantenere i piedi in due scarpe, cercare di mantenere gli equilibri geopolitici senza restare però sorda ai pericoli che la tensione nucleare tra Usa e Corea del Nord può causare.