Due i morti dichiarati ufficialmente, ma le vittime potrebbero essere di più, in quanto molti sono i feriti. E’ il risultato dell’attacco alla sede televisiva Shamshad a Kabul, di appartenenza pashtun, la componente etnica afgana da cui nacquero i talebani e oggi impegnata nel difficile processo di pace afgano. Immediate rivendicazioni e non rivendicazioni: i talebani dicono di non essere responsabili, l’Isis rivendica. “Questo attacco non è il primo che mostra l’esistenza di una guerra fra talebani diciamo doc e quei talebani che da anni hanno giurato fedeltà al califfato islamico” spiega Fausto Biloslavo a ilsussidiario.net. “Lo stesso sta accadendo in Somalia, dove anche qui gli islamisti fedeli all’Isis cercano di prendere il sopravvento. Sono fronti prima secondari rispetto a quelli di Siria e Iraq, ma destinati a diventare di primaria importanza già da adesso, perché il califfato islamico che rifiuta di dichiararsi sconfitto e cerca nuove sponde territoriali”.



Biloslavo, che succede esattamente in Afghanistan alla luce di questo nuovo attentato rivendicato dall’Isis? Che fine hanno fatto i talebani?

Quello che sta succedendo non è una novità, accade ormai da tempo. Va detto che i talebani controllano in un modo o nell’altro circa il 45 per cento dei distretti afgani, il che non è poco, anzi. 



Il fatto che l’attentato sia stato rivendicato dall’Isis mentre i talebani chiarivano al loro estraneità, che cosa significa?

Una parte dei talebani già da qualche anno ha giurato fedeltà al califfo dell’Isis ipotizzando la rinascita dello stato islamico del Khorasan, che non riguarda solo l’Afghanistan, ma anche le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale. 

C’è dunque una guerra fra terroristi dell’Isis e terroristi talebani in corso?

Esattamente. I talebani fedeli all’Isis sono una minoranza, circa tremila combattenti, ma sono molto determinati e hanno roccaforti soprattutto nel sudest del paese, ma anche ad ovest, dove sono ancora presenti circa 800 soldati italiani. I talebani “puri” vedono come fumo nell’occhio l’attrazione di molti di loro verso le bandiere nere: si combattono apertamente, ci sono scontri molto duri, gli uomini dell’Isis quando catturano dei talebani non esistano a decapitarli pubblicamente. In sostanza si ammazzano per il controllo del territorio.



E’ una guerra che resta confinata in Afghanistan oppure è destinata a uscire dai confini?

Nella folle visione dello stato islamico va al di là dei confini dell’Afganistan che conosciamo. Interessa anche Pakistan e Uzbekistan. L’Isis vuole realizzare il vecchio sogno di Al Qaeda, lo stato del Khorasan. 

Che scenario si può prevedere? 

Dopo la perdita del territorio in Siria e in Iraq questi altri fronti diventeranno i più importanti. I rifugiati dello stato islamico si sposteranno in Afghanistan, ci sarà una recrudescenza dell’attività. Vengono definiti fronti secondari ma non è affatto così.

Anche in Somalia sta accadendo qualcosa di simile?

In Somalia il gruppo terrorista Al-Shabaab sembrava quasi del tutto sconfitto invece i suoi affiliati continuano a combattere e fare attentati.  Questo gruppo è sempre stato qaedista, sono considerati i cugini di bin Laden ed sono sempre stati sostenuti e finanziati dai qaedisti dello Yemen.

Invece adesso?

Adesso anche qui sta succedendo che alcune fazioni hanno giurato fedeltà allo stato islamico, che nonostante le recenti sconfitte sul territorio ha ancora una forte attrazione. Diventeranno fronti sempre più importanti perché gli unici dove l’Isis potrà continuare a operare.

Mosca e Washington come stanno reagendo a questa situazione?

Mosca è molto preoccupata dell’Afganistan perché anche se quelle confinanti sono repubbliche ex sovietiche, la presenza russa con basi militari e i legami economici sono sempre molto forti. In Somalia, dopo Obama che aveva posto molte limitazioni agli attacchi per evitare vittime civili, con Trump i militari hanno ricevuto carta bianca e infatti dall’inizio dell’anno i bombardamenti con droni o gli interventi di terra di corpi speciali americani si sono di molto intensificati.