La Russia si schiera, idealmente, a difesa della Corea del Nord: gli ultimi giorni di fitti colloqui diplomatici tra i due Paesi asiatici hanno portato una posizione assai decisa e in certi versi spiazzante (per gli Usa sopratutto), «La Russia non permetterà azioni militari contro la Corea del Nord». Lo dice il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev dopo le ultime dichiarazioni della Haley (Usa) che hanno portato il livello della minaccia anti-Kim Jong-un davvero alle stelle. «Se ci dovesse essere un’azione militare — e sapete che alcuni paesi non la escludono — questo creerebbe ogni sorta di problemi, anche per noi. Ma non possiamo permettere che ciò accada». Intanto il Consiglio di Sicurezza Onue prosegue nelle difficili concertazioni e si prepara ad emettere una risoluzione che possa essere il più possibile condivisa: ma intanto la guerra mondiale si presenta nuovamente per una ennesima e a tratti stucchevole “guerra fredda” a distanza tra Russia e Usa.
TRUMP VUOLE CACCIARE LA “COLOMBA” TILLERSON
Possibile terremoto in vista negli Stati Uniti, l’ennesimo in questi mesi complessi di amministrazione Trump: una delle teste più importanti sta rischiando di saltare, e non da poco tempo come novità, per le troppe divergenze sulla politica estera. Trattandosi di Rex Tillerson, l’attuale Segretario di Stato (il nostro Ministero degli Esteri, per intenderci) capite da soli che il tema “guerra mondiale” rischia di essere il vero pomo della discordia tra i due leader. Al momento Trump non ha detto ancora nulla, ma è ben noto la sua considerazione di Tillerson: è troppo “colomba”, troppo dedito alla diplomazia (del resto è il suo mestiere, ndr) e poco all’azione e proprio sulla Corea del Nord il rischio di far saltare il banco è molto vicino per il tycoon Usa. Stando ai media americani – che però ben poco di azzeccano normalmente su Trump e le sue scelte – in rampa di lancio ci sarebbe al posto del troppo “tranquillo con Kim” l’attuale n.1 della Cia, Mike Pompeo, in secondo luogo l’attuale ambasciatrice all’Onu Nikki Haley. Due “trumpisti” non della prima ora ma finora dediti alla causa del presidente: gli scenari, con la cacciata di Tillerson, potrebbero immediatamente cambiare e la diplomazia americana prendere una svolta decisa verso uno scontro muro contro muro sul fronte coreano.
COLLOQUIO USA-SEUL: LE PROMESSE DI TRUMP
Ieri sera colloquio di oltre un’ora tra Trump e Moon Jae-in per il nodo estremo della Corea del Nord: la guerra mondiale è una cosa seria e i principali leader mondiali sono a colloquio per provare ad evitarla (almeno pubblicamente, va detto, ndr). «Sulla Corea del Nord bisogna continuare a mantenere elevato pressing attraverso forti sanzioni per portarla al tavolo negoziale», questo l’esito concorde dei due leader alleati dopo la chiamata lunghissima intercontinentale. «Il missile ICBM lanciato ieri era il più avanzato su tutti gli aspetti, visto finora. Ma non è stata confermato che il paese ha la tecnologia per miniaturizzare testate nucleari. Dobbiamo prevenire che Pyongyang la sviluppi ulteriormente e infine la smantelli», ha detto Moon Jae-in a Trump, secondo il suo portavoce, Park Soo-hyun. Di contro Donald Trump promette alla Corea del Sud una delegazione di alto livello a Seul per i prossimi Giochi Olimpici invernali: obiettivo, tenere pressione su Pyongyang e continuare sulla strada della denuclearizzazione ad ogni costo.
XI JINPING: “NO AL NUCLEARE OBIETTIVO INCROLLABILE”
Come abbiamo provato a spiegare ieri, il ruolo della Cina all’interno di questa pre-terza guerra mondiale, è forse quello più prezioso anche se più incontrollabile e imprevedibile di tutti i principali attori internazionali. La crisi in Corea del Nord non si placa e se le esternazioni di Trump che dà a Kim Jong-un del ”cagnolino malato” fanno più sorridere che altro, l’allarme di un possibile scontro nucleare è tutt’altro che “simpatico”. Nel Consiglio di Sicurezza Onu di queste ultime ore la Corea del Nord «verrebbe totalmente distrutta in caso di guerra», ha detto l’ambasciatore Usa all’Onu, Nikki Haley, ma prima di ricorrere a soluzioni drastiche, «Il presidente Trump ha chiamato il presidente cinese Xi questa mattina e gli ha detto che siamo arrivati al punto in cui la Cina deve tagliare il greggio alla Corea del Nord». E ivi torniamo alla Cina: il vero crocevia delle complesse e segreti rapporti internazionali è sempre più Pechino che, secondo i rumors sudcoreani, sarebbe anche in procinto di invadere l’ex alleato per porre fine al grosso problema economico e politico che la Cina in primis subisce con gli occhi del mondo puntati contro. «Nella tarda serata di ieri, ora locale, Xi aveva ribadito che la denuclearizzazione della penisola coreana rimane l’obiettivo incrollabile della Cina», riportano i diplomatici mondiali dal Palazzo di Vetro a New York. Questo significa che dunque Xi sarebbe pronto ad accettare la “proposta” di Trump sul taglio al petrolio e forse anche al blocco navale? La certezza non vi è, anche se qualcosa dovrà avvenire per forza: le condizioni attuali sono davvero, più che mai, vicino all’escalation sul Pacifico.
USA ALL’ONU, “MONDO PIU VICINO ALLA GUERRA”
Gli Stati Uniti durante la riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu hanno ribadito il rischio, fortissimo, di una guerra mondiale a breve dopo il missile nordcoreano: «Se scoppierà la guerra il regime nordcoreano sarà completamente distrutto. Non abbiamo mai cercato e non cerchiamo la guerra con la Corea del Nord. Quest’ultima azione avvicina il mondo alla guerra», spiega la rappresentate Usa Nikki Haley davanti agli altri esponenti mondiali. La richiesta è la medesima di sempre: isolare, isolare, e ancora isolare il regime di Pyongyang, con le massime potenze mondiali invitate da Trump a non commerciare e favorire il regime di Kim Yong-un, «Alcuni Stati continuano a finanziare il programma nucleare nordcoreano», ha accusato ancora la Haley. A confermare però il clima tesissimo è il capo degli Affari Politici dell’Onu, Jeffrey Feltman: «Non c’è niente di più pericoloso per la pace e la sicurezza del mondo in questo momento di ciò che sta accadendo nella penisola coreana, ora bisogna fare di tutto per evitare una ulteriore escalation».