E’ una visione, quella dell’esperto americano di geopolitica Edward Luttwak, della crisi nordcoreana inedita e differente da quelle che normalmente sentiamo sui media. “Gli Stati Uniti, militarmente, non sono attrezzati per una guerra convenzionale contro la Corea del Nord. Ovviamente possono tempestarla di bombe nucleari, ma da Paese responsabile quale sono non lo faranno mai”. Per Luttwak, l’unica strategia che ha in mano Trump è “strangolare economicamente Pyongyang, cosa su cui i cinesi si trovano totalmente d’accordo con lui”. Ma in mezzo c’è lo sgambetto di Mosca.



Luttwak, secondo alcuni l’ultimo missile lanciato da Kim Jong-un è stata una provocazione contro Pechino che ha aderito alle sanzioni contro di lui; per altri invece è Pechino che spinge il dittatore contro gli Usa. La sua opinione?

Il quadro è questo: la Corea del Nord è progredita nel suo cammino nucleare sviluppando la capacità di dotarsene. Nel corso di questo cammino ha rotto con la Cina che si è dimostrata sempre più vicina a Washington e sempre più lontana da Pyongyang.



Come è stato possibile questo, dopo l’alleanza pluridecennale tra Cina e Corea del Nord? E’ una amicizia concreta o solo di facciata?

Con l’arrivo di Trump, Pechino ha capito che il nuovo presidente, a differenza di Obama, fa seguire alle parole i fatti concreti. Sono stati diversi gli incontri fra i due leader, in sostanza Trump ha detto loro: se voi continuate a fare affari con la Corea del Nord, io interrompo gli affari con voi e la Cina sprofonda. Xi Jinping, lo abbiamo visto anche noi, ha capito che era meglio andare con gli americani. Ha pensato: i nordcoreani sono impossibili da far ragionare, quelli del sud sono bugiardi, d’ora in poi ce la vediamo noi cinesi con voi americani.



Questo cosa significa concretamente? Una azione militare congiunta?

No. Significa soffocare la Corea del Nord fino allo strangolamento economico. Gli Usa vogliono il blocco totale della fornitura di petrolio a Pyongyang. Ma i cinesi, che hanno già ridotto di parecchio questa fornitura, esitano a farlo del tutto perché temono che i russi espandano quello che già stanno facendo.

In questi giorni il ministro degli Esteri russo ha definito provocatori gli americani, non i nordcoreani, che significa?

I russi si sono infilati in mezzo a cinesi e americani, vogliono sgambettarli entrambi. Già da tempo Mosca contrabbanda petrolio con Pyongyang, usando navi da pesca che agiscono indisturbate. La situazione è la seguente: cinesi e americani da una parte, nordcoreani dall’altra e russi in mezzo che fanno i loro interessi a danno di tutti.

Cosa dobbiamo aspettarci? La guerra nucleare?

No, non succederà niente di militare. Gli americani sono in grado di combattere arabi e afgani perché questi non hanno artiglieria, non hanno carri armati, non hanno aviazione. Potrebbero, se volessero, distruggere in pochi minuti gli impianti nucleari dell’Iran e quelli di Pyongyang, ma sono un popolo responsabile, non lo faranno mai. Ma una guerra convenzionale con la Corea del Nord gli americani non sono in grado di combatterla, è uno dei motivi per cui Trump ha chiesto di alzare il bilancio militare.

E dunque? Aspettiamo che Kim Jong-un scateni lui la guerra?

Gli americani hanno fatto un grave errore per quarant’anni, non hanno spostato a sud Seul, non l’hanno resa difendibile, l’hanno lasciata alla mercé del Nord e adesso non potranno difenderla in caso di attacco convenzionale.

Forse però Kim Jong-un ha raggiunto l’unico obbiettivo che gli interessava, entrare nel novero delle potenze nucleari. In fondo India e Pakistan hanno fatto lo stesso, sono diventate potenze nucleari senza chiedere il permesso a nessuno.

Chi dice questo non conosce veramente la Corea del Nord. Non è un regime comunista, è l’unico paese al mondo retto da un culto sciamano, pagano. La seconda personalità più potente è la sorella minore di Kim Jong-un e l’unica cosa che interessa ai due è mantenere il potere interno totale.

Dobbiamo vivere alla mercé di questi due pazzi dunque?

Il mondo è drasticamente cambiato: le grandi potenze sono diventate impotenti, stati determinati nei loro obbiettivi come la Corea de Nord fanno quello che vogliono e le grandi potenze devono subirli.

(Paolo Vites)