La Marina degli Stati Uniti è entrata in contatto con qualcosa che può essere definito un Ufo. La storia è stata raccontata dal New York Times, che ha confermato l’esistenza di un programma del governo americano per studiare le presenze aliene nell’atmosfera terrestre. Due ufficiali, il comandante David Fravor e il tenente comandante Jim Slaight, hanno fornito le testimonianze importanti e inquietanti che vi abbiamo riportato e su cui c’è anche un video. Ma James E. Oberg, ex ingegnere della Nasa che ha lavorato al progetto Shuttle e autore di libri che smentiscono gli avvistamenti di Ufo, si è detto scettico parlando proprio al NYT: «Lassù è pieno di gente che vola e di gente che non vuole far sapere che sta volando», ha dichiarato riferendosi ai programmi militari più o meno segreti delle varie nazioni. «E camuffare un velivolo in modo da non farlo riconoscere è il modo migliore per farlo». Il New York Times ha aggiunto che il programma era stato fortemente voluto dal senatore democratico del Nevada Harry Reid, sostenitore dell’esistenza degli Ufo. Lui aveva ottenuto che il finanziamento da 22 milioni di dollari andasse all’amico Robert Bigelow, imprenditore miliardario attualmente impegnato in un progetto per la realizzazione di navi spaziali modulari per la Nasa. (agg. di Silvana Palazzo)



PENTAGONO AMMETTE: 22 MILIONI DI DOLLARI PER TROVARE VITA ALIENA

Da oggi i cosiddetti complottisti hanno dei motivi in più per credere che non siamo soli nell’universo. Anzi, per la precisione 22 milioni in più, quanti sono i dollari che gli USA hanno investito nella ricerca degli UFO in un apposito programma denominato Advanced Aerospace Threat Identification Program del Dipartimento della Difesa. Come riferisce il New York Times, è la prima volta che il Pentagono ammette l’esistenza di un programma di questo tipo. Si tratta di certo di una spesa collaterale, 22 milioni a fronte di 600 miliardi annuali di cui il DoD disponeva, ma costituisce la prova che a Washington qualcuno si è posto delle domande sulla presenza nei cieli dei cosiddetti “oggetti volanti non identificati”. In particolare, a spingere per l’avvio del programma, nato nel 2007 e concluso nel 2012, fu Harry Reid, Democratico dello stato del Nevada, all’epoca leader della maggioranza al Senato. Per quanto ufficialmente il programma sia terminato, suoi sostenitori affermano che è ancora in vita grazie al lavoro di alcuni dirigenti che hanno continuato a indagare su episodi riportati da militari e su filmati di diversa origine.  



IL RACCONTO DEI MILITARI

E per quanto gli scienziati consultati dal New York Times scoraggino i facili entusiasmi di chi ha sempre creduto nell’esistenza della vita aliena, dicendo che ciò che non siamo in grado di comprendere non è per forza qualcosa di insolito, ci sono racconti di alti ufficiali in grado dell’esercito USA ad accrescere il mistero attorno alla vicenda. Una delle storie inserite all’interno dell’Advanced Aerospace Threat Identification Program è quella del comandante David Fravor e del tenente comandante Jim Slaight, entrambi top gundella Marina a stelle e strisce. I due hanno raccontato di “oggetti volanti che apparivano all’improvviso ad 80.000 piedi di altezza, si tuffavano in direzione dell’oceano e poi si fermavano d’un tratto all’altezza di 20.000 piedi. Quindi, come erano apparsi, sparivano”. Dopo aver inviato in perlustrazione i loro caccia registravano, nel punto corrispondente all’avvistamento, la sparizione dai radar dei loro stessi aerei. Finita qui? Macché. Una perlustrazione ulteriore, in una giornata non condizionata da fenomeni meteo di sorta e sempre nello stesso punto d’avvistamento, testimoniava un incresparsi delle onde simile a quello dell’acqua che bolle. Il comandante Fravor descrisse così la scena che gli si parò di fronte alzando gli occhi al cielo:”A 50 piedi dal pelo dell’acqua un mezzo volante, biancastro, ovale e lungo una quarantina di piedi”. Sprezzanti del pericolo, i militari tentarono un approccio: sulle prime il disco si avvicinò, poi decise di allontanarsi “con un’accelerazione mai vista”. Un racconto incredibile, se non fosse che a catalogarlo e custodirlo, al quinto piano dell’Anello C dell’edificio più controllato al mondo, era il Pentagono. Gli Usa c’hanno creduto e forse ci credono ancora: non siamo soli nell’universo.