Il “sogno” di un rinnovato dialogo e di un fronte comune tra Russia e Usa dura lo spazio di un giorno? Forse, almeno a livello pubblico: in privato sappiamo che come Trump anche Putin considera l’interlocutore valido per poter imbastire accordi e fronti comuni per le varie crisi mondiali, ma poi a livello di politica interna è altrettanto fondamentale che i leader tengano una “distanza-strategica” che punti tutto sulla conservazione della propria leadership sugli “avversari-nemici”. Così forse accade anche oggi, con il discorso sulla sicurezza nazionale che Trump farà oggi a Washington. Secondo i punti anticipati da Bloomberg e Reuters, su fonte ufficiale della Casa Bianca, Cina e Russia “tornano” ad essere definiti avversari e nemici degli Stati Uniti d’America: «Mosca e Pechino mirano a rendere le economie meno libere e e meno corrette, ad accrescere la loro forza militare, a mettere sotto controllo l’informazione e i dati per reprimere le loro società ed espandere la loro influenza». Un esempio della “doppia faccia” della politica trumpista (che su questo ricalca perfettamente i predecessori Obama e Clinton, ndr) starebbe anche nel passaggio in cui «bisogna ripensare la strategia statunitense basata sul presupposto di coinvolgere le potenze rivali includendole nelle organizzazioni internazionali con lo scopo «di farli diventare attori innocui e partner affidabili».
N.COREA, “AVANTI COL NUCLEARE NONOSTANTE GLI USA”
Onu, Russia e Usa sembrano essere per una volta tutti più vicini per provare a chiudere un accordo sul piano diplomatico da presentare alla Corea del Nord: ma la Corea del Nord non ci vuole minimamente sentire e rilancia i piani di guerra mondiale che tanto hanno allarmato in questo delicato 2017 che volge al termine. Con un durissimo editoriale sul giornale del regime, il Rodong Simun, ieri si è ricordato il “glorioso 17 dicembre”, giorno in cui scomparve il padre della patria (e di Kim Jong-un), Kim Jong-il. Per questa occasione, il regime comunista ne approfitta per dettare ancora la linea del piano nucleare: «Il carattere tenace del nostro Paese, che ha spezzato l’imperialismo con la preziosa spada nucleare, è inseparabile dai meriti di Kim Jong-il. Fino a quando avremo il potenziale di difesa, tuonerà la nostra grandezza di invincibile potenza. Con fiducia andiamo avanti, nonostante le sanzioni e l’isolamento degli Stati Uniti e dei loro scagnozzi». Alla faccia del dialogo…
RUSSIA, “OK A PROPOSTA ONU”
La speranza in un accordo politico resta ancora una volta il primo punto nell’odg del Cremlino per quanto riguarda il nodo Corea del Nord: non una guerra mondiale, sì ad un accordo che ponga fine al programma nucleare di Kim Jong-un ma che ponga un limite anche alla espansione ed influenza degli Usa nel Pacifico, specie nella penisola coreana. Lo ha ribadito ancora a Sputnik il vice ministro degli Esteri, Sergey Ryabkov, spiegando come la proposta del Segretario Onu António Guterres – che nei giorni scorsi ha ripreso a parlare di canali di comunicazione riaperti tra le due Coree, sul fronte militare, economico e politico grazie alla mediazione delle Nazioni Unite – sia da prendere in seria considerazione. «Un’iniziativa conveniente, dovremmo esaminarla, a nostro avviso. Qualsiasi proposta in grado di creare strumenti per una soluzione politica è ben accetta», ha ribadito al portale russo. Il vice ministro ha poi affermato come «la speranza che la proposta abbia una seria accoglienza a Washington e Pyongyang» e che, invece di ribadire le richieste reciproche, cerchi di «dare un approccio più ampio e profondo alla situazione per sbloccare il dialogo».
TRUMP SVENTA ATTENTATO IN RUSSIA
La notizia svelata ieri dal Cremlino ha avuto un vero e proprio effetto-clamoroso in tutta la comunità internazionale che da mesi vive nel terrore di una possibile terza guerra mondiale, dalla Corea del Nord fino ai gravissimi episodi di instabilità sociale e militare in Medio Oriente. Gli Usa avrebbero sventato un attentato terroristico dell’Isis in Russia. In particolare, la Cia avrebbe nei giorni scorsi avvertito i colleghi del Cremlino sulla quasi certa possibilità che un commando islamista entrasse in azione il 16 dicembre, sabato scorso, nella Cattedrale di San Pietroburgo e anche altri luoghi della metropoli russa. Ieri il presidente Putin ha chiamato Trump per ringraziarlo e per promettergli lo stesso trattamento qualora i servizi segreti russi dovessero scoprire eventuali complotti del terrorismo internazionale contro gli Stati Uniti. Dai vari “sgarbi” commessi l’uno contro l’altro, dalle minacce di condizionare pesantemente le politiche estere, fino al grosso nodo in Corea del Nord: di colpo Russia e Usa si avvicinano di più ad uno “scongelamento” imponente della Guerra Fredda 2.0, con un possibile nuove fronte diplomatico unito dalla stessa sponda contro il terrorismo islamista. Oltre alla facciata dei migliorati rapporti tra Putin e Trump, resta il contenuto molto positivo di un attentato evitato e di una collaborazione che potrebbe essere molto utile e fruttuosa anche rispetto al terrorismo in Medio Oriente e non solo: la Nord Corea e il programma nucleare necessita di seria attenzione e già nei giorni scorsi le aperture di Tillerson ad una soluzione diplomatica avevano visto il plauso del Cremlino. Che siamo davvero di fronte ad una nuova stagione di “cooperazione” internazionale delle due massime potenze mondiali?
MISSILI N.COREA, ARRESTATO MEDIATORE PER PYONGYANG
È notizia di ieri mattina l’arresto in Australia di un 59enne che “per diletto” contrabbandava armi per la Corea del Nord: ma non smerciava pistole o fucili, bensì componenti per armi di distruzione di massa, missili balistici compresi. Una guerra mondiale in “preparazione” per Pyongyang con ramificazioni in tutto il Pacifico: il rischio è proprio questo e le autorità australiane hanno provato a interrompere una delle tante tratte in corso da e per Pyongyang. Si chiamava Chan Han Choi l’arrestato “mediatore” che usava una comunicazione in codice per le transazioni, discutendo la fornitura di armi per la distruzione di massa: rischia 10 anni di prigione e ben sei capi d’accusa, spiega EuroNews. Viveva in Australia da oltre 30 anni e di fatto è il primo accusato di un reato del genere nella “terra dei canguri”: «E’ un arresto molto molto importante. Le accuse che sono state formulate sono gravissime. Quello della Corea del Nord è un regime criminale che minaccia la pace della regione. E’ un regime che si sostiene violando le sanzioni imposte dalle Nazioni Unite, non soltanto vendendo carburante e altri beni ma anche vendendo armi, droga e commettendo crimini cibernetici», ha confermato il premier australiano. (agg. di Niccolò Magnani)