Gli Stati Uniti d’America inviano al confine con la Corea del Nord, appoggiando ufficialmente l’alleato sudcoreano, ben 6 caccia F-22 invisibili ai radar. L’immediata risposta militare dopo il missile lanciato da Kim Jong-un mette in grosso pericolo i rapporti dell’immediato futuro in quella regione, con la guerra mondiale che incombe come minaccia sia per Pyongyang che per Washington. Secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap, «sarà la prima volta che sei F-22 saranno in Corea del Sud ed insieme loro saranno schierati caccia-bombardieri invisibili ai radar F-35A e F-35B, caccia-bombardieri convenzionali (non stealth), F-16C ebombardieri strategici B-1B. Cui si aggiungono F-15K, KF-16 e F-5 sudcorerani per un totale di 230 aerei da guerra e 8 basi militari», si legge nella nota ufficiale del governo di Seul.
RUSSIA, “GLI USA VOGLIONO DISTRUGGERE PYONGYANG”
Dalla Russia arrivano nuove “frecciate” contro Donald Trump e sempre dalla bocca del ministro degli Esteri che nei rapporti diplomatici Russia-Usa rappresenta la versione “poliziotto cattivo”, mentre Putin fa più la parte del “pompiere” spegnendo, ad arte, i casi scoppiati a livello diplomatico contro Usa e Onu. Dicevamo di Lavrov, durante il Consiglio di Sicurezza Onu ha lasciato queste parole ben poco “rasserenanti” i rapporti dei due Paesi impegnati in una guerra mondiale e nello stesso tempo in una sorta di nuova guerra fredda: «Washington fa di tutto affinché Kim Jong-un ceda e intraprenda azioni rischiose. E’ triste, ma gli americani devono, prima di tutto, spiegare a tutti noi quello che vogliono. Se vogliono trovare una scusa per la distruzione della Corea del Nord, se lo diranno direttamente, e se c’è conferma dalla leadership americana superiore».
“TRUMP UN DEMONE NUCLEARE”
“Donald Trump è un demone nucleare, un distruttore della pace globale e con la sua amministrazione gli Usa stanno implorando una guerra atomica, inscenando una scommessa nucleare estremamente pericolosa sulla penisola coreana”: le parole del portavoce del regime di Pyongyang risuonano ancora come un messaggio di guerra mondiale contro gli Usa e tutti i Paesi che li sostengono in questa fase di grosso e perdurato timore di uno scontro nucleare. Le armate di Kim Jong-un continuano le parate in patria, gli Usa invece dispiega di nuovo le sue forze agli immediati confini per “intimorire” il nemico, sempre più minaccioso con missili e proclami di guerra. Sei F-22 Raptor americani sono oggi giunti in Corea del Sud in vista del ciclo di manovre annuali aeree congiunte “Vigilant Ace”, del 4-8 dicembre: è il primo dispiegamento così ingente di caccia vicino ai confini di Pyongyang e non promette nulla di buono, specie per le possibili conseguenze del regime – come annunciato dal portavoce – nei confronti delle nazioni anti-Corea del Nord.
MCMASTER (USA): “GUERRA NUCLEARE RISCHIO AL 50%”
Il rischio di una Terza Guerra Mondiale non è mai stato così concreto come in questi giorni. Parola di Herbert McMaster, Consigliere per la Sicurezza Nazionale USA, l’uomo con cui il presidente Trump puntualmente si confronta per valutare la minaccia rappresentata dalla Corea del Nord. Come riporta Libero, riprendendo le ultime dichiarazioni di quello che in ambienti militari viene chiamato “soldato intellettuale” per le sue fini abilità da stratega, McMaster non ha nascosto che dopo l’ultimo test missilistico da parte di Pyongyang, la possibilità di un conflitto non è da scartare. Queste le sue parole a proposito:”Il presidente è già pronto ad agire secondo la lezione della storia. Quando dice di prendere in esame l’ipotesi di una guerra, va preso sul serio”. McMaster ha addirittura quantificato la minaccia:”Il rischio mondiale è cresciuto in pochi giorni dal 15 ad oltre il 50%”. (agg. di Dario D’Angelo)
SOLENNE PARATA MILITARE A PYONGYANG
Sembra non conoscere la paura che una Terza Guerra Mondiale abbia origine proprio dalle sue mosse: Kim Jong-un tiene il Pianeta sotto scacco, consapevole che nessuno – dopo il lancio dell’ultimo missile intercontinentale del 30 novembre, modello Hwasong-15, può permettersi di vedere se il leader della Corea del Nord bluffa o è davvero a tutti gli effetti una potenza nucleare. E se alle Hawaii, come riportato dall’Abc, è stato testato testato il sistema di rilevamento ed allerta per attacchi nucleari rimasto inutilizzato dalla fine della Guerra Fredda, a Pyongyang il clima è a dir poco festoso. Come riporta La Repubblica, il dittatore nord-coreano ha deciso di celebrare la riuscita dell’ultimo test missilistico con una parata militare in grande stile. Un clima solenne si respirava nella piazza dedicata a Kim Il-Sung, decorata con le immagini dei leader della dinastia al potere e stracolma di migliaia tra soldati e civili che inneggiavano al dittatore. Lui, però, non si è fatto vedere: a prendere gli applausi, per una volta, sono stati i suoi gerarchi. (agg. di Dario D’Angelo)
STATUS DI POTENZA NUCLEARE?
Sta passando un po’ inosservato sui media internazionale, ma quanto detto dal deputato membro della delegazione russa rientrata da Pyongyang, Vitaly Pashin, varrebbe la pena almeno di essere segnalato. Più che altro perché conferma l’impressione che all’Onu hanno ormai da mesi e per la quale ancora non sono comunque arrivati ad una decisione comune: «La Corea del Nord è pronta a negoziare, tuttavia la parte nordcoreana ha le sue condizioni: dovrebbe essere riconosciuta come una potenza nucleare». Negoziare, collaborare, ritirare la “minaccia” di terza guerra mondiale, ma solo se la Russia e gli Stati Uniti la riconoscono come potenza nucleare e con “parità” si siedono al tavolo dopo oltre 60 anni per “ricucire” il grave strappo della Guerra di Corea. Inoltre, Pashin a Russia Today ha dichiarato che Pyongyang sostiene di «essere stato costretto ad essere aggressivo e che non fermerà il suo programma nucleare».
PYONGYANG, “LA FAREMO PAGARE AL GIAPPONE”
Intanto prosegue la dinamica inquietante di una pre-guerra mondiale con i maggiori protagonisti tutti in qualche modo l’uno contro l’altro: la Russia e la Cina da un lato non vogliono che gli Usa invadano la Nord Corea, dall’altro sono anche pronte ad attaccare loro stessi il regime di Pyongyang. Trump ha più fronti da combattere, non ultimo quello interno del famigerato RussiaGate (e il caso Flynn ne è solo la punta di diamante di un lunghissimo attacco alla sua leadership); da ultimo il Giappone, che da ieri si ritrova con un Imperatore “dimissionario” (se ne andrà dal 2019) e un vicino riottoso che fa minacce del genere. «Faremo pagare caro a Tokyo i suoi crimini di guerra. Gli imperialisti giapponesi inflissero innumerevoli dolori e disgrazie al popolo coreano dopo aver inserito la Corea nella sua colonia. Dopo il trattato di Eulsa, del novembre 1905, i giapponesi tentarono cancellarla letteralmente come nazione», si legge nell’ennesima agenzia KCNA contro i “nemici del popolo nordcoreano”. I crimini di guerra del Giappone sono stati gravissimi all’epoca, ma è chiaro che oggi la dimensione dei rapporti e delle situazioni si è fatta completamente diversa: Kim intende in un colpo solo mettere nel mirino Tokyo e Washington, e lo fa ancora con più sprezzante sicurezza avendo in mano la “copertura” pubblica di Russia e Cina che hanno avvisato all’Onu, “non permetteremo che nessuno, tantomeno gli Usa, invadano la Corea del Nord. La situazione deve essere diplomatica”. Già, ma su quali basi si potrà “giocare” se sono davvero sempre più tutti contro tutti?