La Corea del Sud e gli Usa potrebbero sospendere le loro esercitazioni militari in concomitanza con i giochi olimpici invernali che si terranno a PyeongChang dal 9 al 25 febbraio e dal 9 al 18 marzo a PyeongChang. Lo ha dichiarato il presidente Moon Jae-in, come riporta Agenzianova.com. Un’iniziativa, quella resa nota, che permetterebbe la partecipazione degli atleti nordcoreani sebbene tutto dipenderà dalla condotta di Pyongyang delle prossime settimane. “E’ possibile che Corea del Sud e Stati Uniti valutino la possibilità di rinviare le esercitazioni. Ho avanzato questa proposta e gli Stati Uniti la stanno prendendo in considerazione”, ha dichiarato Moon in una intervista all’emittente Usa Nbc. Non si esclude infatti che Pyongyang annunci presto la partecipazione degli atleti nordcoreani alla manifestazione sportiva. Le prossime esercitazioni militari, dunque, anche secondo fonti Usa potrebbero essere rinviate alla metà di marzo al fine di mettere a tacere, almeno temporaneamente, le tensioni tra i vari paesi. Nessun commento da parte del ministero degli Esteri sudcoreano, mentre a rompere il silenzio è stato il comandante David Brenham, responsabile delle pubbliche relazioni del Comando Usa del Pacifico, il quale ha asserito che Usa e Corea del Sud “continuano a discutere la tempistica delle esercitazioni Key Resolve e Foal Eagle”, e che “l’alleanza diffonderà un comunicato al momento opportuno”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



COREA DEL NORD, VERTICE MINISTRI ESTERI IN CANADA

Da Pyongyang a Gerusalemme e ritorno: gli equilibri internazionali sono sempre più delicati, con l’Onu che si appresta a dover gestire anche i prossimi mesi sull’orlo di una terza guerra mondiale. La novità di giornata, in attesa della votazione domani su Gerusalemme capitale, viene dal Canada: il segretario di Stato Rex Tilerson e il suo omologo Ministro degli Esteri canadese Chrystia Freeland hanno annunciato per il prossimo 16 gennaio una convocazione ufficiale rivolta a tutti i ministri degli Esteri mondiali per quanto riguarda la minaccia nucleare della Corea del Nord. «Con il Segretario di Stato abbiamo convenuto di ospitare un incontro dei ministri degli Esteri di tutto il mondo come atto di solidarietà internazionale contro le azioni pericolose e illegali della Corea del Nord» ha detto Freeland assieme a Tillerson questa mattina, ora italiana. (agg. di Niccolò Magnani)



GERUSALEMME, USA VS ONU: “CONTEREMO CHI CI È CONTRO”

Tenendo sullo sfondo la vicenda purtroppo enormemente “esplosiva” in Corea del Nord, oggi la comunità internazionale è impegnata con un altro e impellente problema che suscita distanze ormai invalicabili tra i principali attori mondiali. Una guerra sulla crisi a Gerusalemme? Non è da escluderlo purtroppo, specie perché gli Usa sono sempre più “accerchiati” e con Trump in cabina di comando non c’è da star sereni su una risoluzione sempre diplomatica della faccenda. Tra qualche ora all’Assemblea Generale dell’Onu si vota sulla risoluzione che condanna la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele; stamane il tweet della ambasciatrice americana all’Onu ha di nuovo infuocato gli animi. «All’Onu – ha twittato Nikki Haley – ci chiedono sempre di fare e donare di più. Non ci aspettiamo di essere presi di mira da quelli che abbiamo aiutato. Prenderemo i nomi di chi ci critica». In una lettera poi indirizzata agli ambasciatori dei vari Paesi alle Nazioni Unite, sempre la Haley scrive «Il presidente Donald Trump osserverà attentamente questo voto e mi ha chiesto di riferirgli quali Paesi hanno votato contro di noi. Prenderemo nota di ogni voto su questo tema». (agg. di Niccolò Magnani)



LA “SORPRESA” DI KIM JONG-UN

Dal 19 dicembre 2011, Kim Jong Un è a capo della Corea del Nord, ed ha festeggiato così proprio nella giornata di ieri i suoi sei anni al potere, come successore del padre Kim Jong Il. L’attuale leader nordcoreano è salito al Governo come nuovo leader senza che le varie intelligence, in primis quella statunitense, sapessero troppo di questo rampollo che si è dimostrato ben più determinato dei suoi predecessori, fonte di costante preoccupazione da parte della comunità internazionale, per lo sviluppo del programma nucleare nordcoreano. E così c’è timore per una prossima scadenza: a febbraio la Corea del Sud ospiterà i giochi olimpici invernali e ci sono rumors che parlano di un Kim Jong Un pronto ad un gesto eclatante proprio per “celebrare” i suoi sei anni al comando. E i riflettori degli osservatori, Usa in testa, restano puntati su Pyongyang.

KIM JONG-UN, “PORTA IN FACCIA”

A TRUMPDopo che la Russia e la Cina hanno definito “imperialista” la politica estera di Donald Trump, la giornata di martedì ha visto chiudersi una terza porta in faccia, aumentando così le “possibilità” ipotetiche per la “estrema ratio” della guerra mondiale nel Pacifico. In maniera dura e senza repliche, il giudizio del regime di Pyongyang alla proposta di un incontro diplomatico per discutere il programma nucleare della Corea del Nord. Con un editoriale sul “giornale del regime”, il Rodong Sinmun, il dittatore Kim Jong-un risponde in maniera indiretta all’invito di Trump: «Nelle condizioni in cui tramite negoziati aggressivi ci scaricano la responsabilità per il peggioramento della situazione nella penisola coreana, non siamo d’accordo con il dialogo in cui discute la nostra rinuncia al programma nucleare. Non si può considerare la proposta di negoziati senza precondizioni e le azioni correlate della Casa Bianca in altro modo se non un tentativo di preparare una “risoluzione sulle sanzioni” del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro la Corea del Nord, che contiene formulazioni dure, come il blocco navale». Il netto “ko” alle possibili e flebili aperture fatte dagli Usa con le parole di qualche giorno fa di Rex Tillerson riapre l’enorme frattura diplomatica tra le potenze del Pacifico: per di più, dopo le dichiarazioni di Trump e le risposte di Cina e Russia, il piano per il 2018 si rileva di difficilissima lettura e di temibile conseguenza. L’Onu dovrà metterci una pezza, altrimenti la guerra mondiale potrebbe essere molto più che una “minaccia a parole”… (agg. di Niccolò Magnani)