Finalmente Donald Trump si gode un successo, anzi, come spiega lo scrittore e giornalista americano Andrew Spannaus, “dal punto di vista politico e legislativo il primo successo, perché fino a oggi non era mai riuscito a far passare un decreto legge al Congresso, era sempre dovuto ricorrere ad ordini esecutivi”. Non è neanche, aggiunge Spannaus, del tutto quello che Trump aveva promesso in campagna elettorale, cioè un taglio fiscale tale da aiutare le aziende a riportare in America i soldi e il lavoro delle grandi multinazionali: “Non basta dare dei soldi in mano alle aziende se non esiste un piano economico strutturale e concreto”.



Spannaus, la riforma fiscale che è stata approvata dal Congresso è davvero quello che Trump aveva promesso in campagna elettorale?

In parte. Il punto centrale di quello che Trump voleva ottenere è aiutare le aziende facendo pagare loro meno tasse e incoraggiandole a riportare soldi e investimenti negli Usa. Questo era l’obbiettivo principale. Con questa riforma ci sono sicuramente dei vantaggi per le imprese, ma ci sono anche degli svantaggi. Dunque l’obiettivo che si proponeva non potrà essere raggiunto nel modo che voleva lui.



Quali sono gli svantaggi esattamente?

Le grandi società multinazionali sono già piene di soldi, hanno un sacco di liquidità all’estero, più di due trilioni di dollari. Trump vuole riportare questi soldi negli Usa, ma le multinazionali non fanno investimenti non perché hanno bisogno di soldi, i soldi li hanno, ma perché, come già in passato, comprano azioni. Per costringerle a fare investimenti ci vogliono misure più specifiche.

E per le medie e piccole imprese ci saranno dei vantaggi?

Sicuramente l’abbassamento dell’aliquota è un aiuto. Le grandi imprese invece non ne hanno bisogno, già non pagano il 40% delle tasse federali grazie a vari incentivi. Riescono inoltre ad accedere a tanti benefici che le piccole imprese non hanno. Comunque per ottenere quello che vuole Trump ci vogliono altre cose, un grande piano di infrastrutture con il compito di fare da volano agli investimenti.



Le famose infrastrutture che Trump aveva promesso di costruire, dove sono?

Finora non si è visto nulla, sembra anche che il piano di investimenti sia stato tagliato drasticamente, ma nessuno di noi conosce la verità in proposito.

C’è poi stata una riduzione seppur minima delle tasse per il ceto più alto. Si può paragonare questa riforma con quanto fece Reagan negli anni 80?

Non è la stessa cosa perché quella di Trump punta più direttamente alla riduzione fiscale per le imprese sperando così di riportare il lavoro in America. C’è sì un abbassamento delle tasse, comunque non molto rilevante, per i redditi alti, che corrisponde all’idea di lasciare alla gente più soldi, però non è questo il cardine della riforma.

Il Congresso si è spaccato esattamente in due, repubblicani contro democratici per la prima volta in questa amministrazione, dando così la vittoria ai primi. 

I democratici ovviamente hanno dipinto questa riforma come il tentativo di dare più soldi ai ricchi, ma non è così. I vantaggi alle persone fisiche vanno sì ai più ricchi, ma non era questo che chiedeva Trump. Qualche senatore repubblicano seguendo la filosofia tipicamente loro ci ha infilato anche questo sconticino ai ricchi.

E’ stata cambiata in parte anche l’Obamacare, in che modo?

E’ stato eliminato l’obbligo di avere l’assicurazione e questo è un grande passo che potrà avere effetti significativi sui mercati sanitari. Meno persone compreranno le assicurazioni e questo potrà far aumentare di parecchio i costi. Oggi le persone in America che non hanno un’assicurazione garantita dal posto di lavoro sono circa il 50 per cento.

Questo non creerà una situazione drammatica per queste persone, anche se prima non potevano permettersi di comprare le assicurazioni?

Per le persone considerate in stato di povertà assoluta fino al quarto grado di povertà, il 90 per cento dei costi sanitari è pagato dallo stato federale, il restante 10 per cento dai singoli stati. Non tutti, perché quelli repubblicani si rifiutano di potenziare questo welfare statalista.

In conclusione questa riforma è davvero questo grande successo che Trump si sta attribuendo?

E’ un grande successo perché fino a oggi Trump non era riuscito a far passare nulla al Congresso. In senso politico è la prima volta che riesce a far varare dal Congresso un’iniziativa dell’amministrazione. Ha trovato compatti i repubblicani, al senato è passato con 51 voti, il minimo necessario, ma è un passo in avanti per Trump rispetto alle difficoltà che ha su tanti fronti. Se la riforma fosse stata bocciata, Trump sarebbe apparso un presidente che non riesce a far passare nulla della sua agenda e deve lavorare solo su ordini esecutivi.

(Paolo Vites)