Sono trascorsi oltre due anni da quella misteriosa morte che coinvolse Alberto Nisman, prima che si potesse parlare a tutti gli effetti di omicidio. La tesi del suicidio sarebbe stata letteralmente archiviata anche dal giudice Ercolini che già nel rinvio a giudizio per Diego Lagomarsino, ex collaboratore di Nisman, era emersa l’ipotesi opposta. Secondo l’accusa, fu quest’ultimo a fornire la pistola che poi uccise il magistrato argentino. Lagomarsino, come riporta Il Post, è accusato di aver aiutato a inscenare il suicidio di Nisman, anche se la stessa accusa non aggiunge nulla di rilevante rispetto al possibile movente. Ancora oggi la sua morte rappresenta uno dei gialli più sentiti nel Paese proprio per via di quel presunto legame con l’accusa che nei giorni precedenti aveva avanzato nei confronti di Kirchner, secondo il magistrato ucciso rea di aver cospirato per insabbiare un’indagine riguardante il presunto coinvolgimento dell’Iran in un attacco esplosivo in un centro ebraico a Buenos Aires e che provocò la morte di 85 persone. L’inchiesta che Nisman stava conducendo, dunque, si interruppe con la sua morte. Di contro, Kirchner non fu mai incriminata anche se nelle passate settimane è stata rinviata a giudizio per le medesime accuse che aveva avanzato il magistrato. Oltre a Lagomarsino sono state incriminate anche quattro guardie del corpo di Nisman per non essere state in grado di proteggere il magistrato e per aver contribuito ad inscenare il suicidio, ma anche in questo caso l’accusa non è molto circostanziata. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
NON FU UN SUICIDIO
Lo dicevano tutti nel 2015 che quel suicidio del giudice Alberto Nisman, che in Parlamento avrebbe dovuto accusare l’allora Presidente d’Argentina Cristina Kirchner, era alquanto sospetto. Oggi arriva la conferma, due anni dopo: « È stato inequivocabilmente ucciso il giudice argentino Alberto Nisman, ritrovato il 19 gennaio 2015 senza vita in un lago di sangue, con accanto una pistola calibro 22, nel suo appartamento». La svolta dopo le indagini durate mesi e che ora rigettano una questione per nulla risolta, ovvero quella del possibile coinvolgimento della presidente all’epoca potentissima rea di aver coperto gli agenti iraniani che nel 1994 piazzarono una bomba nel centro Ebraico di Buenos Aires (l’attentato all’Amia), uccidendo 85 persone. Dopo praticamente 3 anni di indagini, testimoni e pressioni politiche, la parola “svolta” arriva oggi con il memoriale di 700 pagine del giudice Julian Ercolini secondo il quale «sono state raccolte prove sufficienti per concludere che la ferita letale alla testa non è stata autoinflitta e che è stato un omicidio», spiega Repubblica.
IL GIALLO SENZA FINE
Un giallo politico letteralmente senza fine: Nisman non si è ucciso e inoltre è stato arrestato anche Diego Lagomarsino, ex collaboratore del giudice Nisman, di complicità nell’omicidio del magistrato. Un complotto in piena regola sul quale c’è il forte sospetto delle trame presidenziali della famiglia Kirchner. L’ex presidente, oggi senatrice, è il simbolo di un’Argentina che per anni ha vissuto il potere quasi dispotico della sua presidenza: il caso-Nisman fu emblematico dato che la morte avvenne proprio il giorno prima della testimonianza in aula del giudice di fronte alla commissione parlamentare. Avrebbe dovuto presentare i frutti della sua indagine, ma in quell’aula non ci arrivò mai: non fu però suicido, come si fece tentare di credere, ma omicidio intenzionale e premeditato. Si indaga ora su chi possa essere il mandante, e qui gli intrighi politici diventano ancora più fitti: «Kirchner aveva chiesto al suo ministro degli Esteri Hector Timerman e ad altri funzionari di attivarsi per trovare una qualche forma di immunità per alcune persone di origini iraniane sospettate per l’attacco, sperando in questo modo di migliorare i rapporti diplomatici e commerciali con l’Iran», spiega Il Post nella ricostruzione del caso Nisman. La Kirchner si è sempre difesa e non è mai stata accusata di nulla, anche se ovviamente oggi il caso si riapre ufficialmente: «L’ex presidente è stata accusata all’inizio dell’anno di tradimento proprio grazie alle prove raccolte di Nisman sul suo ruolo per coprire gli agenti iraniani. Il tutto per normalizzare i rapporti con la Repubblica Islamica ed ottenere petrolio e prezzo di favore», spiega il quotidiano israeliano Haaretz.