In Congo è stato usato il pugno di ferro per impedire ai cattolici di protestare contro la permanenza al potere del presidente Joseph Kabila, il cui mandato sarebbe scaduto a fine 2016. Colpi d’arma da fuoco in aria e lacrimogeni per disperdere le masse: il bilancio è di tre morti (due dimostranti e un poliziotto), diverse persone ferite e 12 chierichetti arrestati a Kinshasa. Nel centro del Paese, a Kananga, un morto. Perché i cattolici stanno protestando in Congo? Sotto l’egida dei vescovi, era stato firmato un accordo che prevedeva di tenere entro la fine di quest’anno le elezioni presidenziali, che invece sono state rinviate al prossimo. Circa 150 chiese cattoliche hanno, dunque, indetto la manifestazione, a cui hanno aderito anche l’opposizione e la società civile. Le autorità congolesi hanno però vietato la protesta, interrompendo Internet e il servizio di sms «per ragioni di sicurezza». Inoltre, hanno rafforzato il dispiegamento delle forze di sicurezza nella capitale: esercito e polizia si sono sistemati davanti alle parrocchie e hanno creato posti di blocco in diversi punti della città.



CONGO, DURA REPRESSIONE CONTRO CATTOLICI

Un fedele della parrocchia di St Michael, nel centro della capitale, ha raccontato all’agenzia France Presse cosa ha visto: «Mentre stavamo pregando, i soldati e la polizia sono entrati e hanno usato gas lacrimogeni in chiesa. La gente è caduta, i soccorritori stanno rianimando le vecchie signore cadute». Questo però non ha fermato il sacerdote, che ha continuato a dire la messa «con i cristiani che non sono fuggiti», stando al racconto di un’altra parrocchiana, Chantal. A Notre-Dame del Congo, la cattedrale di Kinshasa, le forze di sicurezza hanno usato lacrimogeni all’arrivo di Felix Tshisekedi, leader dell’opposizione. Agenti e soldati sono entrati chiedendo alla gente di andare via. Il sacerdote ha invitato i fedeli a «tornare a casa in pace perché c’è un impressionante dispositivo militare e di polizia pronto a sparare». Nonostante ciò si è arrivati allo scontro, del resto sono tanti gli episodi di violenza per le quali le Nazioni Unite hanno denunciato la morte di decine di oppositori. L’agenzia France Presse ha dato notizia anche dell’arresto di 12 chierichetti che in abiti liturgici si erano messi alla testa della “marcia pacifica” contro Kabila. I ragazzi, uno dei quali indossava un grande crocifisso, sono stati caricati su un veicolo della polizia.

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