Il caso di Gerusalemme per un attimo tiene offuscato il dramma in corso in Corea del Nord, dove ogni momento è buono per una escalation verso la guerra mondiale. Con la ormai sicura decisione di Trump di spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme, riconoscendone così indirettamente la supremazia israeliana sulla Città Santa, la Palestina e tutto il mondo islamico (ma non solo, anche l’Occidente è preoccupato per le conseguenze) sono sul piede di guerra contro gli Stati Uniti d’America, sempre più isolati a livello internazionale. In diverse località di Gaza e della Cisgiordania migliaia di persone si sono ritrovati in piazza per bruciare bandiere di Israele e dell’Usa, mentre intanto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invitato i 57 Paesi membri dell’Organizzazione della cooperazione islamica a riunirsi il 13 dicembre prossimo a Istanbul per un summit straordinario. Contatti tenuti tutto il giorno dalla Turchia con i leader di Iran, Arabia Saudita, Qatar, Tunisia, Pakistan, Indonesia e Malesia, oltre che ovviamente il presidente palestinese Abu Mazen. Lo scontro purtroppo è sul punto di esplodere e la situazione internazionale è più incandescente che mai. (agg. di Niccolò Magnani)



KHAMENEI MINACCIA, “L’ISLAM SCONFIGGERÀ I SUOI NEMICI”

Tra i focolai di tensione c’è anche l’Iran, che non perde occasione per attaccare gli Stati Uniti. L’ayatollah Ali Khamenei ha infatti criticato l’iniziativa del presidente Donald Trump di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme. “La Palestina sarà liberata. La comunità palestinese e quella musulmana vinceranno”, ha dichiarato la Guida Suprema dell’Iran. Durante un incontro in occasione dell’anniversario della nascita del profeta Maometto: “Gli annunci da parte dei nemici dell’islam di dichiarare Al Qods capitale del regime sionista – spiega, come riportato dall’Ansa – derivano dalla loro debolezza e il mondo islamico si opporrà a questo disegno”. Intanto il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman in un’intervista al New York Times lo ha definito “il nuovo Hitler”, ammonendo l’Europa  a non commettere lo stesso errore fatto con la Germania negli anni Trenta. “L’appeasement non paga”, ha aggiunto in riferimento all’accordo sul programma nucleare siglato da Barack Obama e Ue che doveva normalizzare i rapporti con l’Iran. (agg. di Silvana Palazzo)



BOMBARDIERI IN AZIONE AL CONFINE

Fanno sul serio, anche se sono esercitazioni, Corea del Sud e Stati Uniti a pochi chilometri dalla Nord Corea: la loro “provocazione” in risposta alle minacce di guerra mondiale a forza di missili preparata da Kim, non sta piacendo per nulla a Russia e Cina e anche l’Onu, che pure rimane attendista per natura, non pare aver gradito la risposta provocatoria alla provocazione di partenza. È di oggi la notizia di un bombardiere supersonico B-1B durante l’enorme esercitazione congiunta con Seul: secondo quanto riporta la Reuters, è un chiaro avvertimento alla Corea del Nord dopo il lancio del suo missile balistico intercontinentale più potente di sempre. «Il superbombardiere, normalmente basato a Guam, ha simulato bombardamenti su un campo militare vicino alla costa orientale della Corea del Sud. Alla maxi esercitazione, che durerà cinque giorni, partecipano oltre 200 aerei, inclusi 6 caccia F-22 e 18 caccia ‘invisibili’ F-35 americani», avvisa l’Ansa. (agg. di Niccolò Magnani)



SENATORE USA, “EVACUARE LE FAMIGLIE DEI DIPLOMATICI”

Continua l’alta tensione tra Corea del Nord e Stati Uniti d’America, clima da Terza Guerra Mondiale. Le provocazioni di Donald Trump stanno facendo esacerbare il rapporto tra le potenze sul Pacifico secondo il regime di Kim Jong Un, con gli americani che hanno dato il via all’esercitazione militare congiunta ai confini della Corea del Nord con la Corea del Sud. Iniziate nella giornata di ieri, le esercitazioni dureranno altri quattro giorni: sono ben dodici mila i militari americani coinvolti. Alta tensione avvertita anche in Corea, come sottolinea il Telegraph: il senatore americano Lindsey Graham ha infatti invitato ad evacuare il più presto possibile le famiglie dei diplomatici statunitensi dalla Corea del Sud a causa dell’inevitabilità di un conflitto armato. “Bisogna essere dei folli per mandarci mogli e figli, con le provocazioni da parte della Corea del Nord”, le parole del senatore statunitense Lindsey Graham. Situazione da monitorare giorno per giorno, con una piccola scintilla che potrebbe innescare un conflitto nucleare dalle dimensioni epocali.

TILLERSON, “BENE UE CONTRO LA COREA DEL NORD”

Mentre il mondo ancora attende le mosse in arrivo dall’Onu – la risoluzione del Consiglio di Sicurezza sta prendendo tempo per capire le reali intenzioni di Nord Corea e Usa nel “gioco” in atto verso una terza guerra mondiale per ora diplomatica (e speriamo rimanga tale, ndr) – torna a parlare il Segretario di Stato americano Rex Tillerson, negli ultimi dato come prossimo “on fire” dal presidente Trump, sempre più in costante distanza sulla politica estera, in particolar modo su un approccio troppo “diplomatico” proprio in Corea del Nord. «Apprezziamo la posizione ferma degli alleati europei verso il regime della Corea del Nord», spiega il Segretario Usa intervenendo ad un punto stampa condiviso con Lady PESC Federica Mogherini (Alto rappresentante Ue per la politica estera). «Non accettiamo il programma nucleare che stanno conducendo e la denuclearizzazione della penisola coreana è un importante obiettivo per tutti. La pressione economica continuerà fino a quando o la Corea del nord non cambierà rotta o almeno fino a quando inizieranno le discussioni», conclude Tillerson nella giornata, quella di ieri, in cui dall’Italia arriva una notizia a metà tra il grottesco e il veritiero.

È tornato infatti a parlare il senatore Antonio Razzi che, tra una imitazione di Crozza e l’altra, ammette da tempo immemore il suo rapporto “privilegiato” con il dittatore di Pyongyang: sentite cosa ha detto Razzi in diretta a Che fuori tempo che fa da Fabio Fazio, dopo aver mostrato una lettera che gli avrebbe inviato proprio Kim Jong-un. «Dice che questo missile è stato l’ultimo esperimento e che ormai si definisce uno Stato nucleare, quindi non farà mai più niente e non attaccherà mai nessuno”», racconta Razzi che poi conclude, «“Se non ha scritto la verità allora andrò a reclamare perché la parola è la parola». E se alla fine avesse davvero ragione questo grottesco e improbabile personaggio partorito dalla nostra politica? (agg. di Niccolò Magnani)