Mentre le tensioni tra Usa e Corea del Nord appaiono sempre più evidenti, si pone ora un’altra questione non meno importante: la partecipazione del team americano alle prossime Olimpiadi invernali che si terranno a Pyeongchang, in Corea del Sud, nel febbraio 2018. Come riporta Repubblica.it, ora a sollevare dubbi sulla presenza Usa è stata Nikki Haley, ambasciatrice Onu, la quale ha parlato di “questione aperta”. Il timore è che gli atleti statunitensi possano essere messi in pericolo dalla Corea del Nord. A tal fine, l’amministrazione Trump sarebbe al lavoro al fine di mettere i suoi atleti sempre più in sicurezza. “Faremo in modo di prendere ogni precauzione possibile per assicurarci che siano al sicuro e per sapere tutto quello che succede intorno a loro”, ha spiegato Haley. Ma è stato fatto un accordo in merito a ciò? L’ambasciatrice dell’Onu ha spiegato: “E’ una questione aperta, ma nei colloqui che abbiamo – che si tratti di Gerusalemme o Corea del Nord – la domanda è come possiamo proteggere i cittadini statunitensi nell’area?”. Vonn, intanto, in una intervista alla Cnn ha chiarito la sua intenzione di voler rappresentare il suo Paese ma non il suo presidente. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



ONU E CINA ATTACCANO TRUMP

Dalla Corea del Nord al Medio Oriente: gli Usa di Trump sono sempre al centro delle tensioni, specie dopo la decisione di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscimento la città Santa come la capitale dello stato di Israele. Reazioni negative – a parte Israele ovviamente, che ha ringraziato e non poco il presidente Trump – sono arrivate in pratica da tutte le cancellerie mondiali. Sia in Occidente che soprattutto dal Medio Oriente e dai Paesi Arabi, ma ovviamente anche dall’Asia con Cina e Russia che vedono le ultime scelte del presidente in Corea del Nord e ora sulla vicenda di Israele come “incendiarie” il già complesso equilibrio mondiale. «Dal mio primo giorno qui mi sono costantemente dichiarato contrario a ogni misura unilaterale che metta a repentaglio la prospettiva della pace. Solo realizzando la visione di due Stati che convivono in pace e sicurezza, con Gerusalemme capitale di Israele e della Palestina, tutte le questioni sullo status saranno risolte in via definitiva attraverso negoziati, e le legittime aspirazioni di entrambi i popoli saranno raggiunte», ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres in una nota molto dura contro gli Usa. A repentaglio il processo di pace tra Israele e Palestina, a repentaglio il Consiglio di Sicurezza Onu e a repentaglio l’ordine mondiale: per la Cina, «Questa ultima decisione manderà in macerie anni di sforzi diplomatici per la pace tra Israele e Palestina e avrà un impatto sul futuro panorama politico del Medio Oriente. Trump ha provocato un nido di calabroni», scrive oggi il quotidiano di Pechino, Global Times. (agg. di Niccolò Magnani)



PYONGYANG, “LA GUERRA È INEVITABILE”

I rapporti tra l’Onu e Pyongyang sono cominciati, ma questi non tolgono il livello dello scontro ad alto tasso di tensione verso una guerra mondiale che la Corea del Nord giudica ormai “inevitabile”. «Le dichiarazioni bellicose dei politici americani e le esercitazioni dirette contro la Corea del Nord destano allarme: non sono altro che un implicito avvertimento alla Corea del Nord sul fatto che debba preparasi alla guerra nella penisola». Il ministro degli Esteri proprio in occasione del dialogo con il funzionario Onu a Pyongyang, ha dato nuova linfa alle minacce contro Usa e mondo intero, chiedendosi di fatto solo il “quando” potrebbe iniziare la terza guerra mondiale. Da Pyongyang rassicurano che non vogliono lo scontro armato, ma non si tireranno indietro in caso di aggressione: il gioco di tensione e minacce prosegue, ma chi sarà il primo a fare un passo decisivo verso la pace o verso il suo catastrofico contrario? (agg. di Niccolò Magnani)



FUNZIONARIO ONU IN COREA DEL NORD

L’attenzione del mondo si è spostata nelle ultime ore sulla decisione di Donald Trump di spostare l’ambasciata Usa in Israele a Gerusalemme, il che potrebbe causare nuove, pesanti tensioni in Medio Oriente. Ma il fronte con la Corea del Nord resta aperto per gli Stati Uniti e per tutta la comunità che guarda con preoccupazione allo sviluppo nucleare di Pyongyang. Una mossa a sorpresa si è fatta però registrare con quella che è stata la prima visita di un ispettore Onu in Corea del Nord da ben sette anni a questa parte. L’ultima volta era stata nel 2010, ma la necessità di alleggerire la tensione recentemente creatasi ha portato Jeffrey Feltman, vice segretario generale per gli affari politici dell’Onu, a recarsi a Pyongyang. Decisione maturata meno di una settimana dopo dal test missilistico effettuato dalla Corea del Nord, in seguito al quale il regime di Kim Jong Un ha affermato di essere ormai pronto, all’occorrenza, a colpire gli Stati Uniti.

“UN PRIMO PASSO POSITIVO”

Stephane Djuarric, portavoce ufficiale dell’Onu, ha affermato riguardo all’arrivo di Feltman a Pyongyang: “Il vice segretario generale discuterà questioni di reciproco interesse e preoccupazione, ma non so se ci sarà un incontro direttamente con Kim Jong Un, o soltanto con esponenti governativi del regime.” Il fatto che la Corea del Nord abbia deciso di ospitare ufficialmente un funzionario Onu viene comunque visto come un gesto positivo d’apertura, inaspettato per il momento. Wang Dong, conosciuto docente di studi internazionali dell’università di Pechino, ha affermato senza mezzi termini: “Il primo passo, cioè il fatto che la Corea del Nord abbia deciso di accogliere la visita di Feltman, è senza dubbio un segno positivo.” Questo nonostante l’esercitazione militare congiunta tra Usa e Corea del Sud vada avanti, una mosse che Pyongyang ha definito: “una pericolosa provocazione in grado di portare allo scoppio di una guerra nucleare in ogni momento.” A Feltman passa ora la patata bollente.