LIPSIA — I dati riguardanti la Chiesa in Germania, presentati da Daniel Deckers, biografo del cardinale Karl Lehmann e vaticanista, nell’editoriale della Faz sotto il titolo: “Kirche schafft sich ab” (la Chiesa si auto elimina), sono innegabili. In altri paesi europei la situazione è ancora più drammatica. Nel 2015 si è raggiunto la somma massima di 400mila “uscite” dalla Chiesa cattolica e da quella luterano-evangelica. Non ci sono ancora statistiche per il 2016, ma dalle informazioni che si hanno non vi si può sperare in un’inversione di marcia. Per la situazione concordataria tedesca, “uscire dalle Chiese” significa non voler pagare più le tasse (secondo il concordato con la stato tedesco, chi appartiene ad una Chiesa deve pagare le tasse; quando per qualsivoglia motivo uno decide di non volerle pagare esce automaticamente dalla Chiesa a cui apparteneva). L’unico dato positivo, a questo livello, rimane la ricchezza delle Chiese tedesche: per le 27 diocesi cattoliche tedesche e per le venti chiesi regionali luterane la somma ricevuta dallo stato, per le tasse pagate dai contribuenti, ammonta a più di 11 miliardi di euro. 



Subito dopo il Concilio Vaticano II (1962- 1965), i dati riguardanti le vocazioni sacerdotali erano buoni e riempivano di fiducia. “Il numero di sacerdoti che rinunciavano al loro ministero, a partire dalla metà degli anni Settanta diminuiva, i seminari delle diocesi e i centri di formazione degli ordini religiosi si riempivano. Il livello massimo venne raggiunto nel 1983 con 829 candidati al sacerdozio (nella repubblica federale tedesca e in quella democratica)”. 



Da allora siamo in discesa. “Nel 2015, 96 uomini sono stati considerati sufficientemente qualificati per intraprendere il cammino sacerdotale” (Daniel Deckers). Nella diocesi di Colonia, la più grande e ricca della Germania, vi sono attualmente 17 candidati al sacerdozio e nella diocesi di Magdeburg non c’è ne quasi nessuno (mia ricerca). 

Un dato rilevato da Daniel Deckers è che su due novizi che entrano in seminario, uno interrompe il cammino sacerdotale. Nel 2016 ci sono state in tutta la Germania 58 ordinazioni sacerdotali, mentre i cattolici in Germania sono ancora 24 milioni. L’età media del clero attivo si colloca tra i 60 e i 70 anni. 



Per quanto riguarda il rapporto tra le due grandi Chiese in Germania Deckers riassume così la situazione: “un parroco evangelico luterano si trova alla domenica in una chiesa vuota e una comunità cattolica aspetta invano l’arrivo di un sacerdote”. 

Drammatici sono anche i dati riguardanti la vita concreta dei sacerdoti cattolici, che come i pastori luterani guadagnano bene (più di un’insegnante, che in Germania guadagna molto di più di uno italiano): “se l’obbligo del celibato non li spaventa, il futuro sacerdote è confrontato con una forma di vita in cui solitudine o rapporti affettivi nascosti vanno a pari passo con burnout e assuefazioni di vario tipo”. In forza di mie ricerche so che vi sono preti che lasciano il ministero anche dopo venti o trent’anni di sacerdozio, senza che sia pronunciata dal vescovo una parola di gratitudine, a livello ufficiale, per il loro lavoro compiuto nelle parrocchie per decenni senza che sia pronunciata un parola di gratitudine, a livello ufficiale, per il lavoro compiuto. I casi di sacerdoti che hanno bambini, che vengono poi finanziati dai vescovi, è alto.  

Dopo due o tre mesi (a seconda della diocesi) di “uscita” dal ministero, gli ex sacerdoti (sit venia verbo, perché ovviamente a livello sacramentale si rimane sacerdoti anche si ci si sposa e di fatto in punto di morte un sacerdote che non è più attivo può ascoltare la confessione e dare l’assoluzione) si trovano senza uno stipendio, incorrendo in molte difficoltà.

Le soluzioni e le critiche che da tutto ciò ne trae il giornalista tedesco non sono le mie. Una rinuncia tout court al celibato dei sacerdoti, come fa vedere la situazione che lo stesso Deckers riassume a proposito della Chiesa luterana (pastori senza comunità) non è certamente una soluzione. In genere non ci si può immaginare una personalità sacerdotale come don Milani o don Giussani sposati, ma è anche vero che grandi personalità sacerdotali ortodosse come padre Men o padre Schmemann lo erano. A parte il rinvio a queste persone concrete, vale la pena di specificare che sia nella tradizione ortodossa sia in quella cattolica il consiglio evangelico della verginità è visto come un grande dono. Lo “stato di vita del cristiano” (Hans Urs von Balthasar) è quello di Cristo stesso, che è vergine e come tale assolutamente fecondo. Anche quando si è sposati si deve vivere con un “atteggiamento di verginità”, cioè di fede che solo Dio trasforma in fecondità. 

Deckers critica papa Francesco di non fare nulla per risolvere questo problema e lo accusa, per quanto riguarda il divieto del sacerdozio femminile, di una “conclusione biologica errata”: “Gesù era un uomo ed ha chiamato solo uomini come apostoli nella sua sequela immediata, per questo la Chiesa non può agire diversamente” (Papa Francesco, citato da Deckers). I sacerdoti provenienti dal’India, dalla Polonia e dall’Africa, missionari in Germania, vengono considerati da Deckers come non adatti al compito di guida in parrocchie tedesche. Ma questa affermazione non viene sostenuta da nessun dato. Giudizio conclusivo del giornalista: “La chiesa non viene eliminata, si autoelimina”. 

Sono d’accordo con Deckers almeno su un punto: i problemi, siano essi della Volkswagen o della Chiesa, pur nella differenza sostanziale tra un’azienda ed una Chiesa, non devono essere nascosti da una “Salamitaktik”, cioè da una strategia che rivela solo poco a poco e in modo non veritiero i problemi o gli scandali accaduti. La concezione della Chiesa di Daniel Deckers è però del tutto clericale. Nei secoli scorsi la Chiesa in Giappone, tanto per fare un esempio noto, non si è “autoeliminata”, neppure non avendo sacerdoti.

Per quanto riguarda poi la critica al Papa, che non aiuterebbe la Chiesa tedesca, si dovrebbe dire che è compito dei vescovi tedeschi di presentare con coraggio e trasparenza la situazione in cui si trovano le diocesi e presentare delle soluzioni che siano conciliabili con la dottrina della Chiesa e con il Vangelo. Francesco saprà poi trovare la parola giusta, e davvero salvifica, che sa tenere conto di tutti i fattori ecclesiali e non solo dei dati “clericali”. 

Il destino della Chiesa in Germania si potrebbe giocare in un qualsiasi appartamento, in una qualsiasi scuola o in una qualsiasi stanza di ospedale di una qualsiasi città tedesca, di cui il mondo non sa nulla, ma in cui accade il grande miracolo di un sì radicale a ciò che Dio, Padre misericordioso ed onnipotente, richiede in modo del tutto personale e nascosto, ad un determinato credente, laico e meno che egli sia.