Amal Clooney, moglie dell’attore George, è un avvocato specializzato nelle cause inerenti la difesa dei diritti umani. In modo particolare, da tempo ha preso l’incarico di rappresentare le donne vittime di stupri e violenza da parte dell’Isis, in particolare una ragazza yazidi che è stata segregata come schiava del sesso per lungo tempo. Nei giorni scorsi il coraggioso avvocato si è presentato alle Nazioni Unite dove ha tenuto un discorso appassionato e coinvolgente, a tratti interrotto dall’emozione, chiedendo che non si permetta che l’Isis “la faccia franca senza pagare per il genocidio di cui è colpevole”. Amal Clooney ha ricordato che già sei mesi fa aveva fatto analoga richiesta all’ONU, ma nulla è stato fatto. Sconfiggere sul campo militarmente l’Isis non è abbastanza, ha detto, è necessario distruggere anche l’ideologia che è alla sua base. A oggi ha detto l’Iraq e le Nazioni Unite non si sono prese carico di sapere quante vittime realmente ci sono state, e soprattutto non stanno facendo nulla per evitare che le prove delle violenze e del genocidio vengano conservate: le fosse comuni vanno protette, ha detto, le testimonianze delle vittime vanno raccolte e conservate perché è necessario “uccidere l’ideologia stessa dell’Isis rendendo pubbliche ogni brutalità e processando individualmente ogni responsabile di queste brutalità”. “Perché si sta prendendo così tanto tempo? Non riesco a capire il motivo per cui si sta lasciando all’Isis di farla franca”. Insomma, è necessario una sorta di nuovo processo di Norimberga affinché l’Isis e quello che rappresenta venga giudicato e condannato dal mondo intero, proprio come successe con il nazismo.



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