COLONIA — “Durante una buia notte d’inverno, un fantasma si aggira a Elsinore Castle in Danimarca” (Shakespeare). No, si aggira in Germania, a Düsseldorf, ma non solo. Il fantasma ha un nome: violenza leggera o efferata, maniacale o terroristica. Un uomo di 36 anni, del Kosovo, ha ferito con un’accetta nove persone, quattro in modo grave. Tra i feriti c’è una ragazza di 13 anni e due turiste italiane. Nell’appartamento si è trovato un documento che accerta che l’uomo soffrirebbe di “schizofrenia paranoica”. 



Intanto il giovane “normale” della porta accanto si rivela come un mostro. Marcel H. avrebbe ucciso un ragazzo di nove ed un ragazzo di 22 anni, racconta egli stesso alla polizia. Il motivo che offre è agghiacciante: “voglia di uccidere”. In Darknet si potevano vedere, prima che la polizia le togliesse, le fotografie che lo ritraevano  accanto al cadavere. 



Passiamo ad un forma più leggera di violenza. Ragazzi eritrei in Turingia non sono più soddisfatti dell’accoglienza in Germania: il tempo è troppo freddo, il mangiare non è buono, le possibilità di lavoro inesistenti. Arrecano danni in una sala in parrocchia.  

E via dicendo: in Saarland sono stati arrestati tre uomini siriani che avevano progettato un attacco terrorista. 

Qualche giorno fa nella città universitaria di Heidelberg un raptus omicida, nel centro della città, è costato la vita ad un uomo di 73 anni. Potrei continuare ancora, ma pongo solo la domanda che tutti si pongono. Quale interrogativo solleva il fantasma della violenza? Una bambina della sesta, quindi di dodici anni, dice in classe, a voce alta, che odia la cancelliera perché ha lasciato entrare così tanti stranieri nel suo paese. Tanti giovani sono però coscienti che la via dell'”egoismo collettivo” (così definisce Rousseau il nazionalismo) con cui il nuovo partito emergente, la AfD, vuole risolvere i problemi, non è la soluzione, ma violenza che genera violenza. 



Credo che non si debba perdere la testa. Tantissimi stranieri dalla Siria o dall’Afghanistan o dal Kosovo si sono integrati o si stanno integrando con gioia nel paese che li ospita. Il pericolo non viene certo dalla ragazza musulmana che in una scuola chiede di potere pregare in una stanza in direzione della Mecca, in cui si trovano anche molti segni della presenza cristiana, per esempio una grande croce di legno ed un’icona di Gesù. Il problema non è l’islam. Il problema è il nichilismo, che a livello psicologico può portare il nome di “schizofrenia paranoica” o altri. Il problema è che ciò con cui possiamo rispondere al fantasma che si aggira in questa notte d’inverno è la merce più rara, proprio perché non è merce, ma un “nulla”: il nulla dell’amore gratis, che il linguaggio rivela nella risposta che diamo ad una persona che si ringrazia, per qualcosa che gli abbiamo fatto o donato: “non fa nulla”. 

Questo amore gratis può rivelarsi anche solamente nel tentativo di non coltivare in se stessi desideri di vendetta, contro nessuno. Vi è certo una questione di sicurezza interna e di polizia da risolvere (la Merkel stessa è stata la settimana scorsa in Nord Africa per cercare di affrontare il problema all’origine). L’essere (cioè tutta la realtà), però,  che è donato gratuitamente, e che ora è dimenticato, vuole dal cuore dell’uomo un cenno di gratuità: solo questo cenno potrà convincere che vi è una voglia più potente di quella di uccidere, la voglia di bene. O di “compassione” (Mitleid), come ci ha ricordato Schopenhauer. Rinvio al filosofo ateo per unire o invitare tutti gli uomini di “buona volontà” in questa voglia di bene.