E’ polemica in Spagna, dopo che il segretario di Unidos Podemos, il partito che oggi guida la capitale Madrid, al congresso dei deputati ha formulato la richiesta che la televisione di stato non trasmetta più alla domenica la messa in diretta, come ad esempio succede in Italia. La motivazione è quella classica di chi vuole prendere le distanze da qualunque religione in nome del nulla, e cioè che “la tv pubblica non deve essere uno specchio per i riti religiosi di qualunque tipo”. Naturalmente il segretario del partito di ispirazione social comunista ha fatto appello alla classica prevaricazione dei diritti delle altre religioni: “In Spagna vivono persone di diverse ideologie e fedi religiose: cattolici, musulmani, evangelici, ortodossi, atei, agnostici e giudei”. Ma gli spagnoli, anche se il numero dei cattolici praticanti negli ultimi anni si è di molto ridotto negli ultimi anni, sono gente che non lascia impunemente calpestare i diritti di libertà di espressione: la messa trasmessa ieri sulla tv di stato ha visto triplicare l’usuale share, toccando il 19%. Un messaggio più esplicito di questo alle ingerenze del laicismo nella libertà di espressione non poteva esserci. Mediamente lo share è del 6,6%, pari a circa 300mila utenti che è comunque uno share molto più alto dei programmi che la rete La 2 trasmette in quell’orario, e cioè del 2,6%. Sul caso è intervenuta la conferenza episcopale spagnola: “Eliminare la Santa Messa corrisponde a proibire il diritto alla libertà religiosa, riconosciuto dalla Costituzione. Per quale motivo impedire a migliaia di persone, impossibilitate a recarsi in chiesa di persona, di poter seguire la celebrazione eucaristica almeno in televisione?”.