Poco fa è terminato l’intervento atteso alla Camera dei Comuni di Theresa May: tema? Brexit, of course. La prima ministra inglese ha voluto confermare du punti chiari per le prossime politiche del Regno Unito: «la procedura prevista dai Trattati per l’uscita di Londra dall’Unione Europea verrà attivata entro la fine di marzo. Tornerò in parlamento prima della fine di questo mese per comunicare quando verrà formalmente attivato l’articolo 50 e avrà inizio il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione europea», spiega davanti ai deputati inglesi il primo ministro May, il giorno dopo la decisione della Camera dei Lords di dare il via libera all’attivazione della procedura di uscita dall’Europa. Secondo punto chiaro della May, ovviamente rivolto all’altra minaccia delle ultime ore, spegne al momento le speranze di Edimburgo: «Non è il momento di giocare alla politica o di creare incertezze e divisioni… E’ il momento di unire il paese e onorare la volontà dei cittadini britannici, di dare loro un futuro migliore e una migliore Gran Bretagna». Ergo, “niet” deciso alla richiesta di referendum indipendenza in Scozia.
Mentre prosegue lo spettro della Scozia, la Brexit incassa un nuovo sì, forse quello decisivo, per incardinare le trattative per l’uscita ufficiale dall’Europa, facendo seguito alla volontà popolare che nello scorso giugno portò la clamorosa vittoria dei Leave rispetto ai Remain. In tarda serata è arrivato infatti il via libera definitivo alla Brexit: sia la Camera dei Comuni sia la Camera dei Lord hanno approvato la legge che autorizza l’avvio dell’iter verso il divorzio del Regno Unito dall’Unione europea. Sono stati abrogati gli emendamenti dei Lord sulle garanzie a priori dei diritti dei cittadini Ue e su una sorta potere di veto del parlamento sull’esito del negoziato, in sostanza quegli ultimi due ostacoli che separavano la Brexit dalla sua effettiva via libera. Da oggi ogni momento è buono per far scattare i negoziati notificando l’articolo 50 del Trattato di Lisbona e le previsioni riportate dall’Ansa da fonti Uk vedono come tempistica l’ultima settimana di marzo, in tempo per la scadenza indicata con largo anticipo e tono perentorio dal primo ministro Theresa May.
Non si placa la polemica in Gran Bretagna dopo l’ufficiale richiesta della Scozia di uscire dal Regno Unito per evitare una Brexit che gli scozzesi definiscono drammatica e sanguinosa. Nonostante il governo di Theresa May abbia già fatto sapere di non voler autorizzare una consultazione bis sulla secessione della Scozia, è arrivato un segnale dopo il via libera alla Brexit. La Sturgeon ha indicato anche una finestra utile per il nuovo referendum: si potrebbe tenere tra l’autunno del 2018 e la primavera del 2018. La procedura prevede che chieda all’assemblea di Edimburgo di rivolgersi al Parlamento di Westminster, a cui spetta l’ultima parola, per chiedere il permesso per una nuova consultazione popolare. Nel 2014 vinsero gli “unionisti”, ma la Brexit avrebbe “fatto mutare le circostanze”. Il referendum bis – ricordiamo che nel primo caso nel 2014 vinsero i Leave – viene ora portato di nuovo all’attenzione dalla premier scozzese Nicola Sturgeon l’intenzione di strappare con Londra, «ha eretto un muro d’intransigenza di fronte a cui non è possibile far altro che riaccendere il fronte referendario: l’obiettivo è tornare alle urne fra l’autunno del 2018 e la primavera del 2019, di modo che gli scozzesi possano scegliere il loro futuro prima che sia troppo tardi e che la rottura con l’Ue diventi un fatto compiuto per tutti i sudditi dell’isola». Di sicuro Brexit ci sarà, ora non resta che comprendere di che tipo però se attiva o “passiva”…