“L’Italia è campione del mondo di solidarietà e sicurezza tenute assieme e non si tratta di un primato improvvisato: è il frutto di settant’anni di politica estera incardinata sulla cooperazione internazionale. E questo oggi fa testo in Europa: è politica con la P maiuscola”. 

Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, conversa con ilsussidiario.net sul palco della Sala Aldo Moro della Farnesina. Il seminario di presentazione dell’ultimo numero di Atlantide si è concluso da pochi minuti. Il ministero ha voluto ospitare l’incontro perché la cover di Atlantide (“Oltre i muri, cooperare allo sviluppo“) è un efficace riassunto culturale dell’agenda diplomatica italiana nel 2017. 

“Negli ultimi anni — sottolinea Alfano — molti paesi hanno dovuto sacrificare una sensibilità politico-sociale alla cooperazione solidale per tutelare la sicurezza dei propri cittadini. Altri hanno tenuto aperte le porte del dialogo generoso, ma hanno pagato prezzi alti, penso agli attentati di Parigi, Londra e Madrid. L’Italia negli ultimi tre anni ha salvato 500mila vite umane, le forze dell’ordine hanno fatto un lavoro straordinario e gli italiani sono riusciti a non ritirarsi dal fronte della solidarietà, a resistere alla paura grazie a una politica estera seria e coerente, fondata sulla solidarietà”.

Alfano cita assieme l’Agenda 2030 — la base del multilateralismo internazionale cui l’Italia resta saldamente fedele — assieme alla Laudato si’ di Papa Francesco: sintesi prospettica di un umanesimo non solo cristiano. “Il Papa — non diversamente dal predecessore San Giovanni Paolo II — ha avuto l’autorevolezza morale unica di indicare la vera frontiera su cui si sta giocando la storia umana: nel ventunesimo secolo non più quella Est-Ovest, ma quella Nord-Sud. E la frontiera mediterranea — la frontiera meridionale dell’Italia in Europa — è una delle sezioni più delicate”. 

Un muro? “Assolutamente no, anzi — secondo Alfano — Lampedusa è il vero Check Point Charlie del nostro tempo, il passaggio aperto, per quanto stretto”. Piuttosto, il Mediterraneo dei migranti è spesso “il mercato della più importante agenzia di viaggi criminale del mondo”. Con base nell’Africa centrale e con trampolino la Libia. L’Italia contro questa agenzia criminale e a favore di migranti (spesso “deportati” dai trafficanti di essere umani) sta lottando duramente, con le sue regole. “Noi abbiamo moltiplicato le risorse per la cooperazione internazionale, razionalizzando la gestione dei nostri 400 milioni con la partecipazione per 200 milioni al Trust Fund Africa della Ue”. Poi c’è il lavoro dei diplomatici: l’accordo recente con le autorità libiche, con il governo tunisino e soprattutto con il Niger, uno degli Stati subsahariani che ospitano i “lager di partenza” delle odissee dei migranti. E qui sta il cambio di passo che l’Italia sta praticando perché diventi europeo.

“Proteggere le frontiere tenendo fuori, lontani i migranti africani, è perdente ed è sbagliato utilizzare le risorse a questo fine. I migranti potranno non essere più obbligati a migrare solo quando avranno una chance reale nel loro paese d’origine: quando l’Europa esporterà vero sviluppo, senza interpretare la sicurezza interna in termini riduttivi”. 

Non da ultimo, “è una sfida tutta politica, è la sfida della politica europea oggi”. Alfano non ha dubbi: “Dobbiamo prendere atto che alle due storiche famiglie politiche dell’Europa, la popolare e la socialista, se ne è unita una terza attorno alla paura dei migranti e al contrasto all’Europa che vuole restare unita anche nell’affrontare l’emergenza dei migranti con il patrimonio della sua civiltà. L’Europa non può far finta di niente: deve guardare in faccia il cambiamento del suo scacchiere politico”.