Posticipato di qualche giorno per la tempesta di neve sulla costa orientale americana, ieri si è svolto il primo incontro tra il presidente Donald Trump e la cancelliera tedesca Angela Merkel, di fatto anche la leader dell’Unione europea. Impossibile nascondere l’importanza di questo primo faccia a faccia. L’elenco scottante delle dichiarazioni e delle prese di posizione, non proprio concilianti da una parte e dall’altra, fatte da novembre a oggi dai due premier, era tale da creare un’attesa e una curiosità persino sul modo in cui i due si sarebbero salutati e alla fine congedati con la conferenza stampa di prammatica.
In questo momento di crisi dell’Ue e di “turbolenza” politica negli Stati Uniti, c’era chi azzardava anche battute dure, soprattutto da parte di Trump, che gioca soprattutto le sue fortune politiche contro il cosiddetto “politicamente corretto”. Invece la prassi è stata rispettata e la consuetudine liturgica, osservata con scrupolo per un simile incontro al vertice, ha quasi sgelato una situazione che sembrava sigillare metaforicamente la grande nevicata e quindi il gelo di questi giorni americani.
Occorre dire che, con grande abilità, Angela Merkel ha favorito un giudizio positivo sull’incontro con le prime parole pronunciate alla conferenza stampa: “Come avevo già detto, sono convinta che è meglio parlarsi l’uno con l’altro piuttosto che parlare gli uni degli altri”.
Insomma, la Cancelliera ha cercato di far capire che Donald Trump non è il principale “bersaglio” della Germania e dell’Unione europea, come a volte è apparso in questi mesi.
Il presidente, con toni impeccabili, ha toccato temi di carattere internazionale: “Dobbiamo tutelare i cittadini dalla minaccia terroristica. L’immigrazione è un privilegio non un diritto”. Poi la Nato, che Trump ha definito un impegno “inossidabile”. E quindi ha ribadito la consueta richiesta di un contributo maggiore dei Paesi membri per le spese di questa istituzione internazionale, o meglio apparato militare e politico, che spesso viene definito al tramonto. In più, Trump si è quasi concesso con una piccola confessione in controtendenza, con un termine che nessuno avrebbe mai potuto pensare che si sbilanciasse a dire: “Non sono un isolazionista”.
In altri termini, il fatto di ribadire che “Prima di tutto viene l’America e gli americani”, non si concilia con il vecchio isolazionismo che ha caratterizzato tante vecchie presidenze americane, addirittura la più antica dottrina della Casa Bianca. In sostanza, Trump per la prima volta riconosce indirettamente che l’Occidente e i vecchi alleati sono sempre il “cuore” di un futuro “ordine mondiale”.
Naturalmente, tutto questo attende la verifica dei fatti. Al momento, presidente e cancelliera hanno fatto pubblicamente solo la parte che viene scandita dall’etichetta delle relazioni internazionali. E non c’è dubbio che all”inizio la visita sembrava tanto formale da apparire un po’ fredda.
Detto questo, notata l’atmosfera, difficilmente si saprà che cosa si sono veramente detti Donald Trump e Angela Merkel nella prima parte dell’incontro, svoltosi a quattro occhi, e poi con le delegazioni che sembravano soprattutto interessate, anche per la composizione dei rappresentanti presenti, alle questioni di collaborazione economica e commerciale.
Durante la conferenza stampa finale, Donald Trump non ha risparmiato elogi alla Germania per la sua politica economica e la Merkel non ha dimenticato di ringraziare gli americani per gli aiuti forniti nel dopoguerra e durante la guerra fredda. Ma tutto questo è una cortina fumogena, anche benefica, rispetto alla realtà, alla sostanza delle relazioni che da ieri americani e tedeschi, Trump e Merkel, hanno stabilito.
Si sa che alcuni giudizi verranno ribaditi nei aprossimi mesi. E’ fin troppo noto che l’inglese Theresa May è a Trump senz’altro più simpatica di Angela Merkel. Ma c’è un punto su cui Stati Uniti e Germania sono impegnati insieme, sono obbligati a trovare un punto di accordo: i rapporti con la Russia di Vladimir Putin, la risoluzione della crisi ucraina e anche la preparazione di una serie di vertici internazionali: Nato, G7 e G20, tutti appuntamenti che nell’attuale disordine internazionale possono diventare decisivi. E’ stato probabilmente questo il punto principale dell’incontro anche se nessuno è in grado di affermarlo con certezza.
Impossibile dare quindi un giudizio adesso e anticipare cose che non si possono conoscere. La speranza è che questo “disgelo formale” che si è visto ieri, dopo un inizio incerto, possa poggiare su basi nuove e portare a soluzioni positive. Rispetto alle polemiche aspre dei mesi scorsi, il colloquio Trump e Merkel è almeno un passo avanti.