Il Senato del Texas ha approvato due leggi anti-aborto ed è scoppiata la bufera: la prima impedisce ai genitori di fare causa ai medici se il loro bambino nasce con un difetto di nascita, l’altra impone ai medici di assicurarsi che il feto sia deceduto prima di ricorrere all’aborto. Per gli oppositori la prima legge, firmata da Brandon Creighton, incoraggerebbe i medici a trattenere le informazioni sulla disabilità di un bambino ancora nato: secondo il senatore José Rodriguez, alla donna viene limitata la libertà di decidere cosa fare se il feto ha delle malformazioni. Per i detrattori della legge firmata, invece, dal senatore Charles Perry viene tolta la possibilità di eseguire in sicurezza l’aborto. I due provvedimenti sono passati a larga maggioranza, ma sono state tantissime le proteste da parte delle associazioni per i diritti delle donne, secondo cui le due leggi potrebbero incoraggiare i medici a negare informazioni importanti ai genitori.



 

Il condizionale è d’obbligo in questi casi, ma in Italia si è passati dall’eventualità alla certezza: «Medici possono mentire a madri per evitare gli aborti» e «Il Texas approva il disegno di legge che autorizza i medici a mentire alle donne incinte» sono due dei tantissimi titoli che presentano la notizia. E pur senza entrare nel dibattito a favore o contro l’aborto, in quali casi e con quali limitazioni, argomento delicatissimo e in quanto tale va trattato con attenzione ci permettiamo una riflessione. Semplificare, deformare e trasformare notizie in bufale per giungere a conclusioni affrettate è molto pericoloso e non serve a nessuno in un dibattito così delicato. Ed è un rischio che chi si occupa di informazione dovrebbe (anzi, deve) evitare. 



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