L’intelligence Usa sarebbe venuta in possesso di informazioni preziose che riguardano la sicurezza aeroportuale durante un raid effettuato nel mese di gennaio in un rifugio di al Qaeda in Yemen. Queste informazioni avrebbero portato le autorità a ritenere possibile un attacco terroristico condotto con gadget elettronici imbottiti di esplosivo, il che, considerata la quantità di tecnologia in uso ad ogni cittadino, ha ragionevolmente messo in allarme i servizi di sicurezza.
Lo stesso presidente Donald Trump sta perseguendo una politica interna durissima legata alla sicurezza degli scali aeroportuali presenti sul suolo americano, i quali, dall’11 settembre 2001, sono minacciati da sempre nuove possibili minacce.
Dal 22 marzo, ai passeggeri a bordo dei voli che da otto Paesi islamici sono diretti negli Stati Uniti, sarà consentito di portare con in cabina solamente il telefono cellulare, tutti gli altri dispositivi elettronici dovranno essere imbarcati nella stiva. Eccezione sarà fatta, logicamente, per tutte le apparecchiature mediche essenziali a pazienti con comprovati problemi sanitari.
Le compagnie aeree (straniere) con voli diretti negli Usa hanno 96 ore per uniformarsi alle nuove regole.
La misura restrittiva colpisce nove aeroporti in otto paesi dell’Africa e dell’Asia.
Le misure restrittive applicate dagli Usa sui tablet e su altri dispositivi, che hanno preso il nome di Electronics ban, hanno visto il plauso anche di Gran Bretagna e Canada, sintomo che la minaccia potrebbe essere reale ma non certo inedita.
E’ bene specificare che la pericolosità di questi ordigni rientra nella categoria degli ordigni esplosivi improvvisati o Ied. Sono ordigni artigianali, il cui potenziale esplosivo è composto da sostanze chimiche costituite da elementi chimici facilmente reperibili anche nelle dispense di una comune famiglia americana. La vera pericolosità consiste però nella versatilità e nel poco costo di questi artifizi esplosivi.
La forza degli Ied e dunque anche delle cell-bomb è la loro semplicità d’assemblamento e di costruzione. Non servono grandi doti ingegneristiche, ma una buona base di chimica e una certa dimestichezza con gli elementi elettronici. Assemblare una bomba da mettere in un tablet o in un pc non è un’azione che possono fare tutti; servono capacità minime per non correre il rischio di un mancato funzionamento o di un’esplosione che ucciderebbe solo il creatore dell’ordigno.
Questa tipologia di artifizi esplosivi sono, oltre che comuni e relativamente semplici da assemblare, non troppo potenti da poter uccidere un numero ingente di persone. Analizzando la grandezza di un tablet o nel peggiore dei casi di un pc di medie dimensioni, il danno che ne deriverebbe sarebbe limitato alle immediate vicinanze dal punto di detonazione, il che significherebbe il danno materiale all’aereo e la morte dell’attentatore.
Nel febbraio 2016, a Mogadiscio, un kamikaze ha fatto detonare una carica su un Airbus somalo subito dopo il decollo. Le indagini hanno accertato che l’ordigno era stato inserito in un computer portatile e successivamente introdotto a bordo con la complicità di due dipendenti dello scalo. Dalle foto poste in rete da alcuni passeggeri, lo squarcio nell’aereo avrebbe sicuramente provocato la caduta del velivolo ad un’altitudine maggiore ma non il ferimento delle decine di persone a bordo.
L’electronics ban fortemente voluto dal presidente Trump è dunque una misura efficace per far fronte a questa nuova minaccia?
Così come accaduto con il muslim ban, la proibizione di un dispositivo, come in questo caso o di un elenco di Paesi indesiderati non blocca il pericolo legato ad attentanti sul suolo americano. Basandoci su quando accaduto dall’11 settembre in avanti, si è già dimostrato come il terrorismo o una qualsiasi minaccia alla sicurezza si evolva in base al dispositivo dispiegato per farvi fronte. Basti pensare all’uso di semplici camion sulla folla per comprendere come l’evoluzione della minaccia segua direttive asimmetriche e non identificabili nel breve periodo.
La sicurezza che il dispositivo statale o privato può schierare è solo un ostacolo, talvolta anche piuttosto importante, ma non può essere la soluzione al problema della sicurezza. Più che limitare l’accesso o l’uso di persone o tecnologie varie, la vera svolta sarebbe quella di migliorare i controlli agli imbarchi, magari attuando una serie di accordi bilaterali con gli otto paesi interessati dall’electronics ban.
Nel momento in cui questa proibizione è stata posta in essere, coloro che vogliono nuocere alla popolazione civile hanno irrimediabilmente già trovato un nuovo sistema per aggirare i controlli e i divieti.
Senza dubbio un dispositivo elettronico che supera certe dimensioni può ospitare sostanze esplosive e ad un esame superficiale potrebbe far confondere la circuiteria per la relativa attivazione con la normale componentistica hardware di qualunque oggetto informatico. Proprio per questo motivo una delle norme che gli addetti ai controlli negli aeroporti devono rispettare prevede che ai passeggeri che chiedono di imbarcare il loro pc o tablet nella cabina, venga richiesto di accendere il dispositivo e verificarne la funzionalità. Questo per evitare che la componentistica che normalmente permette il funzionamento del dispositivo sia sostituita da quella per attivare un ordigno.
Non solo. Gli scenari possibili prevedono diverse modifiche alla minaccia a cui Trump sta cercando di far fronte. Uno di questi scenari prevede sicuramente la complicità di addetti alla sicurezza o alle pulizie in grado di introdurre e consegnare dispositivi modificati direttamente nelle mani degli attentatori che poi possono imbarcarsi in cabina con il sistema modificato. Per quando possa sembrare improbabile, una situazione di questo tipo è molto più gestibile per i terroristi rispetto a quella di un tablet-bomba portato a mano su un aereo.
E’ bene ricordare che il terrorista non è un soggetto privo di ragionamento logico, dunque tende a seguire linee di comportamento che gli permettono di portare a buon fine l’attentato. Ciò significa che la via più elementare per portare a compimento questi eventi drammatici è spesso anche la meno sicura, dunque è bene rifarsi a scenari di previsione non semplificati ma complessi.
L’unica vera soluzione, nonché la più duratura per ridurre le minacce è quella di un sistema misto che implementi il ramo della raccolta delle informazioni e sviluppi nuovi sistemi di controllo più accurati e meno legati alla figura del controllore umano. Giova infine ripetere una considerazione già accennata: i dispositivi esplosivi evolvono con l’evoluzione del dispositivo atto a prevenirne l’impiego, innescando un circuito che punta all’innalzamento del rischio stesso.