Erano anni che in Russia non si vedeva gente per le strade, ma soprattutto è stata la prima volta che le persone sono scese in piazza anche nella parte orientale del paese, come la Siberia e in città come Vladivostok, che il regime aveva tagliato fuori dalla vita reale del Paese. “E’ il segno che la profonda crisi economica e sociale che vivono maggiormente proprio le città orientali ha esasperato la gente” ha detto a ilsussidiario.net Francesca Gori, esperta di storia della Russia sovietica e dell’Europa dell’est. “Non sono grandi numeri quelli dei partecipanti alle manifestazioni dell’altro giorno, ma sono comunque la dimostrazione di un dissenso reale contro il regime di Putin”. Ecco chi è Alexey Navalny, leader di questo movimento “anticorruzione”.
Ci può spiegare chi è questo personaggio che sembra incarnare oggi l’unica figura di dissenso all’omologazione putiniana?
E’ un avvocato da sempre legato ai circoli dissidenti anti-Putin, anche se si tratta di una figura anomala rispetto al passato.
In che senso?
Non è legato ad alcuna corrente politica né di destra né di sinistra, ha sicuramente degli aspetti populisti e come sempre accade in questo paese ha qualche lato non del tutto definito, un po’ scuro. E’ anche di chiaro stampo nazionalista.
Ad esempio, nei confronti dell’Ucraina o dell’Unione Europea che posizione ha?
Ha manifestato spesso in passato insieme ai nazionalisti russi, anche lui considera l’Ucraina territorio russo. Riguardo all’Unione europea non mi sembra si sia mai espresso.
Che altro ci può dire di Navalny?
E’ una figura anomala perché non ha nessuna organizzazione di base reale e agisce solo tramite Internet, ma questo anche perché gli è vietato qualunque accesso alle televisioni di Stato; ormai in Russia non esistono più televisioni o giornali liberi dal controllo dello Stato. E’ una figura a sé, non si rifà a nessuna corrente politica, non rispecchia neppure quella corrente che si mobilitò nel 2011 per protestare contro le truffe elettorali al Parlamento russo. D’altro canto bisogna anche dire che negli ultimi anni qualunque tipo di dissidenza anti-Putin è stata del tutto debellata.
Come mai secondo lei è riuscito a ottenere un tale consenso portando in piazza persone di ogni parte della Russia?
Grazie alla parola d’ordine che lui ha fatto sua, la lotta alla corruzione. E’ così che è riuscito a mobilitare moltissime persone. Le manifestazioni non ci sono state solo a Mosca e a a San Pietroburgo come succedeva in passato, ma grazie a internet ha mobilitato molte città dell’oriente dove le manifestazione erano sempre state minori o assenti completamente. Questa volta ci sono state nel Caucaso, nella Siberia orientale, in una città come Vladivostok e questo è certamente importante.
Già nel 2013 aveva rischiato cinque anni di carcere, adesso è stato condannato a quindici giorni, ma sicuramente non verrà lasciato in pace. In caso riuscisse davvero a candidarsi alle elezioni presidenziali come lui vuole, avrebbe qualche chance di vincere?
Assolutamente no. Intanto bisogna vedere se Putin gli lascerà la possibilità di candidarsi, visto che il suo regime è bravissimo a creare processi montati ad arte contro i dissidenti per eliminarli dalle scene.
Si può dire comunque che qualcosa nel sistema che Putin è riuscito a creare si stia muovendo?
Non siamo ancora davanti a proteste preoccupanti per il regime, i numeri sono ancora troppo piccoli. E’ certo che qualcosa comincia a muoversi, finalmente si è vista un po’ di gente in strada dopo anni.
La popolarità di Putin su cosa si basa? Sulla paura oppure la maggioranza dei russi ammira davvero questo personaggio?
Putin fuori delle grandi città gode di un autentico consenso popolare, questo è certo. E’ altrettanto vero che poco tempo fa è stato condotto un sondaggio per vedere quanto il popolo conoscesse Navalny ed è venuto fuori che pochissimi sanno chi sia.
Cosa piace ai russi di Putin?
Essenzialmente che abbia ridato un prestigio imperiale alla Russia. Putin ha letteralmente bypassato il periodo comunista, tanto che la Rivoluzione non si celebra più, e si è ricollegato direttamente al periodo zarista.
E di Navalny cosa piace invece?
Il fatto che sia una personalità apolitica. Con il tema della corruzione ha toccato un tema forte che raccoglie lo scontento di vari strati sociali. Nelle grandi città si vive un’autentica situazione di crisi e di emergenza economica. Non è un movimento di tipo politico, quanto una richiesta di eliminare quelle personalità corrotte come Medvedev che hanno inquinato la vita del paese.
In Italia Salvini ha parlato di montatura mediatica a proposito delle manifestazioni, riaffermando che Putin non è un dittatore. Che ne pensa?
Dittatura è una parola fortissima, ma in Russia la mancanza di libertà dei media ad esempio è palese. Non si fanno arresti di massa come ai tempi del comunismo, ma è certamente un regime che sa manipolare i fatti. Tra poco si dirà che questo movimento è finanziato dagli americani. Per quanto riguarda Salvini probabilmente vuole sperare di ottenere consensi, vuol fare come fece la Le Pen che si recò a Mosca, ma non credo che ne avrà alcun vantaggio, gli italiani non capirebbero un legame da parte sua con Putin.