“La Cia ci spia e non vuole più andare via, la Cia ci spia sotto gli occhi della polizia”, cantava Eugenio Finardi in una sua vecchia canzone degli anni 70. Niente di nuovo sotto il sole, spiega a ilsussidiario.net Andrea Margelletti, capo del Cesi (Centro studi internazionali). “Assange non ci ha fatto sapere nulla di più di quello che tutti sanno, la reazione della stampa e di molti cittadini però è stata quella di sempre: siamo in pericolo, la Cia è un Grande Fratello che ci tiene sotto controllo”. Per Margelletti si tratta di distinguere tra logica e leggende metropolitane: “Tutti i servizi segreti dei paesi democratici agiscono sotto il controllo del Parlamento e dei Governi, sia di maggioranza che opposizione, non sono un’arma al servizio di un potere oscuro”. Sta di fatto che Assange è tornato a colpire: “Ha voluto farci sapere che lui è sempre in gioco, non è finito”.



Improvvisamente Assange è tornato a farsi vivo. Perché proprio ora?

Wikileaks è un deposito, una scatola nella quale diverse persone depositano le informazioni che mano a mano vengono a raccogliere. Queste informazioni vengono rese pubbliche a seconda dell’interesse materiale e delle valutazioni personali di Assange, del suo avvocato o di chi lo consiglia. L’unica persona che può sapere perché è Assange.



Assange si era fatto vivo le prime volte durante la presidenza Obama. Forse ha voluto lanciare un segnale a Trump?

E’ un segnale che lui c’è ancora, che evidentemente mantiene una capacità di avere accesso a informazioni riservate e quindi fa sapere di essere ancora un giocatore in partita.

Ha detto che quanto reso pubblico è solo la punta di un iceberg. Cosa altro ci potrebbe essere? O è solo una sparata per impressionare?

Le informazioni che ha reso pubbliche non sono nulla di straordinario. La mia speranza è che non ne escano altre con dettagli più approfonditi.

Cosa rischiamo se succedesse?



L’essenza dei servizi segreti in quanto tali, non solo della Cia, è che rimangano segreti. Nel momento in cui i servizi rivelassero loro stessi quello che fanno non sarebbero più segreti e il loro lavoro sarebbe inutile se non dannoso. 

Assange stesso ha detto che c’è il rischio che queste informazioni cadano nelle mani sbagliate: sarebbe come il commercio internazionale di armamenti.

Infatti. I cittadini non devono sapere cosa fa l’intelligence, lo sanno i comitati parlamentari di controllo e il governo. Le loro operazioni devono rimanere segrete. Certo, la stampa amerebbe sapere cosa fanno i servizi segreti, ma questo contrasta con la sicurezza nazionale.

C’è però chi lamenta il fatto di essere spiati, che la nostra libertà sia a rischio.

Su questo bisogna molto essere precisi. Le attività dei servizi segreti sono attività regolate dai governi, ci sono comitati parlamentari in tutto il mondo (naturalmente parliamo dei paesi democratici e non delle dittature) che sono informati di ogni loro attività. La percezione del cittadino è una cosa diversa, perché altrimenti se mettiamo tutto a nudo allora tanto vale che non facciamo i servizi segreti. Quindi: da una parte la logica, dall’altra la leggenda metropolitana.

 

C’è però chi, davanti a queste dichiarazioni, automaticamente giudica i servizi segreti come “il” nemico.

In ogni paese democratico sia l’opposizione che la maggioranza sono informati e hanno tutti i modi per impedire attività che possono essere ritenute illegali.

 

Assange da sempre rivela i segreti dei paesi occidentali. Come mai non lo fa ad esempio con la Russia?

Perché da quella parte non gli arrivano informazioni. Essendo quella americana una democrazia è più facile trovare qualcuno che dà informazioni che in Russia.

 

Chi è davvero Assange? Ha dei piani politici precisi o come si definisce lui è un paladino della verità?

La  verità su questo personaggio non la saprà mai nessuno ammesso che la sappia lui stesso e non sia invece in qualche misura manovrato da qualcun altro.

 

Se l’intelligence viene smascherata del tutto, come cambiano i rapporti internazionali?

Sarebbe un disastro, l’intelligence è fatta di cooperazione internazionale. Se io le faccio una confidenza personale che desidero lei tenga per sé e lei invece la racconta in giro, non la considero più una persona degna della mia fiducia e della mia amicizia. Lo stesso vale per i rapporti tra nazioni, cambierebbero sensibilmente, e in peggio.

 

(Paolo Vites)