Evidentemente i social network qualche utilità ce l’hanno, non solo quella di mettere in primo piano il nostro narcisismo, le nostre banalità, la nostra animosità. Per una donna yemenita convertitasi al cristianesimo facebook ha rappresentato l’unico modo per condividere la propria fede. E’ successo nello Yemen, un paese martoriato da una sanguinaria guerra prima interna poi diventata internazionale per via dei bombardamenti dell’Arabia Saudita con il sostegno americano, guerra di cui nessuno quasi mai parla. Nadeen, una donna oggi quasi trentenne, nata e cresciuta in una famiglia musulmana, si era convertita al cristianesimo prima dello scoppio della guerra, nel 2015, racconta il sito opendoorusa. Questo grazie all’incontro con una cristiana durante gli anni di università che le leggeva la bibbia. Le due cominciarono a pregare insieme una volta alla settimana, Finita l’università però l’amica lasciò lo Yemen per tornare al suo paese, lasciandola sola a vivere la fede incontrata. Ai suoi genitori non aveva detto niente e come ogni donna in un quartiere islamico, difficilmente poteva uscire di casa da sola. Un giorno le capitò di trovare un’altra persona cristiana della sua città su facebook. Ce ne erano diverse, ma non potendosi incontrare di persona si misero a pregare sul social network e condividere la propria fede. L’occasione di incontrare gli altri cristiani di persona la ebbe quando cominciò a lavorare in banca: aveva finalmente la possibilità di uscire di casa da sola. E’ qui che incontra un giovane cristiano anche lui cresciuto in una famiglia islamica: nonostante il parere contrario della sua famiglia (di solito chi si sposa con un cristiano è obbligato a lasciare il paese), i due si sono sposati e lei ha finalmente ricevuto il battesimo, ma siccome nello Yemen solo il matrimonio islamico è riconosciuto legale, hanno dovuto farne uno: “Ma quella celebrazione tradizionale non è stato nulla in confronto alla mezz’ora quando ci siamo incontrati con la nostra famiglia cristiana e gli anziani che hanno benedetto la nostra famiglia in Cristo. La vista dei bambini, il suono delle canzoni di preghiera e la celebrazione della comunione sono stati quanto di più abbia mai potuto sperare”. Oggi la coppia ha avuto un figlio e vive ancora nello Yemen, tra bombe e difficoltà, senza rinunciare alla fede. 



(Paolo Vites) 

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