Un G7, quello che si è tenuto a Lucca con a tema la crisi siriana, conclusosi come era immaginabile con “tante chiacchiere e poca sostanza”, come commenta Carlo Jean intervistato dal sussidiario. I ministri degli Esteri dell’occidente se ne sono usciti unicamente con la scoperta dell’acqua calda: non c’è soluzione militare, solo politica per la Siria, e comporta l’uscita di scena di Assad. Ma questo, al momento, dice Jean, è solo utopia, a meno che non si riesca a convincere Putin. Nello stesso tempo gli occhi preoccupati del mondo si spostano sul fronte orientale, dove Trump, oltre a muovere una flotta verso la Corea del Nord, ha twittato oggi un messaggio che suona come una vera dichiarazione di guerra: “La Corea del Nord è in cerca di guai, se la Cina decide di aiutarci, bene, altrimenti risolveremo il problema da soli”. “Trump ha in realtà già mandato un forte messaggio alla Cina” dice Jean “quando ha bombardato la Siria mentre cenava con l’ignaro presidente cinese: agisco in Siria e non ci metto niente a farlo anche in Corea, è il contenuto del messaggio”.



Generale, si aspettava venisse fuori qualche cosa di più dal G7? Che cosa ne esce secondo lei?

Ne escono chiacchiere e basta, anche se in realtà l’intervento di Trump in Siria ha cambiato le carte in tavola. Nessun accordo di pace è possibile senza gli Stati Uniti e di conseguenza l’accordo di pace di Natale tra Turchia, Iran e Russia oggi non vale più niente o quasi. Nuovi negoziati di pace significano la partecipazione degli Usa stessi e di paesi come l’Arabia Saudita.



Il ministro francese ha invocato anche la Russia, dicendo che Mosca deve però decidere con chi stare. Secondo lei Putin potrà mai abbandonare Assad?

Putin in realtà non si trova in una situazione molto facile. L’80 per cento della popolazione siriana, che è sunnita, dopo 400mila morti e milioni di espatriati non se ne starà zitti a guardare che si chiuda la faccenda. Assad inoltre non ha forze militari sufficienti per controllare tutto il territorio.

Dunque l’unico scenario concreto è che le cose vadano avanti come adesso?

Al momento sicuramente sì, si va avanti a combattere.



E se Assad, come chiede il G7, decidesse, magari non subito, di lasciare il potere?

Bisogna vedere se c’è qualche suo collaboratore al vertice delle forze armate in grado di sostituirlo e di avviare negoziati di pace. Altre soluzioni non ci sono.

E se invece Usa e Russia decidessero di tirarsi fuori, che accadrebbe? 

E’ difficile che accada, gli Usa al momento sono impegnati ad appoggiare sempre di più i curdi siriani: è in vista un attacco su Raqqa da parte di curdi siriani, americani e una parte delle forze sunnite.

Nel frattempo gli Usa stanno sfidando apertamente la Corea del Nord. Che cosa può succedere?

Le attuali forze americane schierate nel settore non sono in condizioni di attaccare senza evitare che i missili nordcoreani schierati al 38esimo parallelo colpiscano Seul causando centinaia di migliaia di morti.

Pechino ha schierato 150mila soldati al confine con la Corea del nord, che significa?

E’ sicuramente una mossa per dire agli Usa “state calmi, se voi intervenite interveniamo anche noi”. La situazione è grave e può sfuggire dal controllo da un momento all’altro.

Trump ha bombardato la Siria mentre cenava con il presidente cinese. Come giudica tale gesto?

E’ stato un messaggio preciso da parte di Trump, uno schiaffo alla Cina. Come dire: guardate che io agisco in Siria quando voglio e non ci metto niente a farlo anche dall’altra parte.

Siamo sulla voragine di una guerra?

Lo spostamento del gruppo di portaerei americane lo fa pensare, oltre a quella già in viaggio in Giappone c’è la Washington pronta a muoversi e che può intervenire subito. Ma anche così non potrebbero neutralizzare le armi nucleari e i missili nordcoreani, anche se gli Usa hanno missili nucleari in California che possono colpire fino a in Corea. E poi ci sono gli aerei Raptor F22 in grado di bombardare in tempi veloci.