Padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, la sera degli attentati nelle chiese copte egiziane è venuto a sapere del primo attacco poco prima di cominciare la messa nella sua parrocchia. Ha deciso senza esitazione di farla lo stesso. La notizia della seconda bomba è arrivata invece a liturgia già iniziata, ma quando la notizia si è sparsa nessuno si è alzato per scappare: “C’erano circa duemila persone, quasi tutti hanno fatto la comunione, nessuno è andato via. La stessa sera la chiesa si è riempita nuovamente per le preghiere della Settima Santa”. Nessuna paura: “E’ questo il nostro modo di combattere e sconfiggere il terrorismo: con la preghiera”. Benché i cattolici in Egitto siano una minoranza tra le minoranze (circa 400mila contro gli 8 milioni di copti e gli 80 milioni di musulmani), “ci aspettiamo che il papa venga a dire quello di cui abbiamo bisogno: solidarietà alla Chiesa perseguitata e parole di pace. Lui sa benissimo cosa ci vuole. C’è una grande differenza tra parlare di pace e amore e costruire una pace e un amore reale tra le persone di una stessa nazione, di uno stesso quartiere, ed è quello che lui ci invita a fare”.
Come è la situazione dopo le stragi della domenica delle palme?
E’ una situazione molto pesante, per tutti gli egiziani ma soprattutto per i cristiani, colpiti proprio durante la settimana santa. La gente è preoccupata, non si aspettava di vivere in questo modo le festività, specialmente i bambini non si aspettavano che una giornata di gioia come la Domenica delle Palme si tramutasse in orrore. Ma è una situazione che viviamo da sempre durante le messe: questi attacchi sono qualcosa di cui abbiamo sempre la consapevolezza che può accadere ogni domenica.
Si è detto che c’era scarsa sicurezza da parte delle forze dell’ordine davanti alle chiese, è così?
Non è vero, ci sono sempre forze di sicurezza fuori delle chiese: ad Alessandria una donna poliziotta ha fermato l’attentatore evitando che entrasse e ha pagato con la vita per questo. Papa Tawadros stava proprio dicendo messa in quel momento. Purtroppo ci sono oltre cento chiese sparse ovunque e la sicurezza non sarà mai abbastanza. Ormai sta crescendo nella mente di molte persone il proposito di compiere atti di terrorismo, il loro scopo è terrorizzare la gente che va in chiesa soprattutto nei periodi di festività come il Natale o la Pasqua. Era già successo lo scorso 11 dicembre in una chiesa nei pressi dell’abitazione del papa copto.
Mentre da noi in occidente le chiese ormai sono quasi vuote, in Egitto nonostante il rischio di attentati le persone riempiono le chiese.
Nella mia parrocchia siamo venuti a sapere del primo attacco prima dell’inizio della messa e durante la liturgia è circolata la voce del secondo attacco. Nonostante questo c’erano duemila persone in chiesa e nessuno è andato via, oltre 1700 fedeli hanno fatto la comunione. Alla sera poi sono tornati ancora in chiesa per le preghiere della settimana santa. Sarà così anche il giorno di Pasqua. E’ questo il nostro modo di combattere e sconfiggere il terrorismo: con la preghiera.
Come reagiscono i cittadini musulmani? E’ vero che tra voi e loro c’è un buon rapporto?
I musulmani egiziani sono brave persone, viviamo tutti insieme, negli stessi quartieri e nelle stesse case. Ai funerali delle vittime hanno partecipato molti di loro, c’erano donne islamiche che sostenevano e abbracciavano i parenti delle vittime. Sono i primi a dire che i terroristi non sono musulmani.
La vostra è una storia di martirio. La coincidenza con la settimama santa e la Pasqua assume un significato ulteriore, un’autentica testimonianza di Gesù Cristo morto in croce.
Ringraziamo Dio che papa Tawadros era dentro la chiesa e niente gli è successo. Ringraziamo anche che papa Francesco non abbia cancellato la sua visita in Egitto.
Cosa vi aspettate da questa visita?
Solidarietà e un messaggio di pace. Questa è la missione del papa, di sostenere i fratelli nella fede. Sebbene in Egitto i cristiani appartengano a chiese diverse, il ruolo del papa è di dare forza ai suoi fratelli come dice il Vangelo di san Giovanni, quando Gesù chiede a Pietro se lo ama veramente. E’ questo che lui ci chiede, se amiamo davvero Gesù fino in fondo, anche fino al martirio.
Come giudica il dialogo con i musulmani da parte di papa Francesco?
Francesco è fantastico, si sta sforzando di incontrare e dialogare con i musulmani, spero che tutti loro, anche i terroristi lo capiscano. C’è una grande differenza tra parlare di pace e amore e costruire una pace e un amore reale tra le persone di una stessa nazione, di uno stesso quartiere, ed è quello che lui ci invita a fare.
(Paolo Vites; si ringrazia Eleanor de Veras per la collaborazione)