NEW YORK — Non ho mai particolarmente amato le funzioni religiose. Anzi, sin da bambino ho sempre accusato noia e diffuso senso di fastidio quando un prete la faceva troppo lunga. Ma il Venerdì Santo, da quaranta e passa anni, è diverso. Dai tempi dell’università e della Via Crucis a Caravaggio con don Giussani a quella del Ponte di Brooklyn dal ’96, il Venerdì Santo è diventata una delle giornate più attese dell’anno. E ogni anno questo gesto della pietà popolare mi regala almeno un fatto o un pensiero prezioso da custodire. 



Ieri una giornalista della Cbs che mi intervistava chiedendomi le ragioni del nostro gesto ed il perché del ponte di Brooklyn, alla mia risposta ha bisbigliato tra sé e sé : “…e  poi quel ponte è bello…”. “Sì! — ho risposto di getto — è bellissimo!”. Tutto della nostra Via Crucis è bellissimo: l’impossibile silenzio, il coro, le riflessioni di Fr. Veras, persino l’affetto di chi si ritrova solo una volta all’anno, in questa occasione, ma è come se l’anno fosse trascorso in un “amen”. E così io, pur nella mia barbarie religiosa, l’ho fissata e le ho detto: “La salita al Calvario e la crocifissione sono cose dolorose e tragiche, eppure c’è una grande Bellezza appena più avanti, c’è la resurrezione, e la bellezza del Ponte è come la promessa di quello che sta per avvenire, della Pasqua”. Lei mi guarda e mi fa, sempre con un filo di voce, “Grazie, è un pensiero bellissimo, non avevo mai sentito niente del genere”.



Guardando il sole che cominciava a farsi largo tra le nuvole delle incerte previsioni atmosferiche, mi sono rivisto in un attimo ventidue anni dietro alla croce sul Brooklyn Bridge, mi sono rivisto Frank che ha finito di portare la croce su questa terra e ora ci porta tutti in spalla, i nostri figli ancora piccoli, quei venticinque che eravamo quando cominciammo, ho risentito quel commento di Giussani colpito dalla bellezza del Ponte in un’immagine che la nostra amica Lorna gli aveva mostrato, quel ponte che gli sembrava una cattedrale medievale ma dove mancava la gente, un popolo… 

Tutto questo ci ha portato a questo Venerdì Santo, con migliaia di fedeli e poliziotti armati fino ai denti, mai visti prima, anche loro segno dei tempi. Adesso su quel ponte un popolo c’è, e continuerà ad esserci anche quando noi, one by one, verremo meno. Perché è la promessa di una bellezza che vince sempre, che ha l’ultima parola su tutto.



Ognuno capisce quel che può, ma tutti quelli che vengono portano a casa qualcosa di prezioso da custodire nel cuore.

Come ci ha ricordato Fr. Rich di stazione in stazione, Pietro non sapeva, non capiva cosa volesse dire essere “la roccia” come Pilato non sapeva, non capiva cosa volesse dire che Gesù era Re. Ma siamo testoni e peccatori amati.

Bisogna solo lasciarsi amare.