Era una voce che girava quasi da sempre, sin dalla fine del conflitto mondiale e anche durante, ma senza il supporto di prove concrete. Il fatto cioè che inglesi, americani e russi fossero ben a conoscenza dello sterminio degli ebrei ma non lo considerassero tra le priorità di cui occuparsi. Oppure che avessero messo a tacere tali voci perché convinti non fossero vere. In realtà documenti delle Nazioni Unite del tempo accessibili oggi per la prima volta dimostrano che già nel dicembre 1942, Stati Uniti, Regno Unito e sovietici erano al corrente da tempo che due milioni di ebrei erano già stati uccisi e che altri cinque milioni erano a rischio di esserlo. Il massimo che fecero fu di preparare la documentazione per incriminare Adolf Hitler per crimini di guerra una volta che il conflitto fosse finito. Addirittura il ministro della guerra del governo Churchill rispose che gli ebrei non erano una preoccupazione importante e che l’Impero britannico era già pieno di rifugiati per offrire altro spazio. Una incredibile somiglianza con quanto gli inglesi dicono oggi a proposito dei migranti. Altra documentazione rende noto che l’allora presidente americano Roosevelt propose un piano di aiuti per gli ebrei, ma i forti elementi anti semiti presenti nei vari dipartimenti di stato si opposero. Lo shock dei militari alleati che entrano nei campi di concentramento negli ultimi gironi di guerra, lo sguardo allibito di chi era del tutto inconsapevole di cosa stesse accadendo, dimostrano che a parte gli alti circoli di governo, nessun soldato alleato fu mai informato di queste realtà. 



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