L’Europa esiste ancora? Henry Kissinger si domandava: “Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?”. Forse la domanda è un’invenzione giornalistica, una fake new, come si dice oggi, forse no, sia come sia, il punto rimane: Europa, se ci sei, batti un colpo. Ma l’Europa non è più l’Ue e viceversa. L’Europa che conta oggi sono i popoli, ma questi ultimi si sentono davvero altro rispetto all’establishment burocratico. I fatti, poi, confermano questa realtà. Teniamo presente sempre che la percezione collettiva è analoga a quella individuale, cioè si muove secondo aspettative, quindi con questi chiari di luna, le aspettative sono sottozero.
L’arena internazionale non è semplicemente complicata, è letteralmente in balìa di sistemi reattivi contrapposti. Ecco perché io non parlerei di una nuova guerra fredda tra Usa e Russia: la storia non solo non si ripete, ma, quando eventi sono troppo simili, gatta ci cova. Lo scenario siriano è la cartina di tornasole di un avamposto del nulla che avanza: l’Isis sembra essere un nemico a giorni alterni. L’Ue non riesce a dire una parola di solida politica e strategia perché si trova impantanata in un gioco a somma zero: le forze interne, dialetticamente contrapposte, si annullano. L’Europa del Sud si contrappone all’establishment perdente, nei fatti, del Nord, e nessuno trova energia per uscire dall’angolo.
Ma vi è di più. Lo schema geopolitico internazionale è passato da quello novecentesco dei blocchi a quello dei frattali. Il frattale è una realtà fisica e biologica nella quale, nel singolo frammento, c’è tutto, e in ogni particolare si ritrova il generale. Questo è il post-‘900. Quindi, niente Guerra fredda, siamo da un’altra parte. Trump va contro la Corea del Nord, fa lanciare missili prima in Siria e poi in Afghanistan, è come la fuzzy logic, giochiamo con un numero indefinito di variabili e la geometria, appunto, è sempre più simile ai frattali. Putin si controlla e intanto apre negoziati con gli Stati Uniti, sapendo che, da ora in avanti, tutto sarà soggetto a un numero indefinito di variabili: i venti di guerra ci sono, semplicemente perché la guerra non verrà.
È la geopolitica pop alla quale l’Ue non può partecipare perché non ha legittimazione politica e il suo establishment non esiste sul piano internazionale, sono funzionari del catasto riciclati che continuano a tirarsela come nuovi Richelieu e alla fine partoriscono i cinque punti sul “futuro” dell’Ue e qualche giornalaia sul tale che diserta le riunioni fondamentali del fondamentale Parlamento europeo.
Last but not least: il Pacifico a dominante russo-cinese. Il simbolo è chiaro perfino nello sport: Berlusconi vende il Milan ai cinesi. L’Alitalia non sta in piedi e la leggendaria “italianità” non le fa reggere la concorrenza con i giganti, primi fra tutti le compagnie della Penisola Arabica, per intendersi, a cominciare da Qatar Airways, e oggi chi consuma parla inglese, per afferrare la differenza basta fare un salto a Fiumicino e poi verificare dove sta il Primo Mondo, andando proprio all’Hamad International Airport. Io mi sono perso a casa mia, a Fiumicino, mentre all’Hamad giravo come se passeggiassi sotto casa. Ecco le guerre perse, signori e signore d’Europa.
Il Giappone sta risalendo la china sempre più velocemente. La Cina compra con cash vero. La Russia nicchia e domina come il Grande Orso. Gli Stati Uniti devono ancora decidere il prossimo passo da impero che fu. Comunque, c’è movida ed è tutta dentro l’asse spostato verso il Pacifico. Alla fine, anche Trump lo capirà, magari glielo racconterà proprio qualcuno che di queste cose ci capisce e che lui ha recentemente cacciato, vedremo. Con Assad sta sbagliando tutto e con la Corea del Nord non ha capito di che stiamo parlando, ma vincere contro i morti non equivale a essere un grande Presidente, of course.
Questo è il quadro. Verrà la Resurrezione anche per l’Europa? Distinguiamo: per l’Europa, alla fine, come sempre nella storia, balzerà fuori la speranza, parlo dei popoli, che se la caveranno comunque, ma chi farà le spese, ancora una volta, del suo niente, sarà l’Ue, sempre più altro dal Continente storicamente più decisivo della storia mondiale universale.