Al momento in cui scriviamo, dopo giorni di assoluto silenzio delle autorità turche, il viceconsole italiano ad Ankara e il legale turco che ha assunto la difesa di Gabriele Del Grande si trovano da otto ore in attesa di poterlo incontrare. Il nostro ministero degli Esteri è infatti riuscito a ottenere che una delegazione potesse recarsi da lui, ma poi, come ci ha spiegato al telefono il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, essa è stata bloccata per un protrarsi evidentemente fittizio dei controlli burocratici. “Un comportamento di riluttanza e di ostruzionismo” dice Manconi “che è inaccettabile: qua abbiamo un vice console e un rappresentante legale che vengono trattati peggio di una persona qualunque che fosse passata di lì per caso”. Detenuto in un centro per espulsioni, Gabriele Del Grande, nome noto per il suo impegno civile come blogger, regista premiato alla mostra del cinema di Venezia e scrittore, da ben dieci giorni è in totale isolamento, è vittima “dei rapporti non sereni che corrono ormai da tempo tra Europa e Turchia”.



Senatore, cosa le ha detto l’avvocato difensore di Del Grande?

Ci siamo sentiti telefonicamente e mi ha spiegato che lui e il nostro vice console ad Ankara si trovano bloccati da più di otto ore al centro dove è detenuto Del Grande. Non c’è stato un formale rifiuto all’accesso ma un protrarsi delle pratiche e delle procedure che va avanti dalla mattina (di ieri, ndr). 



Cosa che non è certamente normale: sembra si voglia proditoriamente provocare e disprezzare le nostre autorità e quella legale.

C’è un comportamento di riluttanza, di ostruzionismo: stiamo parlando del vice console, non di un passante, e di un legale che ha il mandato della difesa. Capisco la macchinosità delle procedure ma il segnale che stanno dando è ben altro.

E qual è?

Quello di una cattiva volontà di collaborazione.

Nei confronti del nostro compatriota non risulta al momento alcuna accusa ufficiale, si parla però di “profili di sicurezza nazionale”.

Non esattamente, il nostro ambasciatore mi ha parlato di “profili di sicurezza”.



Cosa cambia? Si dice anche che sia stato fermato perché non aveva l’accredito di giornalista.

Non credo neanche che Del Grande sia giornalista, ma la questione è comunque irrilevante. In quanti paesi del mondo esiste l’ordine dei giornalisti? Lui era lì per fare ricerche destinato a un libro (sulla guerra in Siria raccontata da chi l’ha vissuta in prima persona, ndr), non aveva intenzione di passare il confine con la Siria, anche se si trovava in una zona interdetta.

Cosa vogliono ottenere i turchi con questo caso? Si tratta di un comportamento anti-italiano o anti-occidentale?

Né l’uno né l’altro: anti-europeo, nei confronti cioè di una Europa con la quale come è noto non c’è un rapporto sereno da tempo.

Tra l’altro dallo scorso febbraio un giornalista tedesco si trova nelle stesse condizioni, anzi peggio: verrà processato con l’accusa di propaganda a sostegno di organizzazione terrorista.

E’ un caso molto differente: si tratta di un giornalista di nazionalità curdo-tedesca, per cui si può capire perché lo accusino, anche in seguito ai ben noti problemi che ci sono stati tra Germania e Turchia ai tempi della campagna referendaria turca.

Erdogan sta cercando di fare pressioni sull’Europa con questi due casi? Per ottenere cosa?

Non è questo il caso, eviterei di dare un significato generale a quanto sta succedendo, non è interesse di nessuno e soprattutto di Del Grande. Bisogna battersi per la sua ingiusta detenzione e per i suoi diritti, propongo di tenere distinti i temi politici altrimenti si fa confusione e può essere pericoloso.

Quali potranno essere le prossime mosse del nostro governo in questo senso?

Avere informazioni precise che non si hanno. Non sono state formalizzate le accuse, non c’è una trascrizione di reati di violazione: a parte essere stato trovato in una zona interdetta, non si può fare così con un cittadino straniero. Esiste dal 1963 la convenzione di Vienna firmata anche dalla Turchia che dà diritto ai rappresentanti consolari di essere informati di ogni cosa che avvenga a un proprio cittadino all’estero, di incontrarlo, di ottenere il massimo rispetto dei suoi diritti. Al momento tutto questo è violato dalla Turchia.