Continuano in Venezuela le proteste e gli scontri dell’opposizione nei confronti del presidente Nicolas Maduro. Nelle ultime ore il numero delle vittime dei disordini, come riporta Rainews, sarebbe salito almeno a 30, stando ai dati del procuratore generale Luisa Ortega. Nel paese in crisi si sta assistendo ormai a una vera e propria rivolta sociale con contestazioni di proporzioni enormi e conseguenti violenze a Caracas e in altre città. La situazione appare al momento ingovernabile dopo che l’opposizione ha dato il via alla ‘madre di tutte le proteste’. Intanto il governo del paese ha minacciato il ritiro dall’Osa, l’Organizzazione degli Stati Americani: lo ha annunciato ieri il ministro degli Esteri di Caracas nel caso in cui i ministri degli Esteri dei 16 Paesi membri dell’organismo si riuniscano per discutere sulla situazione del Venezuela senza dichiarare di sostenere Maduro. Il governo venezuelano conferma il no alle elezioni. Il mandato presidenziale di Nicolas Maduro scade alla fine del 2018: forse solo tra oltre un anno il Venezuela potrà tornare alle urne. Ma i timori che non siano indette nuove elezioni sono alti visto che è stato negato il referendum che avrebbe potuto destituire legalmente il presidente Maduro.



Nella crisi che sta vivendo il Venezuela potrebbe intervenire Papa Francesco. Le proteste stanno andando avanti ormai da quasi un mese: le mobilitazioni di piazza dell’opposizione si sono svolte non solo a Caracas ma anche in altre città del paese con un numero di morti però ancora incerto. Il Vaticano potrebbe però fare da mediatore dopo che 12 Stati dell’America Latina hanno iniziato a spingere per un nuovo intervento del Pontefice. L’intervento di Papa Francesco sarebbe però subordinato all’accettazione da parte del governo di Nicolas Maduro delle condizioni fissate lo scorso dicembre dal Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin. Alla fine del 2016 infatti il Cardinale Parolin aveva inviato al governo Maduro 4 richieste: autorizzazione all’invio di assistenza umanitaria; un calendario elettorale stabilito in modo chiaro; restituzione delle prerogative al Parlamento e liberazione dei prigionieri politici. Il governo non aveva accettato la lettera del Vaticano ma ora quelle richieste della Santa Sede sono state raccolte in un documento sottoscritto da 12 paesi latinoamericani (Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Messico, Panama, Paraguay, Perù, Uruguay) che hanno espresso così una posizione comune riguardo alla crisi in Venezuela.

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